Matteo Fraschini Koffi, Avvenire 10/3/2011, 10 marzo 2011
GBAGBO METTE LE MANI SUL CACAO
Ciò che molti ritenevano quasi impossibile, alla fine è successo. Laurent Gbagbo, il presidente della Costa d’Avorio che non ha nessuna intenzione di lasciare il trono, ha nazionalizzato il commercio del cacao. Una mossa definita «disperata» dagli ambienti diplomatici della comunità internazionale che da novembre, finite le elezioni presidenziali, hanno dimostrato il loro appoggio all’asserragliato rivale, Alassane Ouattara. «Penso che la nazionalizzazione dell’industria del cacao sia un pessimo passo da parte di Gbagbo», ha dichiarato Tim Hitchens, direttore dell’Ufficio esteri britannico (Fco) e al momento in missione nella capitale etiope, Addis Abeba: «È un atto che penso provi in modo molto chiaro la sua attuale disperazione, e la sensazione che un cappio si stia stringendo intorno alla leadership in Costa d’Avorio». La televisione statale ha dato l’annuncio ufficiale l’altro ieri: «Gbagbo ha emesso un decreto secondo il quale lo Stato diventa il solo compratore di cacao e il solo gestore delle esportazioni». Non ha perso tempo a reagire anche il Dipartimento di Stato americano che ha commentato molto duramente gli ultimi eventi, paragonando la presa del commercio del cacao da parte delle autorità ivoriane a un «furto». «È un altro atto disperato nella sua campagna per non perdere il potere», ha detto ieri lo statunitense Philip Crowley, assistente del segretario di Stato. «Se salirò al potere, chiunque abbia collaborato con Gbagbo si vedrà ritirare la licenza per le esportazioni», ha invece affermato Ouattara.
Il valore dei futures hanno raggiunto una quota mai vista negli ultimi trent’anni di commercio. Per via della situazione finanziaria in Costa d’Avorio, ieri sono scoppiate diverse dimostrazioni in varie parti della capitale economica Abidjan, una settimana dopo che nove donne sono state uccise dai militari durante una manifestazione pacifica. Lo stesso incidente si è ripetuto martedì scorso, causando la morte di almeno quattro persone. Nel Paese si contano 450mila sfollati per i combattimenti e quasi 400 sono state le vittime degli scontri. «L’uccisione delle donne settimana scorsa», ha continuato Hitchens: «È una cosa che non dobbiamo più permettere che accada». Esiste un modo pacifico per risolvere la situazione – ha concluso Hitchens – tutto però dipende da Gbagbo che se ne dovrebbe andare con dignità». La comunità internazionale ha avvertito Gbagbo che potrebbe essere l’oggetto di una prossima investigazione se continuerà a sedare le proteste in questo modo. L’élite militare che lo sostiene ha ribattuto dicendo che l’esercito spesso non ha scelta poiché deve rispondere alle provocazioni dei sostenitori di Outtara che spesso sono armati e violenti. Le ultime elezioni politiche in Costa d’Avorio avevano l’obiettivo di riportare la pace tra Nord e Sud dopo il conflitto civile terminato nel 2003 grazie all’intervento dell’Onu che tuttora ha diecimila caschi blu dispiegati sul territorio.