Francesco Piccolo, l’Unità 7/3/2011, 7 marzo 2011
CORSIVI
Ho fatto un sogno: la gente di sinistra, tutta la gente di sinistra di questo paese, si rifiutava di andare davanti al tribunale di Milano il 6 aprile. Nonostante le organizzazioni virtuose e rabbiose spingevano a farlo, dicendo: andiamo lì a farci sentire, a urlare cosa pensiamo, cosa speriamo, ad aspettare fuori l’imputato. Ho sognato che la gente di sinistra diceva no, perché pensava che un processo con due capi d’accusa così enormi anche per un semplice cittadino, figuriamoci per un presidente del consiglio, aveva bisogno di un’atmosfera tutt’altro che tumultuosa, aveva bisogno di consumarsi interamente nell’aula di un tribunale, con i testimoni di accusa e di difesa, la capacità di dimostrare colpevolezza o innocenza, senza che questo riguardasse una pressione emotiva appena lì fuori. Senza tifo.
Ho sognato che la gente di sinistra si rifiutava di andare davanti al tribunale anche perché sfilavano delle ragazze giovani che dovevano testimoniare, e temeva che una folla tumultuosa potesse avere l’istinto di apostrofarle o addirittura insultarle, e questo in un paese democratico era quantomeno di dubbio senso civile e di dubbio gusto. Ho sognato che la gente di sinistra pensava che la democrazia doveva concedere un clima sereno e la possibilità di dimostrare l’innocenza davanti ad accuse gravissime, a qualsiasi persona veniva giudicata in un’aula di tribunale, anche un serial killer. Ho fatto questo sogno già adesso, tanto tempo prima, forse perché temo che la realtà possa essere molto diversa.