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 2011  marzo 09 Mercoledì calendario

IL SOGNO DI QUEI GIUDICI È "PURIFICARE" I POTENTI

La vecchia saggezza popolare ha sempre detto “a ognuno il suo”, con ciò volendo intendere che ciascuno deve fare la propria parte e ricevere la propria quota di denaro, di responsabilità, di riconoscenza e quant’altro. Quando accade, invece, che ciascuno tenta di svolgere ruoli e mestieri che non gli sono propri per cultura, per professionalità e per legge, il caos è il risultato finale. È quello che accade da tempo in Italia. Piccoli gruppi, decisamente minoritari, di pm, ad esempio, hanno un “furore”politico un po’ ridicoloma ancheunpo’pericoloso. Per le persone e per le istituzioni. Quando diciamo un “furore” politico vogliamo intendere che questa piccola pattuglia di inquirenti va a caccia del “potere in quanto tale” per purificarlo, per mondarlo dai peccati oltre che dai presunti reati, spesso molto presunti. Gli esempi sono tantissimi, a cominciare dal 1992, quando gli strafalcioni di questa pattuglia di cacciatori di teste misero in galera centinaia di persone risultate poi innocenti. L’elenco di questi errori “dolosi” per l’ispirazione che li sosteneva sarebbe troppo lungo. D’altro canto anche oggi la storia continua. Alcune indagini, ad esempio, si alimentano prevalentemente di testimonianze altisonanti puntualmente passate, poi, dagli stessi inquirenti ai giornali. E non a caso Napoli primeggia. Oggi come ieri quando un vecchio pm di Tangentopoli teorizzò, con una lunga lettera di tipo psichiatrico al Mattino che le forze di sinistra giunte nel ‘93 al potere in quella martoriata città non lo dovevano a se stesse o a Marx o a Berlinguer ma a loro, gli angeli purificatori della procura che avevano spazzato via la classe dirigente. A vedere i risultati di questa purificazione ci si mette lemaninei capelli. Oggi, infatti, Napoli è come la striscia di Gaza e la sua economia, ancorché povera, è ferreamente controllata dalla camorra. Ma anche il Parlamento non fa il suo mestiere e tenta di farne altri. Invece di legiferare, di controllare l’operato del governo e di monitorare quanto avviene nell’ambito dell’economia e in particolare della finanza, si dedica a compiti diversi. Non contando più nulla sul terreno della politica, tenta di avocare a sé il compito dell’autorità giudiziaria nel definire “i giudici naturali”, le competenze funzionali, cioè, dei magistrati nei vari processi. E lungo questa scia gli avvocati- parlamentari, così come i magistrati- parlamentari, tentano di vincere nei processi cambiando le leggi in corso d’opera piuttosto che utilizzare le norme vigenti battendo la controparte nel dibattimento. Alla stessa maniera la finanza bancaria dà credito a go-go ad alcuni personaggi che tentano di arricchirsi facilmente mentre aziende e imprese medie e piccole affannano. E nel frattempo la finanza si trasforma in una vera industria nel mentre la Banca d’Italia tace sull’uso spregiudicato del credito e la sua vigilanza, un po’ inadeguata e un po’faziosa, vede la pagliuzza nell’occhio di qualcuno e non vede la trave negli occhi dei potenti. In uno Stato in cui avviene tutto questo e molto di più, sviluppo e coesione sociale, benessere e dignità istituzionale vengono calpestate ogni giorno alimentando scoramento e rabbia. La politica tutta, se può, inverta questa terribile tendenza costringendo ciascuno a fare la parte che gli spetta se vuole ancora salvare il Paese dall’approssi - mazione, dall’ignoranza e dalle vendette personali.