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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

LE AZIENDE FANNO GIA’ I CONTI, MILLE I POSTI DA RISERVARE

C’è chi già festeggia. E chi fa i conti. Di certo, se la quote di genere diventeranno legge, provocheranno un terremoto nelle società italiane. Sono circa mille i posti che, quando la normativa sarà a regime, dovranno essere occupati da donne nei consigli delle 272 società quotate. Di queste aziende oggi ben 145 (cioè più della metà del totale) hanno cda interamente maschili, tra cui spiccano nomi come Eni, Enel, Finmeccanica, Telecom, A2A, Acea, Immsi, Edison, Mediolanum. Solo per citarne qualcuno. Ma la legge copre un ventaglio più ampio della sola Borsa, estendendosi, infatti, alle società controllate dalle aziende quotate e agli enti pubblici. Il numero, quindi, è destinato a salire di molto. Anche se già mille fa effetto: oggi sono solo 169 le donne consigliere di amministrazione di società quotate (dati Assonime). Nelle prossime settimane rinnoveranno i vertici una settantina di aziende quotate, tra cui i grandi colossi pubblici dell’energia; e qui sarà interessante vedere quale sarà l’atteggiamento del governo perché la legge non sarà ancora in vigore (è previsto un intervallo di un anno dalla data di pubblicazione in Gazzetta ufficiale). Finora nel toto nomine su Eni o Enel di nomi femminili non se ne sono sentiti, ma la ministra delle Pari opportunità Mara Carfagna ha detto in passato che ci sarebbe stata attenzione sul punto. Nel complesso, il dibattito scaturito sulle quote rosa qualche passo avanti sembra comunque averlo prodotto: «C’è una maggiore consapevolezza rispetto al passato— dice Enzo De Angelis, partner di Spencer Stuart, società di executive search che lavora per Assogestioni, l’associazione dei fondi italiani —. Non credo che con questi rinnovi ci sarà un segnale forte, ma un segnale certamente sì. È probabile che società con vertici interamente maschili per la prima volta inseriscano una donna. Penso sia poco probabile, invece, vedere due-tre nuovi inserimenti femminili tutti insieme» . Il vero impatto della legge si avrà nella primavera del 2012 sui rinnovi di banche come Unicredit e Monte dei paschi (quest’ultima con un cda oggi composto solo di uomini), di gruppi come Fiat, di società editoriali come Mediaset e Rcs Mediagroup. Un totale di 90 società (dati Consob). I nomi non mancano. «Con la Fondazione Bellisario abbiamo prodotto 1.300 curricula eccellenti che possono essere inseriti in tutti i settori merceologici — dice Luisa Todini, imprenditrice delle costruzioni e presidente dei costruttori europei —. Ne chiedevano 700 e siamo arrivate a quasi il doppio. Questa legge produrrà un duplice risultato: non solo le donne saranno rappresentate nei cda ma ci sarà anche un abbassamento dell’età e quindi un cambio generazionale» . Il 23 marzo anche l’associazione Pwa presenterà una lista di candidature possibili e lo stesso CorrierEconomia, settimanale del Corriere della Sera, da anni mette in evidenza profili possibili. Più cauto su questo Enzo De Angelis. «È richiesto un mix di competenze più difficili da trovare nelle donne per il semplice motivo che le donne trovano molti ostacoli a emergere nel management» . Ma qual è il profilo del candidato? Se ci si limita ai consiglieri non esecutivi le statistiche di Spencer Stuart dicono che i consigli di amministrazione delle società quotate sono composti per il 47%da manager, per il 32%da professionisti e professori universitari, per il 19%da imprenditori e per il 2%da altre categorie. «Oggi per esempio— conclude De Angelis — c’è molto interesse per manager che conoscano i mercati emergenti come l’India o la Cina» .