Evelina Marchesini, Il Sole 24 Ore 10/3/2011, 10 marzo 2011
CAMBIA VOLTO KIGALI, HUB DELLA NUOVA AFRICA
Reception con champagne, l’auditorium del Palais des festivals a disposizione per un’ora di presentazione e uno stand tappezzato da rendering di grattacieli dalla sagoma di schegge di vetro a disegnare il nuovo profilo della capitale. Il Ruanda si presenta ai più importanti investitori internazionali a sorpresa, ma con uno scenario a effetto, tanto che viene da chiedersi se sia davvero lo stesso Ruanda che ricordiamo, quello dei genocidi del 1994. Sul palco il primo ministro Bernard Makuza è attorniato da un ambasciatore, un capo delegazione agli investimenti internazionali, un funzionario politico, ma parla solo lui e solo lui risponde alle domande. «Il Ruanda è oggi, ormai da anni, un paese democratico, con libere elezioni e un governo stabile, il cancello di entrata per un mercato di 400 milioni di persone - spiega -. Non c’è posto più sicuro in Africa, potete costituire una società in 24 ore e ottenere permessi di costruzione in meno di un mese. Se deciderete di investire in Ruanda troverete un tappeto rosso a darvi il benvenuto». Come quello che il Palais riserva alle celebrità del cinema.
«Guardi che è tutto vero - ci spiega Angelo Banino, managing director di ArchiPlanet, studio di architettura che da qualche anno ha una sede anche a Kigali -. Lo stato è grande come il Piemonte, con dieci milioni di abitanti, ma è al centro di un bacino economico importantissimo e il loro punto di forza è la costituzione di un hub finanziario che serva tutti i paesi dell’Africa orientale e centrale. Presentano qui al Mipim il masterplan globale di Kigali, che cambierà completamente faccia. E noi lavoriamo tantissimo, sia con residenti di nazionalità indiana e orientale, sia con stranieri. Da quando è iniziato lo sfruttamento del giacimento di metano del lago Kivu, con la partecipazione di società americane, è un’escalation».
Il primo ministro Makuza spiega che gli ultimi 630 milioni di dollari di investimenti privati sono e verranno sostenuti da diversi miliardi di dollari di investimenti pubblici in infrastrutture. «Realtà come Barclays Capital, Marriott Hotels, Heineken Group e Klm hanno già riconosciuto le opportunità di Kigali - declama Makuza - ora tocca a voi». Dal 2004 il Ruanda ha avuto una crescita media del Pil dell’8,4%, gli investimenti esteri sono cresciuti di 14 volte in cinque anni, il turismo è in continua ascesa grazie ai parchi protetti. «E la valuta - continua Makuza - è stabile». Tra i progetti presentati, oltre allo sviluppo immobiliare di Kigali da qui al 2020, la creazione di una rete ferroviaria comune con Tanzania e Congo, il nuovo aeroporto internazionale, un convention centre da 300 milioni. E gli investitori? Ascoltano. «Anche se di italiani - dice l’architetto Banino - se ne vedono ancora pochi. Ma è il paese più bello che abbia mai visto».