ALBERTO MATTIOLI, il Giornale 10/3/2011, 10 marzo 2011
Cementati nelle fogne gioielli per 14 milioni - Nelle fogne c’erano un anello con 31 carati di pietre preziose (valore stimato: 6 milioni di euro), tre paia di orecchini e altri diciotto anelli per un totale di 14 milioni e rotti
Cementati nelle fogne gioielli per 14 milioni - Nelle fogne c’erano un anello con 31 carati di pietre preziose (valore stimato: 6 milioni di euro), tre paia di orecchini e altri diciotto anelli per un totale di 14 milioni e rotti. Tutti accuratamente impacchettati nella plastica e poi coperti di cemento negli scarichi di un’anonima casa di Pavillons-sous-Bois, nella banlieue di Parigi. E così, dopo aver già da tempo blindato i colpevoli e ritrovato altri gioielli, la Polizia giudiziaria di Parigi ha recuperato tutto il bottino della «rapina del secolo». Niente male, gli eredi del commissario Maigret. Erano le 17 e 30 del 4 dicembre 2008 quando quattro banditi cammuffati, due dei quali da donna, entrarono nella gioielleria «Harry Winston» dell’avenue Montaigne, la più chic delle strade chic di Parigi, nei pressi degli Champs-Elysées (e, per inciso, anche di un commissariato di polizia). Erano armati di mitragliette e di una granata e talmente bene informati (da un custode, si scoprì durante le indagini) che chiamavano per nome i commessi e sapevano dov’era custodita ogni pietra. Risultato: in un quarto d’ora di razzia, sparirono anelli, bracciali, collane, orologi e orecchini per un valore di 85 milioni di euro. Un record: si tratta della più grande rapina di gioielli mai realizzata in Francia (a parte forse il saccheggio giacobino dei «diamants de la Couronne») e della seconda al mondo, superata solo dai 100 milioni di euro in diamanti fatti sparire ad Anversa nel 2003 e, a differenza di quelli parigini, mai recuperati. Naturale: Harry Winston, a Parigi, non è una gioielleria ma «la» gioielleria. La Maison fu fondata a New York nel 1932 e da allora prospera. Fu la Winston a vendere allo Scià la celebre tiara di diamanti per la graziosa testa di Farah Dibah e ad acquistare quella di cui si dovette disfare il duca di Windsor, dopo che era transitata sulla permanente di Wallis Simpson. Fu sempre la Winston a vendere a Richard Burton il famoso diamante a pera da 69 carati come pegno d’amore per Elizabeth Taylor e, più modestamente, a procurare a Nicolas Sarkozy l’anello di matrimonio per Carla Bruni. «Gioielliere delle star», le pietre non si limita a venderle ma le presta anche a scelti testimonial: per esempio, all’ultima notte degli Oscar, Sandra Bullock portava orecchini e braccialetti di diamanti griffati Winston. La gioielleria è discretissima, costosissima, elegantissima. E, ovviamente, anche assicuratissima. Dopo il fattaccio di Parigi, infatti, i Lloyd’s di Londra offrirono una ricompensa di un milione di dollari per chi avesse fornito informazioni. Comunque si può avere fiducia nella Brigata per la repressione del banditismo (si chiama così) del Quai des Orfèvres: appena sei mesi dopo la rapina, qualcuno evidentemente cantò e finirono in manette il capobanda, Daoudi Y. che, già condannato per traffico di droga, per l’occasione debuttava alla grande in quello di gioielli, e altre otto persone, compresi i ricettatori arrivati apposta da Israele. Anche gran parte del bottino era stata già recuperata. Finché, ieri, dopo che qualcuno ha ricantato, la caccia al tesoro a Pavillons-sous-Bois ha dato i risultati sperati. Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior, cantava Fabrizio de André. Beh, si sbagliava. Stavolta i diamanti sono spuntati proprio dal letame.