Luca Peretti, varie, 9 marzo 2011
LA MUSICA DIGITALE, PER VOCE ARANCIO
La musica digitale cresce ancora ma rallenta il passo. Sembra infatti che dopo il boom degli ultimi anni i ricavi generati dalla vendita di musica digitale stiano arrivando a una stabilizzazione. Nel 2010 sono cresciuti del 6%, raggiungendo quota 4,6 miliardi di dollari, attraverso le oltre quattrocento piattaforme online legali dove si può usufruire di musica digitale. È una crescita inferiore rispetto al 2009 (più 9%) mentre l’anno prima lo scatto in avanti era stato addirittura del 30%.
I dati sono quelli presentati nel rapporto di Ifpi (International Federation of Phonographic Industry), associazione internazionale che raccoglie 1.400 iscritti. La musica digitale ha comunque sempre più importanza, e adesso corrisponde a quasi un terzo (29%) del totale dei guadagni delle case discografiche, e anche questo dato è in costante crescita: nel 2009 si trattava di un quarto.
Rispetto al 6% mondiale, in Europa il settore cresce di più (quasi il 20%): nel dettaglio, si parla di un incremento del 29% nel Regno Unito e del 43% in Francia, mentre negli Stati Uniti è del 13%. YouTube è la piattaforma più usata per la visualizzazione di video musicali online, anche se non è un dominio schiacciante (circa il 40%).
Come cambia quindi la fruizione della musica? Se iTunes sembra imbattibile e mantiene – secondo Mark Mulligan, analista di Forrester Research – il 70% del mercato, sono due le principali novità: la musica in streaming, sempre più diffusa gratis o a prezzi molto bassi; la musica nei negozi che sembrano dirigersi sempre di più su produzioni di nicchia, privilegiando anche il rapporto diretto tra artisti e fan.
Aumentano i sistemi di streaming online. Un sito molto interessante è Stereomood (http://www.stereomood.com/): sono indicati una serie di stati d’animo – come rilassato, ottimista, calmo, addormentato, perso, romantico e molti altri – si clicca su uno e il sito predispone automaticamente una playlist apposita. Molto usato dalle band emergenti, oltre al solito Myspace, è Souncloud (http://soundcloud.com/) dal quale non si possono scaricare brani in mp3 se non si è iscritti.
La musica online è quindi sempre più cloud: «Ricordate la nuvoletta “personale” che seguiva ovunque il povero Fantozzi? Ebbene, l’idea è che presto diventerà consuetudine avere ognuno una propria nuvoletta che ci segue e che raccoglie contenuti, media e strumenti software a cui possiamo accedere in ogni momento da ogni luogo. Ovviamente la metafora della cloud non deriva dal film ma da una delle accezioni del cloud computing, ovvero dalla disponibilità di piattaforme internet strutturate come servizi che consentono di utilizzare dei programmi per svolgere diverse attività e/o di accedere a delle libraries di cui gestire e/o fruire i contenuti. In altri termini sta accadendo in ambito musicale qualcosa di analogo alla progressiva transizione dalle applicazioni desktop ai web-services: proliferano i servizi in cui tanto i file musicali quanto i software per l’ascolto non risiedono più sui terminali posseduti – computer o dispositivi portatili di vario genere – ma sulla piattaforma accessibile tramite browser» (Francesco D’Amato, professore di Analisi dei linguaggi musicali alla Sapienza di Roma, sul suo blog francescodamato.typepad.com).
Valore della musica registrata su supporto: -31% (nel periodo 2004-2010). Secondo l’Ifpi nel periodo 2008-2015 ammonterebbe a 240 miliardi di euro la perdita cumulata complessiva dell’industria europea a causa della pirateria, con 1,2 milioni i posti di lavoro persi. Ci sono mercati, come quello spagnolo e brasiliano, dove il peer-to-peer arriva quasi al 50% di utenti internet, mentre la media in tutta l’Unione Europea è del 23%.
«Il comparto digitale è oggi al centro dell’evoluzione del mercato musicale, e non è sorprendente che al Midem si sia discusso molto del suo impatto sull’industria» (Bruno Crolot, direttore del Midem).
Midem, ovvero Marché International du Disque et de l’Edition Musicale, dove ogni anno si fa il punto sul mercato della musica mondiale, si è tenuto dal 22 al 26 gennaio, come di consueto al Palais des Festivals di Cannes. Vi hanno partecipato 6.859 delegati, il 4,9% in meno rispetto allo scorso anno (nel 2008 erano addirittura più di novemila). Da alcuni anni insieme al Midem si tiene il MidemNet, specificatamente dedicato agli aspetti commerciali della musica nell’era digitale. Gli operatori del settore tecnologico e digitale aumentano invece, risultando il 30% in più rispetto allo scorso anno.
Secondo una ricerca condotta in 53 nazioni, il 60% del campione (26.644 utenti) ha fruito di video musicali in streaming negli ultimi tre mesi, il 20% ha scaricato file pirata e il 21% ha acquistato su iTunes (dati elaborati da Nielsen per il Midem).
Che le cose sono cambiate cominciano a capirlo anche operatori e discografici. Non si fa più soltanto la guerra totale alla pirateria, ma cominciano a nascere servizi in streaming oltre all’uso sempre più attivo di iTunes, dove si comprano singoli o interi album (come per i Beatles, di cui abbiamo parlato in un precedente servizio: http://vocearancio.ingdirect.it/?p=57984).
Secondo Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione dell’industria musicale italiana) «l’annuncio più notevole dell’evento francese Midem di questa settimana è il lancio di Qriocity di Sony anche in Italia, Germania, Spagna e Francia». Qriocity è un servizio cloud: a 3,99 euro al mese funziona come una radio; a 9,99 euro consente accesso illimitato e on demand a un catalogo di 6 milioni di brani. Gira però solo su alcuni supporti: Playstation 3, notebook Vaio, Bluray o tv Sony. È in progetto di aprirsi però a nuovi terminali, in primis gli Android.
Altri sistemi per ascoltare musica online. Spotify, software di musica digitale in streaming peer-to-peer, nato in Svezia nel 2006 e disponibile in diversi paesi europei, ma non in Italia. Presto sbarcherà negli Stati Uniti. Mspot, nuovo servizio di streaming recentemente arrivato in Europa. C’è poi naturalmente YouTube, che, secondo Mazza, «ormai da noi è usato, per la musica, più di siti e servizi pirata».
Discovr, l’application prodotta dalla australiana Jammbox, ha vinto il contest come migliore start-up in campo musicale organizzato nell’ambito del Midem 2011. Discovr permette di scoprire nuova musica attraverso un meccanismo di associazione tra artisti affini, per genere e per altre caratteristiche. Shuffler.fm – a cui è andato il Consumer award – ha un simile scopo, ma funziona attraverso i blog.
Il dj David Guetta, 15 milioni di fan sulla sua pagina Facebook, vende ancora più di 3 milioni di album in tutto il mondo. Ha anche un account twitter che aggiorna lui stesso.
«L’altra via per sfuggire allo scontro diretto con iTunes è coltivare una nicchia. Lo streaming e le nicchie sono modelli interessanti, ma ancora non si sa se saranno sostenibili economicamente». (Mulligan di Forrester Research). L’aspetto economico è sicuramente la sfida del presente e del futuro per la musica digitale: «Vediamo già il caso di eMusic (http://www.emusic.com/), che per migliorare il business ha pensato di uscire dalla nicchia: non offre più solo musica indie, ma anche delle major».
Ci sono anche dietrofront, come quello di Nokia, che da gennaio ha sospeso in quasi tutti i paesi l’offerta con cui dava musica illimitata per un anno con l’acquisto di certi cellulari.
«Non credo che avremo un servizio in grado di sostituire il cd, e i cd non scompariranno» (Bernard Levy, amministratore delegato del gruppo francese Vivendi che si occupa di musica, cinema, telecomunicazioni).
Bandcamp, una piattaforma per l’acquisto di album con una particolarità: è l’utente a decidere il prezzo del prodotto da acquistare. Quello che fino a poco tempo fa era solo un esperimento del gruppo musicale Radiohead è adesso un sistema sperimentato, con 476 mila dollari di pagamenti negli ultimi 30 giorni. Il catalogo segna 161.850 album. Alcuni artisti indie (come Sufjan Stevens, Amanda Palmer, Zoë Keating) hanno deciso di rescindere il contratto con l’etichetta e andare direttamente su Bandcamp, tagliando costi di produzione e distribuzione, mentre gli artisti maggiori fissano un prezzo minimo per il download. Ci sono anche molti album gratuiti, specie di artisti poco conosciuti, e file senza protezioni e scaricabili da qualsiasi paese. Bandcamp prende il 15% di revenue share, che scende al 10% oltre i 5 mila dollari di incassi.
Quella dei diritti d’autore è una questione cardine per quanto riguarda la musica online. In questo senso va segnalata la nascita di Armonia, che è stata definita la prima licenza paneuropea, stipulata tra Siae e i suoi omologhi francesi, spagnoli e portoghesi. Il primo accordo della nuova alleanza è stato siglato con Beaport, un sito di download di musica elettronica e dance. «Benvenuto a questo accordo, si tratta di un importante passo avanti per una più stretta collaborazione nella gestione dei diritti on line, che è ciò che il mercato e i titolari dei diritti si aspettano da Armonia» (Manlio Mallia, vice direttore generale della Siae).
Negli Usa tra il 1999 e il 2009 i musicisti professionisti sono calati del 17%.
Anche l’Istat prende atto dei cambiamenti che si verificano nel mondo dei beni di consumo digitali. I tablet sono stati infatti inseriti nell’ultimo paniere, il cesto virtuale di prodotti di largo consumo usato per misurare l’aumento dei prezzi e il loro peso nelle tasche dei consumatori. Uscito dal paniere invece il noleggio dei dvd, dato che con il pay per view e i film visti o scaricabili online è sempre meno fondamentale andare ad affittarli in videoteca.