Francesco Specchia, Libero 6/3/2011, 6 marzo 2011
UN FORREST GUMP AL CENTRO DELL’800
Su una collina di San Francisco, proprio davanti al Golden Gate Bridge, svetta una tomba spazzata dal vento. La tomba, sul crinale di due mondi, è sormontata da un croce. La croce s’in - treccia con un nome, “Carlo Camillo di Rudio”; ed è - se si vuole - uno sgarbo per il titolare del feretro, patriota controvoglia, «miscredente mazziniano, massone e mangiapreti», per sua stessa ammissione. Da qualche mese, nei pressi di quel loculo, transitano studiosi del Risorgimento e curiosi occasionali e fan acquisiti (tra lecomunità italoamericane), grazie al tour nel quale si sta consumando l’antropolo - go Cesare Marino per presentare la biografia Dal Piave a Little Big Horn. La straordinaria storia del Contedi Rudio(Tarantola, pp. 462,euro 23).
Italiano vero
Per Marino e per il suo compare, il giornalista della Reuters Roberto Bonzio, specializzato in storie d’italiani di frontiera, il Conteè unossessione. DiRudio, omone poderoso in divisa blasonata e mustacchi di neve alla Kit Carson - accompagnato dalle figlie vestite da soldati nordiste in un dagherrotipo del 1885 - in effetti è una leggenda trasversale. Uno che attraversò indenne la storia dell’epopea garibaldina e dei moti rivoluzionari europei fino al Far West, baciato sempre da fortuna. Una vitahollywodiana, la sua. Di Rudio - apostrofato con vari epiteti da Carleto a The Count, nacque a Safforze di Belluno il 26 agosto 1832. Da cadetto militare covò un odio viscerale per l’Au - stria («in un’osteria di Segonzano si era messo a vomitare orrende bestemmie contro l’augu - sta persona di Sua Maestà», scrive Marino), divenendo mazziniano. Nell’aprile 1849 si arruolò sotto falso nome nelle file garibaldine conoscendo Mazzini, Mameli e Bixio: «Si spargeva rapida coma la folgore la nuova che Garibaldi era a Marsala », raccontava. Arrestato dai francesi, fuggì pugnalando una sentinella; catturato di nuovo, riuscì a eludere la sorveglianza e a imbarcarsi per New York. La nave fu costretta a riparare in Spagna, a Cartagena. E da qui il bellunese, vestito da prete, raggiunse a piedi prima Barcellona e quindi Marsiglia. Condannato là per sedizione dalla polizia, si spacciò per inglese e a raggiunse Parigi per unirsi ai giacobini sulle barricate. Finì in Svizzera. Arrestato ed espulso, sbarcò a Londra; lì Mazzini gli trovò lavoro come giardiniere e cantante. Nel gennaio 1858 il Conte era a Parigi con Felice Orsini, Giuseppe Pieri e Antonio Gomez per attentare alla vita di Napoleone III; ma dopo il fallimento fu condannato alla ghigliottina. All’ul - timo la pena capitale gli venne commutata nella prigionia all’Isola del Diavolo, nella Cajenna. Dopo un anno d’inferno, con altri dieci colleghi fuggì in barca, raggiungendo in modo rocambolesco New Amsterdam, nella Gujana Britannica. Nel 1864 sbarcava finalmente a New York. E la sua figura elegante, in divisa e walking cane, riapparve al fianco del colonnello George A. Custer. «Come appasionato del West», scrive Marino, «sapevo di John Martin, Giovanni Martini, il trombettiere di Custer scampato al massacro. Ma che all’epico scontro avesse partecipato, nelle file del 7° Cavalleggeri, un ufficiale italiano con precedenti rivoluzionari mi era parso davvero strano... ». L’ufficiale era - ovvio - Charles C. De Rudio. Il Conte. Il quale, sgominati i sudisti del generale Lee e i cavalieri del Ku Klux Klan, dimostrò tale valore da venire assegnato a Custer. Nel 7° si fece apprezzare fino a quel tragico 25 giugno 1876, quando gli uomini di Custer furono sterminati a Little Bighorn da Sioux e Cheyenne. La sorte, come al solito, spiegò le ali a di Rudio. Che si nascose nella vegetazione e vagò per due giorni, fino a ricongiungersi ai compagni. Finito davanti alla corte marziale per diserzione, fu scagionato rimanendo nel 7º fino al 1896, quando, all’età di 64 anni, andò in pensione col grado di maggiore.
Attraversare la storia
Un’altra parte - misteriosa - della sua leggenda lo vede denunciare Francesco Crispi come partecipante all’attentato diNapoleone III. Di Rudio è, in pratica, il “Piccolo Grande Uomo”del film di Arthur Penn, con l’allure del Conte di Saint Germain gran passeggiatore della Storia. Marino e Bonzio, nel celebrarlo attraverso gli States, ostentano per l’avventuriero una sorta di deificazione. Che oggi sta coinvolgendo pure esponenti della Lega, pronti a considerarlo un beniamino in chiave anti-garibaldina; anche se la sua stazza da born survivor, venne già citata dalle cronache Usa e, perfino, nei fumetti di Tex Willer. Di Rudio morì a Los Angeles il 1º novembre 1910, lasciando la moglie Eliza, il figlio Hercules e le tre figlie Italia, Roma e America. I suoi cimeli, invece, giacciono nella villa di Sala di Cusighe (Rovigo), che ha la facciata rivolta al Piave. Quando il fiume scroscia non si capisce se ricordi i tamburini di Garibaldi o il galoppo delle giacche blu...