Varie, 9 marzo 2011
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Redknapp Harry
• Londra (Gran Bretagna) 2 marzo 1947. Allenatore di calcio. Del Tottenham Hotspur. Col Portsmouth vinse la FA Cup del 2008. Da calciatore vinse col West Ham la coppa delle Coppe del 1965 • «[...] è il decano dei tecnici inglesi [...] il più serio candidato a sostituire [...] Fabio Capello. Ed è un sopravvissuto. Con l’Italia nel destino [...] l’incidente del 30 giugno 1990, alle porte di Roma. Lo snodo della sua vita. All’epoca Redknapp, ex ala dal discutibile talento negli anni ’60 e ’70, allena il Bournemouth ed è in viaggio di aggiornamento insieme all’amico fraterno e manager del club, Brian Tiler. Girano l’Italia per assistere alle partite del Mondiale. Il grande calcio, il sole, il cibo più buono che ci sia, l’ebbrezza della vacanza-studio: la vita è bella. Macché. Sono a bordo di un minibus quando un’auto, con un ubriaco al volante, li investe a 150 orari. Cinque morti: Brian Tiler più altri quattro ragazzi. È quasi morto anche Harry Redknapp: fratture multiple al cranio e alle ossa facciali. Un medico gli copre il volto con un lenzuolo perché pensa che non ci sia più nulla da fare. Invece Harry sopravvive. Parecchi mesi per riprendersi, anche se del tutto non si riprenderà più: i segni dell’incidente li porta ancora sul viso, e da quel giorno perderà il senso dell’olfatto e quasi del tutto il senso del gusto. Ma Redknapp è un londinese coriaceo, col calcio nell’anima. Rinasce al West Ham, prima al settore giovanile poi in prima squadra, e in quegli anni lancia talenti di un certo valore: Rio Ferdinand, Joe Cole, Michael Carrick e soprattutto Frank Lampard, che tra l’altro è suo nipote. Sa di calcio come pochi, intuisce il talento a prima vista: “Quando Eto’o giocava al Maiorca guardavo tutte le sue partite, lo volevo al West Ham, poi l’affare sfumò”, racconta. Con gli anni diventa un punto di riferimento dei tecnici inglesi, anche se prima del Tottenham lavora solo al riparo dalle luci del palcoscenico: Portsmouth e Southampton. Incappa in un arresto per un’accusa di corruzione alla fine del 2007, si dichiara innocentissimo, viene rilasciato ma intanto perde la panchina della nazionale, che va a Capello. Sarà anche per questo che Harry i tecnici stranieri non li può vedere: “Vengono qui e allenano solo le big... Li vorrei vedere, io, sulla panchina del Blackpool o del Wigan”. Il Tottenham è la sua prima grande, ma lo porta subito nelle prime quattro della Premier. È appena il terzo allenatore inglese nella breve storia della Champions (oltre a Robson col Newcastle e Harford col Blackburn) [...]» (Andrea Sorrentino, “la Repubblica” 20/10/2010).