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 2011  marzo 09 Mercoledì calendario

DIECI UOMINI PER UN COLPO DA OSCAR

I soliti ignoti, per capire com’è cambiata l’Italia, sono diventati i 10 uomini d’oro. Cercano sempre una cassaforte, ma questa volta non finiscono a mangiarsi un piatto di spaghetti con un pugno di mosche in mano. Sfondano un muro, aprono una parete, e la cassaforte la svuotano davvero, dopo aver isolato l’intero paese, bloccando tutte le strade d’accesso con le macchine appena rubate al comune, compresa quella dei vigili urbani, piazzata di traverso all’imbocco della statale 69 per Arezzo, accanto ai cartelli di «lavori in corso»: dal film di Monicelli all’organizzazione paramilitare di Ocean’s Eleven con tutti i divi di Hollywood in bella parata, anche fra queste placide colline di vigne e ulivi, la nostra mala insegue l’America.

Il colpo l’hanno fatto in un paesino in provincia d’Arezzo, a Poggio Bagnoli. In tutto dieci uomini, forse sette. Bottino di lusso, un quintale d’oro e tre milioni d’euro, ma c’è chi dice quattro. Hanno preparato tutto nei minimi particolari, dagli orari ai furti, dalla dislocazione degli uomini agli appostamenti lunghi anche mesi interi, fino alla fuga, aiutati anche da un po’ di fortuna. La cassaforte è quella di una ditta orafa importante, la Salp, già presa di mira qualche tempo fa, quando si calarono dal tetto come uomini mascherati per portare via l’oro. Quello di Arezzo, assieme a Vicenza e Valenza Po, è uno dei tre distretti industriali della produzione orafa italiana. Negli ultimi tempi, altre volte dei banditi erano saliti agli onori della cronaca assaltando addirittura i sotterranei blindati dove vengono custoditi oro e preziosi vari. Ma questa volta hanno scelto di agire con una tecnica nuova. Così, per prima cosa hanno deciso di bloccare tutte le strade di accesso del paese, per agire senza intoppi e permettersi una fuga indisturbata. Agli ingressi nel paese hanno piazzato dei cartelli di «lavoro in corso», con cinque macchine poste di traverso in mezzo alla via per impedire il passaggio, rubate poche ore prima nel vicino Comune di Pergine Valdarno, in modo da dare una patente di autenticità e di autorevolezza a quei blocchi stradali: uno scuolabus, un auto dell’ufficio tecnico, due vetture di rappresentanza e quella dei vigili urbani piazzata nell’arteria più importante, la ex statale 69 che porta ad Arezzo. Anche in questo caso avevano fatto le cose perbene: a Pergine, poco lontano, avevano prelevato le chiavi da un magazzino e poi erano entrati nell’autorimessa durante l’orario di chiusura per prendersi le auto da portare da via.

A Poggio Bagnoli, poi, sono arrivati con un escavatore, rubato anche quello, in un cantiere edile di una cava lontana appena 3 chilometri. L’hanno pure modificato sul posto per adattarlo alle esigenze del furto, installando un martello pneumatico e dotandolo di un vero e proprio impianto idraulico. Quando hanno cominciato a lavorare erano le due di notte: il paese era completamente isolato, i rumori per gli abitanti erano quelli dei lavori in corso, e le forze dell’ordine, se fossero arrivate, sarebbero state rallentate dai blocchi. Precauzione necessaria, visto che, l’ultima volta, l’arrivo inatteso della polizia aveva fermato i ladri sul più bello.

Mentre i complici controllavano i posti di blocco, i ladri si sono avvicinati dai campi che circondano il paese. Con l’escavatore hanno sfondato il muro esterno della Salp, e una volta entrati nel perimetro della ditta si sono avviati a colpo sicuro verso la parete della stanza dove si trovava la cassaforte. Hanno divelto il caveau e preso tutto l’oro che c’era. Poi hanno arraffato anche una cassaforte con altro metallo già lavorato e semilavorato, e l’hanno portata via. In tutto, tre milioni d’euro. Ma sarebbero stati molti di più, perché alcuni lingotti li hanno persi durante la fuga.

L’allarme è suonato alle 3 e 52, e a quel punto anche in paese devono aver pensato che i lavori in corso non c’entravano niente. Le forze dell’ordine, invece, hanno perso tempo ai blocchi che ostruivano le strade. Nessuno ha potuto raggiungere velocemente il luogo del furto. Prima di scappare, i banditi avevano tagliato le ruote delle macchne ferme sulle strade, e per precauzione avevano pure rotto le chiavi nel sistema di accensione. I soliti ignoti di Monicelli ci avevano messo una notte intera. Gassman balbettava e alla fine se n’era andato a cercare un posto da muratore.