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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

ISOLE GREEN NEL DESERTO

Da settimane le telecamere di Al Jazeera mostrano in diretta le piazze affollate del Medio Oriente dove la popolazione chiede democrazia. L’emittente panaraba ha la sua sede principale a Doha, in Qatar: è una nazione poco più grande del l’Abruzzo che ospiterà i mondiali di calcio tra undici anni. E guarda alle frontiere della ricerca tecnologica con l’impegno per la sostenibilità delle telecomunicazioni.

A mezz’ora di automobile da Doha inizia il deserto e non arriva la copertura della rete energetica, ma è entrata in funzione di recente una stazione radio base per reti di terza generazione con un’alimentazione ibrida da fonti rinnovabili, progettata da Alcatel-Lucent. È autonoma grazie a pannelli solari al silicio policristallino e una turbina eolica: insieme possono generare dall’80% al 98% del fabbisogno. La quota restante viene assicurata da un generatore diesel, rifornito in media una volta al mese. Il software che gestisce l’impianto e le batterie deep cycle valuta quando può accumulare energia in modo efficiente: utilizza i picchi di produzione del solare e dell’eolico attraverso formule matematiche elaborate in collaborazione con i Bell Labs negli Stati Uniti. «Abbiamo un approccio olistico con tre punti chiave: innovare e sviluppare network, progettare soluzioni alternative di radio access e costruire applicazioni di smart metering», sottolinea Mark Kassis, amministratore delegato di Alcatel-Lucent in Qatar.

Le "antenne verdi" integrate con pannelli fotovoltaici e turbine eoliche vengono installate soprattutto in aree remote dove le condizioni meteorologiche sono incerte, oppure vantaggiose per valorizzare entrambe le fonti pulite. Come avviene in Tibet: secondo la cinese Huawei nella regione himalayana ogni anno è accessibile una miniera energetica con 2.500 ore di luce e 5mila di vento. Ha lanciato un vasto programma per installare stazioni radio base ibride in modo da garantire l’accesso anche in zone periferiche.

È un mercato in rapida espansione. L’associazione di aziende che utilizzano tecnologie Gsm (Gsma) stima che 600 milioni di persone accedono alla telefonia mobile da territori dove non arriva la copertura energetica per alimentare le infrastrutture di telecomunicazioni, soprattutto nel l’Africa sub sahariana e nel Sudest asiatico. Sono nazioni in fondo alle classifiche per prodotto interno lordo pro capite, ma la diffusione dei cellulari ha fatto passi da gigante in pochi anni: in Ciad, ad esempio, un quinto della popolazione ha un telefonino, ma è il 192º Stato per reddito pro capite. Secondo la Gsma quattro anni fa erano 288mila le stazioni radio base alimentate in modo autonomo, soprattutto con generatori diesel. Tra un anno saranno 640mila: includeranno 120mila "antenne verdi". Ad aver investito nella sostenibilità sono soprattutto Cina e India, seguite da Cambogia, Arabia Saudita, Egitto. E sono in corso sperimentazioni anche in Italia.

La diffusione di un network a basso impatto ambientale per le telecomunicazioni è il punto di partenza per sviluppare servizi locali di fornitura energetica dove non arrivano le infrastrutture di rete. A partire da microimpianti per fonti rinnovabili: solare, eolico, biomasse, mini-idroelettrico, celle a combustibile. Già adesso alcuni operatori stringono accordi con le comunità sul territorio. Per esempio, abilitano la ricarica gratuita dei cellulari in cambio della sorveglianza nelle zone "off grid". Ma sono in corso iniziative più ampie. In Kenya Safaricom ha attivato anche l’illuminazione nelle strade, nei mercati e l’alimentazione delle pompe per l’irrigazione. La Gsma prevede che nei prossimi anni gli operatori di telefonia mobile avranno l’opportunità di costruire alleanze con fornitori locali di energia: le isole verdi per i cellulari saranno i primi nodi per reti autonome e territoriali in grado di soddisfare i bisogni di piccoli centri abitati nelle zone periferiche.