Alessandro Carlini, Libero 5/3/2011, 5 marzo 2011
L’ORO DI GHEDDAFI
Muammar Gheddafi viene ormai trattato come un criminale internazionale. Mentre in Libia continuano gli scontri tra forze governative e rivoltosi, si stringe l’assedio dell’Occidente attorno al dittatore che ha scelto il pugno di ferro contro chi chiede la fine del suo regime quarantennale. E fra i governi più attivi nel contrastare l’operato del colonnello c’è quello di Londra. Che ieri ha annunciato il sequestro di 100 milioni di sterline (117 milioni di euro), in valuta libica, che si trovavano a bordo di una nave intercettata da una motovedetta di Sua Maestà nelle acque territoriali britanniche e scortata nel porto di Harwich (Essex). Il portacontainer, di una compagnia tedesca, era salpato dal Regno Unito alla volta di Tripoli con un tesoro: 200 milioni di dinari libici stampati in Inghilterra. Ma visto l’inasprirsi della rivolta in corso nel Paese africano, il comandante dell’imbarcazione ha preferito tornare indietro. «La seguivamo da giorni», ha detto George Osborne, ministro del Tesoro britannico. La valuta rientra fra quei beni del regime di Gheddafi che devono essere sequestrati o congelati, in base alla recente risoluzione dell’Onu. Tripoli sta cercando disperatamente denaro, visto che i suoi conti in mezzo mondo, dalla Svizzera al Regno Unito, non sono più accessibili. Il colonnello ha bisogno di fondi anche per pagare le migliaia di mercenari, soprattutto provenienti dall’Africa subsahariana, che stanno facendo il lavoro sporco nella repressione contro i civili. Ormai le autorità internazionali non hanno più dubbi: il colonnello è alla stregua di un criminale. Per impedire a Gheddafi ed altri 15 membri del suo entourage, inclusi i suoi figli, di lasciare la Libia -comeprevisto, tra l’altro, dalla risoluzione 1970 dell’Onu – l’Interpol hadiramato un ordine di “allerta globale” (o avviso arancione). L’obiettivo è segnalare alle forze dell’ordine dei 188 Stati membri dell’organizzazione «la pericolosità degli spostamenti dei 16 individui » e di «bloccare i loro beni». Il capo dello Stato libico e i suoi accoliti sono considerati come responsabili «della pianificazione di attacchi, tra cui bombardamenti aerei, sulle popolazioni civili». E anche ieri gli scontri sono andati avanti. La rivolta è arrivata a Tripoli con una manifestazione di protesta nel venerdì della preghiera, sfociata in scontri con le forze di sicurezza. E sono stati uditi colpi d’arma da fuoco nel distretto di Tajoura, segno che ormai anche nella capitale i ribelli si stanno organizzando. Intanto le truppe di Gheddafi avrebbero riconquistato Az Zawiyah, 50 chilometri a ovest dalla capitale, dopo furiosi combattimenti. Il bilancio degli scontri è incerto, ma Al Jazeera ha parlato di almeno 30 morti e 200 feriti. Altre fonti invece riferiscono di 50 vittime. I ribelli hanno tentato una controffensiva, attaccando la città petrolifera di Ras Lanuf, che sorge su una strategica strada sul litorale, dove sostengono di aver conquistato l’aeroporto. E per il terzo giorno consecutivo l’aviazione del regime ha bombardato l’enclave petrolifera di Brega,in manoagli insorti eche è centrale per garantire l’elettricità nell’est del Paese. Secondo un testimone i militari governativi hanno sparato anche sulle ambulanze per impedire l’evacuazione dei feriti. La situazione sul campo è difficile da definire, e i ribelli invocano la protezione della Nato con una “no-fly zone” sulle loro teste. I vertici dell’Alleanza hanno detto ieri che serve una nuova risoluzione delle Nazioni Unite per intervenire militarmente. E la Casa Bianca si dice pronta ad ogni opzione, anche se l’uso della forza preoccupa gli Stati Uniti e gli altri Paesi dell’Occidente. Intanto, le pressioni sul presidente Barack Obama stanno crescendo. John Mc- Cain, il senatore repubblicano più anziano nella commissione Forze armate del Senato, ha detto che bisogna al più presto fermare i bombardamenti dell’aviazione libica sui civili. E Obama riflette, tenendo ben presente che si sta per aprire la sua campagna elettorale per le presidenziali del 2012.