Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 09 Mercoledì calendario

BENZINA A NUOVI RECORD, L’IVA DRAG FA RICCO L’ERARIO

Record su record per il prezzo dei carburanti, trainato dall’effetto-Libia. Con uno scenario dominato da due messaggi entrambi imbarazzanti: il differenziale tra un nord Italia meno caro e un Meridione dove le impennate hanno proporzioni inquietanti; la crescita (qui lo Stato, curiosamente, deve ringraziare la sorte) dell’ormai noto fenomeno dell’"iva drag" che fa crescere le tasse e quindi gli introiti per il Tesoro quando per un qualsiasi motivo il prezzo industriale dei carburanti è sotto pressione. Pagano, duramente, gli automobilisti. Paga, duramente, tutto il tessuto economico italiano, esposto più che in ogni altro paese alla supremazia degli idrocarburi per far funzionare la "macchina" dell’industria e al trasporto su gomma per mandare in giro le merci.

Qualche rallentamento nelle tensioni sul prezzo del greggio c’è. A New York il barile ha chiuso ieri sera in lieve calo, in vista dell’annunciato aumento della produzione Opec: 105,02 dollari il Light Crude (-42 cent) mentre il Brent è arretrato di 1,97 dollari a 113,07. Ma ecco che, seppure con la mitigazione regalata dal rafforzamento dell’euro sul dollaro e il conseguente effetto calmiere sulle continue impennate delle quotazioni internazionali, la verde supera nel nostro Meridione 1,6 euro al litro mentre nel nord si riesce a trovare anche a meno di 1,5. Ce lo dicono i puntigliosi chech-up degli analisti di Quotidiano Energia e della Staffetta Quotidiana: ieri mattina è stata la Esso a fare il balzo più significativo, con l’aumento di un centesimo sia sulla benzina verde che si porta a 1,578 euro al litro) che per il gasolio (a 1,468 euro). Rialzo immediato anche per Ip (+0,5 centesimi sia sulla benzina che sul gasolio), Q8 (+0,5 sulla benzina e +1 sul gasolio), Shell (+1 centesimo entrambi) e la libica Tamoil (+0,5 centesimi sulla verde e +1 sul diesel). Così i prezzi di riferimento vanno per la benzina da 1,553 euro/litro (Q8) a 1,578 (Esso) e per il gasolio da 1,454 (Q8) a 1,468 (Esso e Shell).

Ma passando ai prezzi reali, calati nelle diverse aree territoriali ecco che lo scenario cambia, si complica, divide il paese (vedi articolo a fianco). In ogni caso per la benzina siamo oltre, ormai stabilmente, il record storico del luglio 2008, agli albori della grande crisi finanziaria globale.

Tutti inguaiati e impoveriti, meno uno: il Tesoro. l’Iva drag (si veda Il Sole 24 Ore del 26 febbraio) gratifica sempre di più lo Stato, apparentemente sordo alle polemiche. Che ieri hanno assunto le proporzioni di una marea montante.

Lucro indebito per circa 500 milioni lo scorso anno, osservavano gli analisti. Ma quest’anno, se il trend dei prezzi finali non si ridimensionerà prontamente, l’iva drag giocherà al raddoppio e oltre, sostengono Federconsumatori e Adusbef sollecitando il Governo a dare subito seguito alla norma varata con la Finanziaria del 2008 che prevede un intervento compensativo attraverso un’accisa mobile per eliminare appunto il fenomeno del drenaggio Iva.

Osservando che dal marzo scorso l’Iva drag ha prodotto un prelievo aggiuntivo di 4 centesimi al litro (quasi quanto l’intero differenziale del prezzo industriale dei nostri carburanti con l’Europa, dovuto alla minore efficienza delle rete dei distributori) le associazioni dei consumatori stimano maggiori entrate per lo Stato, nel 2011, «per la benzina pari a 52 milioni di euro al mese, e per il gasolio pari a 99 milioni». Dunque lo Stato «potrebbe percepire complessivamente 151 milioni di euro al mese, pari a un miliardo e 812 milioni di euro in un anno». Occorre intervenire, subito, perché «lo Stato non si trasformi nell’ottava compagnia petrolifera» chiedono le organizzazioni dei consumatori. E anche i benzinai sono, almeno su questo punto, d’accordo. «Altri paesi europei – notano le associazioni dei gestori Figisc-Confcommercio e Anisa – si sono mossi con questa logica da quando è cominciata la corsa del greggio. Un esempio? La piccola Slovenia ha ridotto in due mesi di 5 cent al litro l’accisa sulla benzina e di 7,5 quella sul gasolio, mantenendo stabile il prezzo interno rispetto alle escursioni del prezzo internazionale». È dal giugno 2010 – si fa notare – che le quotazioni del greggio sono superiori ai 70 dollari al barile, la soglia prevista dalla Finanziaria 2008 oltre la quale si doveva intervenire con l’accisa "mobile". «La situazione è dunque diventata strutturale e serve un rimedio immediato». Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, parla di «gravi infedeltà nei confronti dei cittadini» e chiede un taglio delle accise. Via dunque all’accisa "mobile" promessa (con legge dello Stato) nel 2008. Ma anche – incalzano le associazioni dei consumatori – a tutte quelle altre misure strutturali già annunciate per allineare la nostra rete dei carburanti alle migliori condizioni europee. Sui prezzi, spiega tuttavia il presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita, pesano anche la speculazione internazionale e il cambio euro-dollaro.