Goffredo Buccini, Corriere della Sera 10/03/2011, 10 marzo 2011
«Prove? Nulla è cambiato Quel giorno lei incontrò un altro dopo di me» - Quel 12 novembre di nove anni fa, arrivò per primo
«Prove? Nulla è cambiato Quel giorno lei incontrò un altro dopo di me» - Quel 12 novembre di nove anni fa, arrivò per primo. Lui, con accanto Fiamma— la moglie d’origine italiana che non ha mai smesso di difenderlo — corse ad abbracciare i figli piccoli di Heather, che tornando da scuola avevano trovato la mamma massacrata nella vasca da bagno ed erano scappati fuori piangendo: per consolarli li portò a casa sua, dall’altra parte della strada. Certo, normale sollecitudine di un vicino in quell’alveare di giardinetti e mattoncini che è Charminster street, Bournemouth, due ore di macchina a sud di Londra, ultimo domicilio di Danilo Restivo prima del carcere di Winchester. Ma proprio per l’omicidio della sarta Heather Barnett quelli di Scotland Yard hanno deciso di sbatterlo in galera la primavera scorsa: e se hanno ragione, dentro il corpaccio grande e grosso di questo ex ragazzone dall’aria un po’ tonta si cela un demonio, uno che era da poco uscito dal bagno di Heather, giusto il tempo di togliersi il sangue di dosso, prima di baciarne i bambini terrorizzati. Adesso, dalla cella dove resterà almeno fino alla fine del dibattimento (che inizia a Winchester il 4 maggio) lui fa sapere al suo avvocato, Mario Marinelli, di «essere fiducioso» , perché «non è cambiato nulla» . E non sta parlando del processo inglese ma dell’inchiesta italiana di cui è l’unico indagato, quella sulla fine terribile di Elisa Claps, 16 anni, brutalizzata e uccisa la mattina del 12 settembre 1993 nella basilica della Santissima Trinità di Potenza e trovata lì, mummificata nel sottotetto della canonica, diciassette anni dopo, alla fine di una catena di omissioni e coperture su cui occorrerebbe almeno un’inchiesta a parte. «Mai negato di avere visto Elisa quel giorno, solo che non sono stato l’ultimo» . La ragazzina indossava una maglia fatta da mamma Filomena e ora, tanto tempo dopo, proprio da quella maglia i Ris hanno isolato il Dna di Restivo. L’avvocato Marinelli non si scompone: «Vede, se io e lei parliamo, un po’ della mia saliva le finisce addosso. Cosa prova?» . È un vecchio amico della famiglia Restivo, in una città come Potenza dove le relazioni familiari contano, eccome. Il papà di Danilo era direttore della biblioteca nazionale, «un uomo di cultura» . Difficile dire quanto le relazioni familiari abbiano pesato nell’incredibile cappa di silenzio che sotterrò l’inchiesta sulla ragazzina, e nel controverso ruolo di don Mimì, il potente monsignor Domenico Sabia morto tre anni fa, che per tre lustri disse Messa, confessò e comunicò politici e imprenditori lucani con quel povero cadavere sulla testa. In qualche modo, questa storiaccia di Elisa rende un po’ di merito anche alla sempre vituperata «tv del dolore» : senza le telecamere di qualche trasmissione di cronaca nera piantate addosso, forse non si sarebbe scavato con tanta tenacia fino alle nuove evidenze di Dna scoperte dai Ris dei carabinieri. E forse il Dna metterà infine d’accordo i due pezzi patologicamente separati della personalità di Danilo— quel «Benedetto» , timido e bonaccione, e quel «Michele» , rude e violento— che emergerebbero da certe lettere scombiccherate di cui Marinelli nega persino l’esistenza: «Hanno cercato di accollargli addosso di tutto, s’è scatenata la corsa ad appioppargli l’etichetta di serial killer, ma sono fantasie, e non esiste nemmeno una perizia psichiatrica» . Fatto sta, come ha scritto Francesco Alberti sul Corriere, che «se Restivo fosse un giornalista, direbbero che sta sempre sulla notizia: dove c’è lui, prima o poi ci scappa il morto o qualcuno svanisce nel nulla» . Che sia o meno un’anima divisa in due, Danilo inciampa in una tale congerie di dettagli coincidenti da indurre anche gli osservatori più pacati a sospettarlo. Dicono che il killer firmi i delitti tagliando ciocche dei capelli delle vittime. È stato fatto ad Elisa e Heather. Ma anche a Oki Shin, la studentessa sudcoreana ammazzata cinque mesi prima di Heather a cento metri da casa Barnett (e dunque dalla casa di Restivo): per questo delitto è in carcere un altro uomo, che adesso chiede la revisione del processo. E naturalmente dopo tanti anni di silenzio sono saltate fuori testimonianze che raccontano come proprio il vizio del taglio dei capelli avesse Danilo, sospettato di sforbiciare qualche ciocca qua e là nella calca degli autobus. C’è persino chi tira in ballo la cabala: il 12 luglio fu uccisa Oki, il 12 novembre Heather, il 12 settembre Elisa. Stupidaggini, si dirà. Un feticista non è necessariamente un assassino e un assassino dev’essere ben stolto per spargere cadaveri nella strada dove abita o nella parrocchia che frequenta. Ma se davvero Restivo dovesse obbedire a certe sue voci di dentro, beh, sarebbero plausibili di colpo i mille sospetti che gli rovescia addosso chi con un solo killer vorrebbe risolvere una mezza dozzina di gialli: dalla sparizione di Erika Ansermin a Courmayeur a quella di Cristina Golinucci, svanita davanti al convento dei Cappuccini di Cesena, fino alle piste che portano all’estero, a Palma di Maiorca o Perpignano, e a morti atroci come quelle di Moktharia Chaib e Marie Helene Gonzales, o alla sparizione di Tatiana Andujar, 17 anni, appena uno più di Elisa. Si insegue sempre la «firma» , il taglio dei capelli come un feticcio. Ma il pittoresco legale che ha aperto questa strada sui media, Giovanni Di Stefano, che amava definirsi «l’avvocato del diavolo» sostenendo di aver difeso pure Charlie Manson e Saddam, è finito in manette per truffa e riciclaggio. «Non l’ho neppure querelato, quello» , sorride Marinelli. Sicché questa sfilata di vittime forse messe assieme un po’ per forza non aiuta di sicuro le indagini serie e gli investigatori italiani o inglesi. Nel polverone è difficile adesso distinguere il falso dal vero, scovare la malattia dentro l’apparente normalità della casa di Charminster street, dove Fiamma ripete ostinata ai suoi avvocati: «Sono sicura di non stare assieme a un assassino» . Perso il lavoro da odontotecnico per il troppo clamore, Danilo viveva col sussidio della moglie, che è più grande di 15 anni, ha un’aria materna e forse lo proteggeva dai suoi incubi. «Lei è un suo ostaggio» , diceva un anno fa la famiglia d’origine in Italia. Ma Fiamma è rimasta ad aspettarlo anche adesso che lui è dietro le sbarre. «Lui s’è fermato in Inghilterra per lei» , dice Marinelli. E nessuno potrà mai sapere se davvero in qualche scaffale meno buio dell’anima di Restivo ci sia stato posto anche per un po’ d’amore. Goffredo Buccini