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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

«NOI, CRISTIANI IN INDIA SENZA CASA NE’ TERRA»

Boscaglia e cespugli ricopro­no la struttura scoperchiata di quello che era stato un va­sto edificio adibito ad uffici a Pabu­ria. Nel villaggio di Beticola ruderi di decine di case più o meno ampie si stagliano contro il cielo. Anche lì u­na vegetazione spontanea si arram­pica ora su mura diroccate, si infil­tra fra cumuli di mattoni e detriti va­ri, e ricopre quasi per intero la stra­da che porta agli edifici devastati. Un qualsiasi visitatore occasionale giun­gerebbe alla naturale conclusione che il prospero villaggio sia stato sconvolto da un violento terremoto. Sono immagini forti, che evidenzia­no in tutta la sua drammaticità la tra­gedia abbattutasi sull’attiva comu­nità cristiana locale in un Kandha­mal senza pace. Le 54 famiglie cat­toliche che abitavano a Beticola og­gi lottano sul desolato pendio di u­na montagna, a Nandagiri, 18 chilo­metri più in là, per ricostruire da ze­ro la loro vita. «Vivevano bene al villaggio. Date un’occhiata alla nostra situazione at­tuale » dice Chrisando Mallick, mu­ratore, oggi a Nandagiri, dopo che nel maggio 2009 il campo profughi, dove le famiglie della distrutta Beti­cola avevano trovato un primo rifu­gio, è stato chiuso. Il destino di que­sti 54 nuclei è probabilmente il peg­giore fra quelli di altre migliaia di cri­stiani cacciati dai villaggi a causa del­la loro fede: non hanno soltanto per­so le loro case, saccheggiate e di­strutte così come la chiesa costruita nel 1956, ma hanno an­che dovuto subire l’infa­mia di un ostracismo a vita dalla loro terra. E questo spiega perché la devastata Beticola sia ri­masta dimenticata, mentre la maggior parte degli insediamenti cri­stiani del Kandhamal stiano gradatamente, seppur a fatica, tornan­do alla normalità, due anni e mezzo dopo le violenze subite. «Gli indù fondamentalisti ci han­no impedito di tornare a casa, ed il governo non ha fatto nulla in senso contrario: ci ha soltanto permesso di insediarci qui, mettendoci a disposizione del terreno», continua Chrisanto.

Piegandosi al volere dei fondamen­talisti indù, le autorità del Kandha­mal hanno infatti destinato ai cri­stiani banditi minuscoli appezza­menti di terra abbandonata (0,04 a­cri) di proprietà demaniale e li han­no obbligati ad installarvisi, in ten­de comuni, senza acqua né corren­te elettrica. Quando nel giugno 2010 le famiglie cattoliche hanno potuto entrare in possesso di nuove case, fatte costruire per loro dalla Belie­vers Church in accordo con le altre confessioni cristiane, il loro posto nelle tende è stato assegnato dalle autorità ad una dozzina di nuclei battisti e protestanti.

Quasi come un simbolo della fede intatta e fervente, nonostante le sof­ferenze, della comunità, file di pila­stri in cemento, inizio dei lavori di costruzione di una nuova chiesa, si alzano in cima alla collina che so­vrasta il nucleo abitativo: è l’opera fortemente voluta dalle 54 famiglie bandite, che con le loro sole forze la stanno erigendo e per questo si so­no autoimposte ciascuna un contri­buto di 1.000 rupie (22 dollari). «I sol­di che eravamo riusciti a mettere in­sieme sono però ormai finiti – ri­prende Chrisanto, coordinatore del progetto – e stiamo aspettando aiu­ti da fuori per portare a termine l’e­dificio ». Come a Beticola, ma per una ragio­ne differente, anche nel villaggio di Borimunda, a due anni e mezzo dal­le violenze, la maggior parte delle de­cine di case cristiane distrutte rima­ne ancora un ammasso di rovine. «Il proprietario non vive qui. Se ne è an­dato » spiega Vikram Nayak, inse­gnante, abitante del villaggio, indi­cando una grande casa ancora in co­struzione ma abbandonata, in mez­zo ad altre una volta abitate e oggi pesantemente danneggiate. «Chi ha qualche soldo e conoscenze da altre parti se ne va – continua – nessuno vuole sopportare le continue vessa­zioni e le intimidazioni che subiamo qui».

Naveen Chandra Nayak, cattolico, militare in pensione, che oggi vive a Boribunda nella casa ancora par­zialmente distrutta del fratello, do­manda: «Come potremmo rico­struire le nostre case, quando alla popolazione indù viene proibito di portarci il materiale necessario con i loro veicoli?», e aggiunge: «Gli indù che violano il ’boicottaggio sociale’ imposto dai fondamentalisti vengo­no pesantemente puniti: un povero ortolano si è visto infliggere una mul­ta di 100 rupie soltanto per aver ven­duto a cristiani i suoi prodotti. Per un totale di 2 rupie...».

Nel novembre scorso, Paul Nayak ha deciso di ricostruire la sua casa di­strutta a Boribunda e ha portato del­la sabbia al villaggio per iniziare i la­vori. Ma i fondamentalisti hanno in­tercettato il trattore con i materiali, l’hanno costretto a dirigersi verso il tempio locale ed hanno multato il conducente indù per 5.051 rupie, e­quivalenti a 110 dollari, ossia il sala­rio di 50 giorni di lavoro: esempio di punizione inflitta in molti villaggi del Kandhamal a chi infrange il ’boi­cottaggio sociale’ verso i cristiani, che i fondamentalisti vogliono sem­pre più pressante. Eppure nel Natale scorso, nella dan­neggiata chiesa di Bori­munda – altare distrutto, finestre e porte rotte a te­stimonianza visibile dei saccheggi e delle profana­zioni del 2008 – è stata ce­lebratata la Messa di mez­zanotte. Qui un centinaio di cattolici, questa volta circondati da ingenti for­ze di polizia, hanno potu­to, anche se con timore, ri­trovasi finalmente insie­me una preghiera comu­ne. Un piccolo prodigio.

La visita a Gadaguda mo­stra come il boicottaggio sociale abbia agito anche contro cristiani benestan­ti che hanno avuto il co­raggio di tornare alle pro­prie case nella speranza di ricostruire una vita scon­quassata. «Questo boicot­taggio ci sta paralizzando» ammette Junos Nayak, a­bitante del luogo, mem­bro della Chiesa prote­stante dell’India del Nord (Cni), miracolosamente sopravvissuto a ferite da armi da fuoco, mentre il fratello maggiore Lalji fu ucciso durante l’attacco al villaggio. «Gli Indù non vogliono lavorare nei no­stri campi, hanno paura, e questi rimangono im­produttivi. Ci impedisco­no anche di attingere ac­qua dai loro pozzi – si di­spera l’uomo seduto nel­la sua casa ricostruita do­po essere stata saccheg­giata e data alle fiamme. – Siamo costretti a scavare nuovi poz­zi per poter sopravvivere qui».

«È triste, ma la nostra comunità si è dispersa dopo i massacri. Molti gio­vani e coloro che ne hanno la possi­bilità economica se ne sono andati dal Kandhamal – riprende Paul. – Mi­gliaia di cristiani si sono diretti ver­so i grandi centri urbani alla ricerca di un lavoro che permetta loro di mantenere i genitori e ricostruire le case nel loro distretto».

Bajilo Digal e la moglie Debati han­no definitivamente rinunciato a tor­nare al villaggio di Gamarikia, da do­ve sono fuggiti dopo le razzie, adat­tandosi a vivere nella bidonville di Saliasahi a Bhubaneswar, capitale dell’Orissa. Sopravvivono grazie al lavoro di lui come addetto alle puli­zie in vari negozi. «Con gli indù che non la smettono di minacciarci e porci come condizione, per poter vi­vere in pace in Kadhamal, la rinun­cia al nostro Credo, è molto meglio restare in queste bidonville e prati­care tranquillamente la nostra la no­stra fede». «Sono almeno 6.000 i cristiani del di­stretto che hanno trovato riparo nel­le bidonville di Saliashi insieme ad altri 50 mila sciagurati – afferma pa­dre Bijay Kumar Pradhan, vicario ge­nerale per i cattolici del Kandhamal e coordinatore del programma di aiuti della Chiesa cattolica, che ha affittato una casa vicino al luogo. – Stiamo invitando il nostro popolo a ricostruire le proprie case nei villag­gi, altrimenti perderebbero ogni le­game con la loro terra». Più della metà dei cristiani di questo territo­rio sperduto nella jungla apparten­gono all’Arcidiocesi di Cuttack-Bhu­banswar. «A poco a poco la situazio­ne sta migliorando – continua il Pre­lato – abbiamo aiutato 2.200 fami­glie a ricostruire le abitazioni di­strutte o danneggiate, e ora stiamo e­stendendo la nostra azione di assi­stenza ai bisognosi di molti altri vil­laggi. Ma – deve ammettere – e de­vastazioni sono state enormi e la strada da fare è lunga».
(traduzione di Walter Pozzi)