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 2011  marzo 09 Mercoledì calendario

HOBBY FARMING

L´hobby farming non è solo un modo per rinnovare con l´inglese la figura del pensionato che coltiva un po´ di ortaggi per passare il tempo. E nemmeno un´effimera moda, anche se Michelle Obama ha voluto l´orto dietro la Casa Bianca e Gwyneth Paltrow coltiva pomodori e zucchine. È un fenomeno, finora sfuggito a censimenti e statistiche, che appassiona oltre un milione di italiani e muove ogni anno un giro d´affari stimato oltre un miliardo di euro.
Un fenomeno che ha la sua rivista di riferimento, Vita in campagna, 83 mila copie diffuse, più che lettori, una comunità che condivide problemi ed esperienze, e finalmente una sua fiera, con lo stesso nome della rivista, che la organizza, dal 18 marzo a Montichiari, vicino a Brescia. Un fenomeno, infine, che in parte ha controbilanciato l´abbandono delle campagne e la crisi dell´agricoltura professionale. «Incrociando i dati delle superfici agricole rilevate nel 1990 e nel 2000, da cui risultano quasi due milioni di ettari in meno - osservano a Nomisma, che ha firmato la prima ricerca sull´hobby farming - confermati dalla parallela scomparsa di circa 430mila aziende agricole, con le rilevazioni dal satellite, che nello stesso periodo registrano un calo reale delle superfici agricole di soli 143mila ettari, riteniamo che i terreni coltivati non più censiti dall´Istat non siano scomparsi, ma siano passati all´hobby farming».
L´agricoltore amatoriale è una figura terza rispetto a quello professionale e al part time. L´amatoriale, infatti, non vuole guadagnare dalle terre che coltiva ma ha altre motivazioni. Prima di vederle, però, con l´aiuto della ricerca tracciamo un identikit dell´hobby farmer. Maschio, età media 56 anni, pensionato (il 47,7 per cento), impiegato (il12,2) operaio (il 9,3) o dirigente (il 2,2), di buona istruzione (il 46,3 è diplomato, il 21,6 laureato). Più della metà ha l´hobby delle coltivazoni da almeno dieci anni, anche se il tempo dedicato dipende dalla condizione: chi lavora resta al di sotto delle dieci ore settimanali, i pensionati superano le venti.
Le motivazioni chiave sono due: il desiderio di passare del tempo all´aria aperta e facendo un po´ di attività fisica in mezzo alla natura, e la voglia di mangiare frutta e verdura più sane, motivazione che spiega come Carlo Petrini e Slow Food siano in fiera, in sintonia con la loro operazione "Orto in condotta" che ha ispirato la nascita di oltre trecento orti scolastici. E infatti le coltivazioni preferite dell´hobby farmer per il suo ettaro-ettaro e due di media, sono l´orto (88,6 per cento) e il frutteto (65 per cento), il vigneto e l´uliveto.
Gli appassionati ci tengono molto ai risultati e per aiutarli, negli anni è nata e si è sviluppata un´attrezzatura su misura, sia per dimensioni che caratteristiche. Ma la cosa di cui hanno più bisogno è il know-how, perché raramente possiedono una preparazione specifica. Finora se la sono cavata con i manuali e le riviste specializzate, come la leader Vita in campagna. Adesso la fiera di Montichiari potrebbe diventare un punto di riferimento, con la sua fattoria-scuola, gli undici esperti, gli oltre cento corsi e l´esposizione di macchinari e prodotti dedicati. Ma alla fine, tenendo conto che la spesa media per l´hobby farming è intorno ai mille euro l´anno, e che solo il 14 per cento vende parte di quello che produce, si risparmia? «Credo di no - dice il direttore di Vita in campagna Giorgio Vincenzi - Ma l´utilità del fenomeno è molto più ampia: una rivoluzione sociale e culturale. Gli hobby farmer riscoprono i tempi e i cicli della natura. Molti, circa il 38 per cento, lavorano la terra avuta in eredità e quindi vi sono legati anche da affetto e memoria: anche per questo si preoccupano della difesa del paesaggio. Inoltre aiutano a salvaguardare quelle specie di piante che altrimenti finirebbero dimenticate perché inadatte alla grande distribuzione. E poi vuole mettere la soddisfazione di mangiare una pesca o un pomodoro coltivato e raccolto con le proprie mani?».