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 2011  marzo 03 Giovedì calendario

ARRIVANO I MEDIATORI ED È GIA’ CONTESTAZIONE

Gli avvocati in trincea, i magistrati critici, un drappello di organizzazioni imprenditoriali a favore, 162 organismi pronti a fare da pacieri con il coltello tra i denti, i disoccupati a mettersi in coda per partecipare ai corsi per mediatore fioriti un po’ ovunque come in un frettoloso anticipo di primavera. E i cittadini a dir poco disorientati, davanti a una rivoluzione che scatta tra dodici giorni proprio mentre gli occhi sono puntati verso il pacchetto giustizia annunciato da Berlusconi. L’obiettivo è quasi da chimera: snellire mole e tempi delle cause civili, fardello che oggi in Italia grava per quasi 6 milioni di fascicoli pendenti. La ricetta? La mediazione, che diventa obbligatoria tranne che sui contenziosi di condominio e nell’infortunistica stradale, rinviati con il decreto Milleproroghe.

Per tutto il resto - dalle divisioni di eredità alle locazioni, dai risarcimenti di malasanità ai contratti con le banche e le assicurazioni - non si potrà andare dal giudice prima di avere bussato (anche senza tutela legale) alle porte di una nuova figura professionale: il mediatore. Il quale ha il compito di trovare un punto di accordo soddisfacente per le parti. A pagamento, s’intende. Qualcosa di più, però, del conciliatore che da oltre un decennio, su richiesta, si è occupato di dirimere conflitti come un buon padre di famiglia. «Una grande occasione che rischia di mancare i suoi obiettivi», dice l’avvocato esperto di tutela dei consumatori Alessandro Palmigiano, responsabile del dipartimento Diritto della Fondazione Rosselli, tra i pionieri in Italia della giustizia alternativa tanto da avere fatto di Palermo - la città in cui opera - una delle capitali della conciliazione. «Sono assolutamente favorevole alla mediazione - spiega - ma la questione è se la riforma, per come è stata strutturata, servirà davvero a raggiungere accordi in tempi rapidi. Una delle criticità principali è quella della qualificazione professionale dei mediatori, che in alcun casi potrebbero essere poco adeguati di fronte a controversie con questioni giuridiche e personali complicatissime. Anche la mancata previsione di assistenza legale obbligatoria può rappresentare un problema».

Difesa di interessi corporativi, attacca il partito anti-avvocati. Ma il primo rebus, in realtà, è proprio questo: a fare da intermediari su cause anche milionarie ci sarà gente formata con appena cinquanta ore di corso e in tasca una laurea triennale di qualsiasi tipo, anche in chimica o in architettura. O solo diplomati purché iscritti a un collegio: geometri, periti industriali, agronomi e forestali. Un falso problema, secondo il ministero, che prende a esempio il lavoro svolto dai conciliatori delle Camere di Commercio per sostenere che non è necessario, e neanche sufficiente, avere una preparazione giuridica per essere un buon mediatore.

Ma i problemi di avvio non finiscono qui. Perché la corsa ai due tipi di accreditamento (l’uno per organizzare i corsi di formazione per mediatori, l’altro per ottenere l’autorizzazione a essere organismo di mediazione) è stata a ostacoli. Le Camere di Commercio non sono state ancora tutte confermate tra gli enti accreditati, anche se si stanno attrezzando per operare in via transitoria. Un comma del decreto diceva di aspettare il via libera dal ministero, quello successivo che l’iscrizione per loro sarebbe stata automatica. Nell’attesa, molte sono rimaste ferme ai lati della pista. Nonostante questo, il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, è ottimista: «È un’occasione importante» dice. Insieme con lui, tredici confederazioni imprenditoriali e ordini professionali (tra cui Confindustria, Coldiretti, Lega cooperative) hanno sottoscritto un documento di sostegno alla riforma. E il ministero assicura che entro il 20 tutta la mole di lavoro sarà smaltita e le autorizzazioni concesse. Ma la nuova opportunità è stato fiutata per tempo da colossi privati - assicurazioni, banche, giganti immobiliari - che sono da tempo ai blocchi di partenza come nuove strutture di mediazione. E intanto si fa avanti la tesi di chi sostiene che il decreto non cancella le regolamentazioni su settori specifici per cui finora era prevista la conciliazione: contratti agrari, diritto d’autore, turismo, consumatori. Varie procedure con regole ed effetti diversi. Sarebbe una Babele, insomma.

«Con tutti gli ordini distrettuali d’Italia- dice Enrico Sanseverino, presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo, tra i primi a insorgere contro la riforma - chiederemo l’accesso agli atti per sapere quali sono i criteri degli accreditamenti e per conoscere i nomi di chi ha versato i 500 mila euro di fidejussione che servono per diventare organismi di mediazione». Furiosi, gli avvocati. Tanto da avere proclamato cinque giorni di sciopero, dal 16 al 22. E sembra solo l’inizio.