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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

SI’ ALLE QUOTE ROSA, 30% DI DONNE NEI CDA

Alla fine il governo ha fatto retromarcia, ha ribaltato il suo parere negativo. E sulle quote rosa ieri mattina è arrivata la benedizione della commissione Finanze del Senato. Via libera, il ddl andrà in aula martedì prossimo, in sede redigente. Ovvero: il testo della commissione non potrà essere emendato in Aula. Tutti contenti. Anche l’opposizione, sebbene avesse auspicato per il ddl la sede deliberante in commissione. Ovvero l’approvazione che non dovesse passare per l’Aula. Ma tant’è. Martedì sembrava essersi bloccato proprio tutto. Approvato con applausi bipartisan alla Camera, il ddl (bipartisan di natura perché presentato da Lella Golfo, Pdl e Alessia Mosca, Pd) arrivato a Palazzo Madama ha cominciato una strada tutta in salita. Critiche dagli industriali. Perplessità nell’applicazione: il ddl prevede l’inserimento delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa o a partecipazione pubblica. Il primo stop è arrivato sulle sanzioni: la commissione del Senato le ha ammorbidite rispetto alla Camera. Non più la decadenza immediata, ma prima una multa e una diffida. È stato sui tempi di entrata in vigore, però, che gli ostacoli sembravano diventati insuperabili. Il governo avrebbe voluto che il ddl entrasse a regime nel 2018-2021. E, a sorpresa, martedì il sottosegretario all’Economia Sonia Viale aveva puntato i piedi. Ieri lo sblocco. È passata la mediazione di Maria Ida Germontani, la relatrice: si parte dal 2012, ma con l’obbligo di avere soltanto un quinto di donne nei cda, e si arriva a regime — ovvero un terzo di donne— a partire dal 2015. Tutti contenti, alla fine. La legge andrà in Aula (in commissione sarebbe stato tutto più veloce) ma, grazie alla «redigente » , senza i rischi di nuovi emendamenti o stop. Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, aveva premuto l’acceleratore sulla sede deliberante: «La redigente è l’ultima frontiera. Ma non possiamo non gioire per questo buon lavoro d’intesa fra maggioranza e opposizione» . Anche Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, aveva auspicato la sede deliberante in commissione ma ieri esultava. «Meglio la redigente, in Aula così si fa più onore all’approvazione della legge» . Gioisce anche il ministro Stefania Prestigiacomo: «Visto che siamo vicini a una tornata di nomine nelle società, vorrei che si tenesse conto che le donne possono essere nominate pure senza legge. Attendiamo con fiducia il voto dell’Aula» . Che non sarà l’ultimo: dopo le modifiche apportate a Palazzo Madama il ddl dovrà tornare alla Camera per una nuova approvazione. A Montecitorio in prima lettura il ddl aveva avuto la sede deliberante in commissione. Ora si dovrà decidere. E non mancano i malumori. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha già annunciato il suo voto contrario. A turbare il clima bipartisan è infine un battibecco tra Lella Golfo (Pdl), da un lato, e Rosy Bindi, presidente del Pd, dall’altro, sul merito per aver spinto e sostenuto il disegno di legge in queste settimane.