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 2011  marzo 10 Giovedì calendario

I matrimoni che finiscono per colpa di Facebook - Negli Usa le prove d’infedeltà si scovano sul sito - ROMA — Se c’è di mezzo Facebook anche i matrimoni più solidi rischiano di crollare

I matrimoni che finiscono per colpa di Facebook - Negli Usa le prove d’infedeltà si scovano sul sito - ROMA — Se c’è di mezzo Facebook anche i matrimoni più solidi rischiano di crollare. Ne sanno qualcosa gli americani, per i quali il social network più famoso del mondo è diventato una tra le prime cause di divorzio. Un matrimonio su cinque finisce per un tradimento avvenuto attraverso i social network e addirittura nell’ 81 per cento dei divorzi la Rete è la principale fonte di prova contro il coniuge in tribunale. I due terzi degli avvocati matrimonialisti statunitensi sostiene che Facebook è la fonte primaria di prove di infedeltà mentre MySpace si attesta al 14 per cento e Twitter al 5. Anche in Italia si divorzia per colpa di Facebook? E soprattutto, anche in Italia le prove scovate attraverso i social network possono essere portate in tribunale e valgono come prova in divorzio? Visto il dilagare di Fb negli ultimi due anni non c’è motivo di credere il contrario sebbene non esistano dati su questo fenomeno. Tuttavia già si pone, negli studi degli avvocati, la questione più importante: sapere che cosa si può fare e che cosa non si può fare se si cercano prove su Facebook del tradimento del coniuge. Quali sono le sole «prove» che saranno poi accettate dal giudice? «Sono molto interessata al fenomeno dei social network e sto quindi monitorando che cosa avviene riguardo ai casi di separazione — spiega l’avvocatomatrimonialista di Milano Marisa Marraffino, che ha appena scritto un libro sull’argomento —. Già da un paio di anni sono cominciati ad arrivare nel mio studio i primi casi. Un sospetto tradimento veniva provato spiando il partner su Facebook. E dopo si andava dall’avvocato per chiedere come fare e come usare questa "prova"» . Marianna G., sposata da sei anni e con un bambino, ha scoperto proprio tramite Facebook che il marito aveva una relazione extraconiugale. Una coppia di Firenze si è lasciata dopo che lei ha intercettato il marito che parlava con la sua amante attraverso Skype: i due si erano conosciuti su Facebook. Addirittura, a Napoli una moglie, per scoprire una sospetta infedeltà del marito che non aveva mai attivato un account su Facebook, ha deciso di iscriversi al social network spacciandosi per lui e mettendo una sua foto in modo da dialogare con i suoi amici e carpirne i segreti. In questo modo ha saputo di un tradimento con un transessuale. Il marito però le ha fatto causa perché per la legge italiana non è possibile fingersi qualcun altro e violare così la privacy di una persona, fosse pure il coniuge. «Molti non sanno — continua l’avvocatoMarraffino— che le nostre norme vietano di riprodurre in tribunale email private e qualunque messaggio, anche quello inviato all’amante, che non sia stato condiviso e pubblicato sul profilo. Insomma, come per gli sms o per le telefonate intercettate, i messaggi privati di Facebook non costituiscono prova in una causa di divorzio» . Sbagliato quindi inventarsi un nome falso per tendere una trappola. Meglio un nome di fantasia, oppure sguinzagliare un amico con un profilo non riconoscibile per mettere alla prova la fedeltà del coniuge. «Il tradimento attraverso il social network è sempre più diffuso — conferma Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani —. E sta persino nascendo un nuovo tipo di reato, il cyber stalking, persecuzioni internaute da parte di chi si ritrova all’improvviso respinto su Fb» . Come il caso recente del trentenne francese che perseguitava una donna cinquantenne di Perugia conosciuta sul social network di incontri Badoo. Dopo venti giorni da incubo per la signora italiana, l’uomo è stato arrestato. Mariolina Iossa