Maurizio Ricci, la Repubblica 11/3/2011, 11 marzo 2011
MOODY’S TAGLIA IL RATING DELLA SPAGNA. TIMORI PER GRECIA, PORTOGALLO E IRLANDA
Mercati di nuovo all´attacco, paesi deboli spinti sull´orlo della bancarotta. L´Europa è in piena tempesta finanziaria. Ad alimentarla, le esitazioni dei governi dell´euro nell´affrontare la crisi e, contemporaneamente, la convinzione che la Banca centrale europea, dopo mesi di politica accomodante, stia per dare una brusca frenata, spingendo verso l´alto tutto il sistema dei tassi d´interesse, compresi quelli sul debito pubblico. Le prime vittime della tempesta sono paesi come Grecia e Portogallo, il cui debito ha ormai raggiunto un costo che sembra escludere qualsiasi orizzonte di ordinato rientro. C´è già chi ipotizza una ristrutturazione del debito greco, con un taglio del 50 per cento del valore nominale dei titoli e un allungamento di cinque anni delle scadenze. Sono ipotesi tuttora respinte con forza nelle capitali europee, Berlino in testa. Ma, ad accelerare i tempi della crisi e a precipitare di nuovo nell´affanno i vertici europei è arrivata, negli ultimi giorni, una raffica di declassamenti del rating dei titoli pubblici: quelli greci sono ormai a livello spazzatura, ma anche quelli spagnoli hanno perso una tacca, pur rimanendo al di sopra dell´invito a sbarazzarsene. Proprio ieri Moody´s ha ridotto il rating del debito sovrano spagnolo portandolo a Aa2 e minacciando ulteriori bocciature. L´agenzia è scettica sulla possibilità del governo di ripulire i bilanci delle casse di risparmio a un costo di 20 miliardi di euro.
L´iniziativa delle diverse agenzie - Fitch, Moody´s, Standard&Poor´s - ha suscitato la reazione furiosa dei governi interessati. George Papaconstantinou, il ministro delle Finanze greco ha scritto a Bruxelles per chiedere un intervento, visto che le agenzie appaiono "in concorrenza fra loro nel predire la prossima crisi", con il risultato di incendiare i mercati. In effetti, nel giudicare i titoli pubblici, le agenzie entrano in valutazioni politiche, che possono risultare discutibili: Moritz Kraemer, di Standard&Poor´s, riconosce, ad esempio, che, nel risparmiare l´Irlanda dall´attuale giro di declassamenti, ha contato la convinzione che il sistema politico irlandese sia "più stabile" di quello portoghese o greco. Il declassamento spagnolo, d´altra parte, sembra andare anche contro le ultime tendenze del mercato. Un´analisi dei Credit default swaps - derivati con cui, in sostanza, si scommette sulla bancarotta di un paese - mostra che gli investitori sono diventati più ottimisti sulla Spagna: il costo dei Cds è passato, rispetto a dicembre, da 350 punti base a 250. Anche l´Italia ha visto il costo abbassarsi da 240 a 179 punti. Il mercato sembra aver cominciato a distinguere fra i paesi deboli, salvando Spagna e Italia. Contemporaneamente, infatti, il costo dei Cds per Grecia, Portogallo e Irlanda si è drammaticamente alzato. D´altra parte, i titoli greci a 10 anni comportano, un tasso d´interesse vicino al 13 per cento: a questi livelli, bastano poco più di cinque anni per raddoppiare il debito. Il rendimento sui titoli portoghesi sfiora l´8 per cento: a questo tasso, il debito raddoppierebbe prima della scadenza del titolo. Sono livelli insostenibili, ritengono gli osservatori: o l´Europa trova un modo di abbassare questo costo, o una ristrutturazione diventa inevitabile.
Nonostante la tempesta, però, pochi credono che, dai vertici dei governi europei, che iniziano oggi a Bruxelles, venga una risposta chiara e definita. Contemporaneamente, l´attesa di un rincaro dei tassi da parte della Bce sta già avendo i suoi effetti: il rendimento del Bund tedesco è salito al 3,3% e questo ha spinto di altrettanto verso l´alto i tassi su tutti gli altri titoli europei, aggravando la crisi. La Banca centrale europea sembra decisa ad agire sui tassi per frenare l´inflazione, che ha superato il livello di sicurezza, ufficialmente fissato al 2%. Molti pensano che un intervento non sia affatto inevitabile. Olivier Blanchard, capo economista dell´Fmi, osserva che le banche centrali possono restare prigioniere degli obiettivi d´inflazione che si sono fissate. «Sono costrette - dice - ad intervenire per salvaguardare la propria credibilità». «Forse, in futuro - aggiunge diplomaticamente - riterranno di ritoccare quegli obiettivi».
Intanto, sotto traccia, resta tuttora insoluto il problema dei bilanci delle banche, pesantemente esposte sui titoli del debito pubblico. Il problema rischia, anzi, di aggravarsi: potenzialmente, può essere il prossimo capitolo della crisi europea. E anche italiana. L´Italia sembra, al momento, infatti, al riparo dalla crisi. Grazie alle banche: Il Sole 24 Ore registra che gli istituti italiani hanno svuotato i portafogli dei titoli di paesi come Grecia e Portogallo, ma anche Francia e Germania. Si sono, invece, imbottite di Buoni del Tesoro italiani. Non è necessariamente una buona notizia: in caso di crisi del debito italiana, andrebbero in crisi anche le banche, in una spirale dagli esiti imprevedibili.