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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

Tamara La diva della pittura - «Per quanto ci sia una differenza di concezione tra la mia pittura e la vostra, voi sapete bene che da quattro anni seguo con molto interesse l’ascesa della vostra arte, che amo soprattutto per una volontà costruttrice che informa ogni opera

Tamara La diva della pittura - «Per quanto ci sia una differenza di concezione tra la mia pittura e la vostra, voi sapete bene che da quattro anni seguo con molto interesse l’ascesa della vostra arte, che amo soprattutto per una volontà costruttrice che informa ogni opera. I vostri ritratti sono un meraviglioso panorama della sensualità e della psicologia della carne» . Il giudizio, rivolto da Enrico Prampolini a Tamara de Lempicka durante una sua visita all’atelier parigino della pittrice, è riportato in un articolo pubblicato il 5 marzo 1929 sul «Corriere Adriatico» da Francesco Monarchi, un intellettuale che si guadagnava da vivere inviando pezzi a giornali e riviste. Ignorato finora dagli storici dell’arte che si sono occupati di Tamara de Lempicka, l’articolo è stato ritrovato da Gioia Mori, curatrice della mostra. che si inaugura oggi al Vittoriano. «Un documento importantissimo — commenta la studiosa — perché testimonia i rapporti di Lempicka con il futurismo italiano e il suo legame, finora sconosciuto, con Prampolini» . Non è l’unica novità presente nella rassegna romana, organizzata a cinque anni di distanza da quella allestita al Palazzo Reale di Milano. Al Vittoriano vengono esposti per la prima volta sei dipinti di cui si erano perse le tracce e che Gioia Mori ha ritrovato, grazie— dice— anche al lavoro di Alessandro Nicosia e della sua società Comunicare Organizzando. Tra i quadri recuperati, il Portrait de Madame P., il Vieillard e una Maternité, noti solo attraverso vecchie fotografie in bianco e nero. Il Portrait de Madame P., dipinto dall’artista nel 1923, quando ancora si firmava Monsieur Lempitzky declinando alla maniera russa il nome polacco del marito Tadeusz, era apparso l’ultima volta proprio a Milano, nella mostra organizzata nel 1925 dal conte Emanuele Castelbarco. Poi era scomparso. Mori ha individuato il primo proprietario e da lì, seguendo numerose ramificazioni ereditarie, è riuscita a scovare il quadro in America. La sorpresa più grande sono stati i colori: rosso mogano per i capelli, verde intenso per i grandi occhi e varie tonalità di verde anche per le case della città in salita, sfumature di tortora per la sciarpa. Tutti esaltati dal contrasto con il nero del cappotto e dell’albero che attraversa lo sfondo. Madame P. è Ira Perrot, una delle donne amate da Lempicka. Un’altra fu la bella Rafaëla. I suoi cinque nudi, riuniti per la prima volta, occupano un’intera parete della mostra. La parete vicina all’ingresso è invece ricoperta dai quadri in blu, il colore che domina nella Nature morte aux citrons, in un Portrait de femme del 1930 in Le téléphone, nella sciarpa svolazzante del Portrait de madame M.. Si tratta di un blu particolare, che si ritrova dai primi quadri degli anni Venti fino agli anni Quaranta e che testimonia il legame di Lempicka con San Pietroburgo, dove la tonalità era presente nella carta da parati di ogni casa della città e dove era chiamata anche «blu Benois» , dal nome dello scenografo amico di Diaghilev che l’aveva usata in molti suoi lavori. Tra le novità dell’esposizione, anche una cinquantina di fotografie d’epoca, un film amatoriale degli anni Trenta che ritrae la pittrice in giro per Parigi con l’amica Perrot, tredici dipinti di artisti polacchi che Lempicka frequentò in Francia e a Varsavia e che raccontano il rapporto con l’arte contemporanea della sua patria. Numerose anche le opere che arrivano per la prima volta in Italia, come i cinque dipinti della collezione di Jack Nicholson e i due di Anjelica Huston. «Lo sforzo più grande— dice Mori— è stato recuperare tutti i quadri, anche quelli che erano già apparsi nella mostra di Milano, perché negli ultimi due anni, con la crisi, sono passati di mano almeno trenta dipinti. E, stranamente, si è ripetuto quello che successe nel ’ 29. Anche allora, come oggi, il settore dell’arte fu il più colpito ma Tamara era l’unica che vendeva, a tanti biglietti di banca, come riferiscono i quotidiani dell’epoca. Nel 2009 i prezzi dei suoi quadri continuavano a lievitare: il Portrait de madame M. è stato acquistato per sette milioni di euro»