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 2011  marzo 09 Mercoledì calendario

Quando la vita è tutta un allarme (infondato) - Allarme inquinamento, allarme cambiamento clima­tico, allarme nucleare

Quando la vita è tutta un allarme (infondato) - Allarme inquinamento, allarme cambiamento clima­tico, allarme nucleare. Allar­me perché muoiono le api, al­larme sacchetti di plastica (meglio quelli di carta), allar­me sacchetti di carta (per via degli alberi), allarme smog, allarme elettrosmog, allarme sostanze chimiche nel piatto. Allarmi di qua, allarmi di là. La nostra vita è in allarme. La nostra vita è in pericolo. Anzi siamo tutti in costante perico­lo di morte. Di chi la colpa? Di noi stessi e della nostra socie­tà industriale. Che, ci dicono, fa proprio schifo. Qualche anno fa partecipai a un dibattito pubblico mode­rato da Michele Mirabella (il simpatico conduttore di Eli­sir su RaiTre), il quale aprì le discussioni dando la notizia, effettivamente a quel tempo riportata da tutti i mezzi di co­municazione, della scoperta di non meglio identificati uo­mini- rossi delle foresta Amazzonica. I quali «non era­n­o mai stati in contatto con al­cuna civiltà industrializza­ta », leggeva il presentatore dalla prima pagina del Corrie­re della Sera . Non senza ag­giungere un sospiroso «beati loro!», convinto - e su questo aveva pienamente indovina­to - di interpretare il pensiero dell’autore dell’articolo. Effettivamente questi uo­mini­rossi sono invidiabili, e Mirabella faceva bene ad ad­ditarli alla platea come mo­dello di vita. Mai a contatto con la nostra civiltà, pensate che fortuna. Innanzitutto, non sanno chi siano Saffo o Socrate, Catullo o Oscar Wil­de, Dante o Mozart. Il che ha risparmiato loro giornate in­tere di greco e filosofia, latino e teatro, letteratura e musica. Anzi, quanto a musica, la loro vita è comodissima: senza es­s­ersela complicata con le sin­fonie, si limitano alla riprodu­zione di tre note. Anche per­ché sanno contare fino a tre, e andare oltre, men che me­no all’infinito, è un peccato che si sono ben guardati dal commettere. Come i loro cervelli non lo è dalla matematica, la loro quo­tidianità non è contaminata dalla chimica. Che invece la nostra civiltà industriale ci propina addirittura nel piat­to. Beati loro, direbbe Mira­bella. Infatti, i fortunatissimi uomini-rossi non sanno, ad esempio, che il latte con cui nutrono i loro neonati contie­ne lattosio. In verità non san­no neanche cosa sia il latto­sio. Il quale, per essere digeri­to ha bisogno di un particola­re enzima, la cui carenza pro­voca nel neonato un accumu­lo di lattosio con conseguenti danni cerebrali. Per evitarli, i bambini-rossi non dovrebbe­­ro bere latte, ma i loro fortuna­tissimi genitori, come detto, la chimica non li ha neanche sfiorati e, naturalmente, non hanno sostanze chimiche nel piatto. Forse si nutrono di fasci di luce. O, più probabil­mente, non hanno un piatto. Motivo di più per suscitare l’invidia di Mirabella. Possiamo evitare di sentir­ci in colpa per questo nostro vivere abbietto? Certo che no. Non siamo nati così. Così ci siamo diventati. Cosciente­mente. E quindi colpevol­mente. Per dire: ci siamo do­tati di elettricità. Che schifo. Pensate al bel tempo che fu. Senza andare troppo indie­tro, ad esempio ai tempi di Via col Vento , l’elettricità non c’era e stavano benone: su 30 milioni di abitanti v’erano, in America, appena 4 milioni di schiavi. Come si vede, le lava­trici erano inutili, allora co­me ora. Una volta m’era venuta in mente la alquanto bizzarra idea che non alcuna lotta so­ciale, ma la scoperta e l’uso dell’elettricità fosse ciò che ha reso la schiavitù un tabù. Devo decisamente ricreder­mi. Tutto sommato, questa società industriale che ha quasi eliminato la mortalità infantile e portato la speran­za di vita di tutti noi a oltre 80 anni, a pensarci bene, non ha fatto altro che allungare la permanenza di tutti noi in questa valle di lacrime. Che sgorgano vieppiù copiose per via degli allarmi di cui so­pra. Decisamente meglio es­sere uomini- rossi dell’Amaz­zonia: bevono acqua di sor­gente, mangiano cibi rigoro­samente biologici, la loro energia è al 100% solare, e al meno fortunato di loro gli toc­ca vivere fino a 40 anni. Beati loro.