Giuseppe Caravita, Nòva24 10/3/2011, 10 marzo 2011
FOTOVOLTAICO DINAMICO
Il fotovoltaico è nell’occhio del ciclone. E non solo in Italia. L’anno scorso il boom dei pannelli solari ha contagiato un po’ tutta Europa, con installazioni lanciate al 115% fino a 28 gigawatt di picco, l’equivalente, secondo l’Epia (l’associazione europea del l’industria fotovoltaica) del consumo elettrico di 10 milioni di case.
Boom, ma anche bolla. Nel 2010 i prezzi dei pannelli, moduli e celle solari sono crollati del 28-30%. Una caduta tanto rapida (dovuta all’entrata a regime di grandi impianti produttivi sia in Europa che soprattutto in Cina e Asia) da spiazzare un po’ tutti gli schemi di incentivazione europei. Il gap tra costi reali dei sistemi e chilowattora fotovoltaico "premiato" con 30 e persino 40 centesimi di euro aggiuntivi per chilowattora, a seconda dei vari Conti Energia, si è allargato al punto da infiammare i mercati. La Francia ha dovuto precipitosamente bloccare i vecchi incentivi e rivederli, in Germania tre tagli consecutivi alle tariffe incentivate non sono bastati a raffreddare un mercato esploso a 8 gigawatt (oltre tre volte il 2009) e in Italia, grazie anche al prolungamento al 2010 delle super-generose tariffe incentivate del secondo Conto Energia (via decreto "salva Alcoa") il surriscaldamento, secondo stime preliminari del Gse potrebbe superare i 6 gigawatt aggiuntivi negli ultimi 18 mesi, quasi sei volte la potenza cumulativa raggiunta a fine 2009.
La bolla fotovoltaica del 2010 non è quindi stata un caso solo italiano. Ma anche del maggiore mercato solare in Europa: quello tedesco.
Come controllarla per il futuro, senza stop & go distruttivi? Come quello che nel 2008, bloccò di colpo l’intera industria fotovoltaica spagnola, dopo che il governo mise un tetto drastico agli incentivi, a fronte di una crescita del mercato troppo elevata, causando però anche la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Un risposta, piuttosto tempestiva, viene proprio dalla Germania. Qui, lo scorso 20 gennaio, il Ministero dell’Ambiente di Berlino e l’associazione dell’industria solare tedesca (130mila occupati e circa 10mila aziende) hanno raggiunto un accordo per avviare un sistema "flessibile" o dinamico di governo delle tariffe incentivate.
In pratica funzionerà così. Il 2011, che si annuncia ancora "infiammmato" con circa 6 gigawatt previsti (a tariffe costanti) verrà posto sotto attenta osservazione. E se i dati di mercato del secondo trimestre (marzo-maggio) non mostreranno un raffreddamento sostanziale, le riduzioni di incentivi previste per il 2012 (lungo una curva discendente già stabilita dal Governo) verranno anticipate, in una misura da stabilirsi tra il 3 e il 15%. Obiettivo: riportare il 2011 lungo un sentiero sostenibile, al massimo a 3,5 gigawatt.
Questo sarà solo l’inizio di un monitoraggio dinamico destinato a permanere almeno fino al 2020 e che, secondo un libro bianco stilato a gennaio dalla stessa associazione solare tedesca, dovrebbe consentire di raggiungere l’obiettivo governativo del 10% elettrico fotovoltaico (dal 2% attuale), ovvero di 52 gigawatt in dieci anni, limitanto il costo aggiuntivo del solare a 2 centesimi per chilowattora, e un peso aggiuntivo sulla bolletta elettrica media mensile di una famiglia tedesca al di sotto dei 2 euro.
Non solo la regolazione dinamica, secondo lo studio (elaborato da Roland Berger e Prognos) potrebbe consentire di innalzare l’obiettivo governativo finale da 52 a 70 gigawatt a parità di costo sulle bollette. Con la modulazione attenta della discesa degli incentivi (più rapida in periodi "caldi" e più lenta in fasi "fredde") si potrebbe portare il ritmo sostenibile da 3 a 5 gigawatt all’anno, stabilizzando il mercato, programmando meglio gli interventi sulla "smart grid" (la rete elettrica intelligente in grado di gestire le fonti rinnovabili intermittenti) e orientandolo ai settori di mercato dove per prima verrà raggiunta (secondo gli scenari tedeschi) la grid parity, ovvero l’autoconsumo elettrico fotovoltaico familiare, che lo scenario indica già dal 2017 in prime fasi di parità economica con le tariffe di mercato.
Ovvio, l’industria farà la sua parte. Si impegna a seguire una dinamica decrescente, e continua, dei prezzi dei sistemi fotovoltaici che dovrebbero portare al loro dimezzamento al 2020. La base strutturale della regolazione dinamica, fino alla grid parity generalizzata prevedibile tra dieci anni. E insieme un obiettivo di almeno il 5% di investimenti in ricerca e sviluppo in tutta la filiera solare, per alimentare il percorso innovativo e di riduzione dei costi.
I benefici? Per il sistema Germania sono evidenti. Leader europeo della "green economy", la sua filiera fotovoltaica conta di divenire esportativa per almeno l’80% del suo fatturato al 2020. Il monitoraggio (e il relativo raffreddamento) del suo mercato interno verrà infatti nelle previsioni più che compensato dalla sua crescita sul l’estero, con una riqualificazione progressiva dei posti di lavoro già creati (dal l’installazione all’engineering e alla produzione avanzata) e un beneficio netto per il sistema paese (fatturato, occupazione, costi di Co2 evitati, maggior sicurezza energetica di fronte a shock petroliferi...) che Roland Berger e Prognos stimano dai 25 (minimi) ai 70 miliardi di euro al 2030.
Questa, per sommi capi, la soluzione tedesca alle bolle fotovoltaiche. Un modello che interessa anche in Italia (sui cui è al lavoro per esempio il Gifi-Anie per una sua proposta) e che sarà al centro del dibattito al prossimo Italian PV Summit, in calendario a Verona il 2-3 maggio prossimi, in apertura di Solarexpo. La regolazione dinamica non solo come tanmpone, ma anche come progetto di nuova industria e occupazione.