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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

Noemi, ragazza d’oro: “Alla fine ho domato la piattaforma” - Una bandiera tricolore infilata nella felpa, un pass per le Olimpiadi in tasca e una medaglia d’oro al collo, Noemi Batki è carica

Noemi, ragazza d’oro: “Alla fine ho domato la piattaforma” - Una bandiera tricolore infilata nella felpa, un pass per le Olimpiadi in tasca e una medaglia d’oro al collo, Noemi Batki è carica. Appena saltata giù dal podio, appena emersa da una serie di acrobazie da 10 metri, ovvero incubo e gloria, paura e delirio: la montagna incantata di ogni tuffatore. Prima medaglia azzurra agli Europei di Torino e prima atleta italiana qualificata ai Giochi del 2012, in sintesi un sorriso largo così: «Sono arrivata con molte aspettative, non ero più l’ultima ruota del carro. A 23 anni si comincia a fare sul serio perché fino a qui ho scherzato». Insomma. Noemi Batki si è già presa un argento europeo l’estate scorsa, sempre dalla piattaforma, una volta nemico da affrontare, oggi complice. «Sì, diciamo che l’ho domata, che ho trovato il modo di salire quei gradini senza sentire le gambe tremare, però so bene che ci vuole un nulla a perdere tutta la confidenza: un’entrata sbagliata te la ricordi per un anno intero». È già successo, a Roma in una gara dopo i Mondiali, tuffo storto, ingresso scomposto e l’acqua che ti prende a schiaffi. Quanto basta per vanificare mesi di allenamento e confondersi. Noemi è ripartita da capo, ha recuperato la testa e il fisico e, a Budapest 2010, si è issata sulla piattaforma più decisa. Inizio difficoltoso, due tuffi spettacolari in chiusura e argento finale. Qui non c’è stato nemmeno bisogno di aspettare l’errore altrui: «Ho pagato l’emozione durante le eliminatorie, il tifo non è facile da gestire. Poi mi sono imposta di tornare alla sicurezza di quest’estate. Di smetterla di dividere l’esercizio in mille pezzi e soprattutto non ho mai guardato il tabellone. Non avevo idea della mia posizione, sentivo solo il boato del pubblico quando lo speaker mi nominava». Salti nel buio per non dover pensare alla classifica, Batki parte quarta ma i suoi tuffi più complicati e pesanti stanno in fondo, quindi non si può parlare di una rimonta. È costante, serena «molto più matura dell’ultima gara internazionale» e detta il podio al quarto turno, con il triplo e mezzo ritornato raggruppato che vale un 9, cinque 8,5 e un 8. Stacca la russa Koltunova, con cui si è allenata per un mese a Mosca e che arriva seconda, e il bronzo, la tedesca Kurjo. Non si accorge neppure di averle distanziate: «Questa specialità è diversa dalle altre, non puoi pensare alla rivali e non è spocchia. Devi affrontare la piattaforma, concentrarti su di lei. Solo su di lei». Rieccolo, il blocco sospeso a 10 metri di altezza, «ogni volta che ti metti lì, su quel bordo, è un trauma», spiega Maicol Scuttari esordiente in nazionale, proprio dai 10 metri. E per chiarire, Giorgia Barp, altra novellina della piattaforma, arrivata ultima ieri, aggiunge: «Lì sotto ti aspetta Mike Tyson». Il pugno, perché si entra a 55 km orari e quando sbagli non scivoli in acqua: prendi la botta e poi affondi, tramortito. Tania Cagnotto ha abbandonato i 10 metri, «con qualche nostalgia perché è vero che quell’altezza ti può fregare ma ha un grande fascino». Archiviata, con il benestare del papà-ct che sponsorizza le scelte radicali: «Il trampolino e la piattaforma ormai sono troppo diversi, il livello è talmente alto che serve una preparazione specifica. Non si può più mischiare». Batki è monotematica, «ormai non cambio più, la piattaforma mi ha regalato le Olimpiadi, è stato quasi troppo facile. Devo aggiungere la verticale. Ma per quella mi serve un altro po’ di carica». Mamma Ibolya Nagi, la sua allenatrice, annuisce: «Ora sarà più facile spingerla oltre i suoi limiti. Il successo è anche mio perché mi darà più retta». Prossimo passo «inserire il triplo e mezzo indietro per essere competitiva a livello Mondiale e tirare dritto». Anche a dieci metri d’altezza.