Paolo Festuccia, La Stampa 10/3/2011, 10 marzo 2011
“La ’ndrangheta ha colonizzato la Lombardia” - Prima la Lombardia, poi la Liguria. L’espansione della ‘ndrangheta, «malgrado l’attività di contrasto dispiegata - si legge nelle relazione annuale della Direzionale nazionale antimafia - si espande sempre più sul piano nazionale e internazionale, puntando a riaffermare la propria supremazia con immutata arroganza»
“La ’ndrangheta ha colonizzato la Lombardia” - Prima la Lombardia, poi la Liguria. L’espansione della ‘ndrangheta, «malgrado l’attività di contrasto dispiegata - si legge nelle relazione annuale della Direzionale nazionale antimafia - si espande sempre più sul piano nazionale e internazionale, puntando a riaffermare la propria supremazia con immutata arroganza». E se sono almeno 500 gli uomini affiliati in Lombardia (Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno), con forte allarme di infiltrazione nella pubbliche amministazioni, subito dopo tocca alla Liguria che «rappresenta il più importante accesso alle rotte della droga». Non solo, spiega la Dna, «quell’area è fortemente strategica per la ‘ndrangheta» almeno per altre due ragioni: il riciclaggio di denaro, per la quale le cosche calabresi «hanno trovato nel ponente ligure una piazza tranquilla per le più proficue attività di estorsione e usura (il tutto all’ombra del paravento legale offerto dal casinò di Sanremo); e l’edilizia. Le radici al Nord In Lombardia la ‘ndrangheta si è sviluppata attraverso il fenomeno della colonizzazione. «Ha messo radici - spiega la Dna - divenendo col tempo un’associazione dotata di una certa autonomia dalla «casa madre» con la quale, però, continua a intrattenere rapporti molto stretti con linguaggi, riti, tipologia di reati che sono tipici della criminalità della terrà d’origine, e sono stati trapiantati al nord con tutta la loro violenza». Delitti gravi Un dato allarmante è costituito dalla propensione a commettere «delitti gravi o addirittura eclatanti, specie dove ravvisi la necessità di creare nuove alleanze o di raggiungere nuovi equilibri». A tal proposito, infatti, la relazione della Dna cita gli attentati con ordigni esplosi contro l’edificio della Procura a Reggio, e contro lo stabile dove vive il procuratore Salvatore Di Landro, il bazooka lasciato nei pressi della Procura reggina nonché le numerose intimidazioni che hanno coinvolto magistrati, giornalisti, amministratori pubblici. Riciclaggio e business Dalle slot machine alle sale bingo, dai cavalli dopati al poker on line: sono questi gli ambiti di infiltrazione della criminalità organizzata. L’elenco del comparto giochi, naturalmente, è lunghissimo. Un settore che nel 2010 ha raggiunto la raccolta record di 61,4 miliardi di euro, pari a 4 punti del Pil. Il sistema spiega la Dna è «utilizzare i canali di gioco legali per ripulire fondi illeciti. Dall’alterazione delle «slot imposte dai clan agli esercizi commerciali fino alle sale Bingo, che in Italia non hanno avuto grande successo». Una delle ultime novità sono «le false vincite a concorsi e lotterie»: si realizzano «acquistando il biglietto vincente dall’effettivo titolare allo scopo di ripulire il denaro proveniente da reato». La «lavatrice» delle cosche Si legge nella relazione che «il Piemonte è una delle principali «lavatrici» del denaro sporco della ‘ndrangheta. Nella regione sono stati individuati 9 «locali» - così si chiamano i consorzi tra ’ndrine - che risultano sparsi in «numerosi piccoli comuni della cintura torinese e in molte altre aree, come l’Astigiano e la Valle di Susa». L’attività prevalente è l’infiltrazione nell’edilizia secondo un modello collaudato nelle regioni del Sud e presente in Lombardia e Liguria. Elezioni e legge elettorale La legge elettorale per Camera e Senato, spiega la Dna «è idonea ad arginare l’influenza del cosiddetto voto di mafia nel corso della competizioni elettorali». La costituzione di collegi su base regionale e la designazione dei candidati da parte dei vertici nazionali dei partiti, «in linea generale - indica la Direzione nazionale antimafia - sono strumenti che possono gravemente compromettere (se non annullare addirittura) l’interferenza mafiosa sul voto».