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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

MAXI RIMBORSO PER IL CRAC HEDGE FUND DA ICAHN DUE MILIARDI AGLI INVESTITORI - NEW YORK

Avete mai visto un pescecane piangere? A 75 anni il vecchio Carl Icahn, che sulle sue spericolate scommesse in Borsa ha costruito nell´ultimo mezzo secolo un fondo da 7 miliardi di dollari, sa di non avere proprio la fama di un chierichetto. E infatti lo mette nero su bianco lui stesso, nell´insolita lettera scritta ai suoi investitori per restituire la bellezza di un miliardo e 800 milioni di dollari: «So che a qualcuno potrò sembrare stucchevole, ma le perdite registrate da alcuni investitori del nostro fondo nel 2008 mi hanno amareggiato più delle mie».
Così Icahn, il pescecane rischiatutto, ha deciso che nel mare magnum di Wall Street rischiare per gli altri non conviene più. Non voglio essere più responsabile dei vostri soldi, dice agli investitori esterni che costituiscono il 25 per cento del suo fondo, il 31 marzo vi liquido tutto: addio.
La svolta di Icahn arriva nello stesso giorno in cui Wall Street si specchia nelle sue contraddizioni. Da un lato festeggia i due anni del Toro, con la Borsa in ripresa dopo la recessione, e il mercato degli hedge funds che continua a salire, sfiorando gli 11mila miliardi di dollari. Dall´altro comincia il processo a un signore che su quel mercato si è arricchito illegalmente, Raj Rajaratnm, il fondatore del Galleon Group protagonista dell´ultimo scandalo.
Proprio la facilità di fare e perdere soldi ha portato Barack Obama a varare quelle regole più dure per tutelare il mercato da un nuovo crack e gli investitori da raider senza scrupoli: la stretta cui anche il vecchio Carl deve aver guardato con preoccupazione prima di convincersi a scrivere la lettera. Sembra davvero preoccupato, il pescecane: «Data la rapida rincorsa del mercato negli ultimi due anni e i timori continui sull´economia, a cui si aggiungono le recenti tensioni nel Medio Oriente, non voglio essere responsabile nei confronti dei miei partner nel caso di una nuova possibile crisi dei mercati».
La verità è che - con la nuova disciplina ogni hedge fund - chi metta sul mercato più di 150 milioni di dollari dovrà aprire i suoi conti agli 007 della Sec, l´organismo di vigilanza: come opera, che strategia ha, chi riparerebbe i danni? Più trasparenza, più chiarezza sulle scommesse: più responsabilità. E poi c´è la pressione degli investitori. Dice al New York Times Byron Wien, vicepresidente di Blackson Advisory Partner, una società di consulenza finanziaria: «Quando investi il denaro degli altri, quelli ti chiamano e vogliono sapere perché non stanno facendo ancora meglio. Mettetevi nei panni di Carl: io ho 70 anni, dice, ho già fatto una fortuna imparando a scommettere sui miei soldi, non ho bisogno di perdere il mio tempo a parlare con i clienti».
Così continuerà a scommettere in proprio. Come del resto hanno già deciso altri big. Da Stanley Druckenmiller, il mago che architettò la miliardaria scommessa anti-sterlina per George Soros, che ha confessato di non farcela più a sostenere le aspettative degli investitori. Fino al nostro Paolo Pellegrini, il trader che aiutò John Paulson a costruire quella scommessa, perdente per gli investitori ma vincente per Goldman Sachs, su cui la Sec ha aperto un´inchiesta (la banca d´affari ha patteggiato con 500 milioni di dollari).
Proprio investendo i suoi quattrini, a partire dagli anni 60, Icahn ha costruito quella cassaforte che solo nel 2004 si era aperta agli investitori esterni, che nel 2006, alla vigilia della crisi, erano saliti al 65 per cento del fondo. Altri tempi: con il botto che seguì. Ma alla faccia della paura, Carl continua a fare ottime performance: l´anno scorso ha centrato un bel 15,2 per cento e a febbraio di quest´anno viaggiava già sull´8,7. No, i pescecani non piangono mai. Però capiscono quando è meglio cambiare la rotta.