Roberto Furlani, Corriere della Sera, 8/3/2011, 8 marzo 2011
I SEGRETI DELL’ORSO DORMIGLIONE SPINGONO L’UOMO VERSO MARTE
Comprendere i meccanismi del letargo di un orso può servire anche a salvare vite umane e può essere una chiave per facilitare i prossimi viaggi dell’uomo nello spazio. «Generalmente— spiega Øivind Tøien, dell’Institute of Arctic Biology alla University of Alaska (Usa) — questi plantigradi passano 5-7mesi in letargo. I battiti cardiaci si riducono da 55 a 9 circa al minuto. Durante questo periodo non mangiano, non bevono e non espletano le funzioni corporali. Il metabolismo di un animale rallenta solitamente del 50%circa all’abbassamento di 10 ° centigradi della temperatura corporea. Negli orsi neri, invece, la diminuzione di 5-6 gradi comporta una riduzione del 75%del loro metabolismo, che rimane rallentato anche per circa tre settimane dopo l’uscita dalle tane dove hanno passato l’inverno, anche se la temperatura corporea è risalita ai tradizionali 37-38 °» . «Ogni volta che l’orso inspira durante il suo letargo — aggiunge Tøien —, il cuore accelera per un breve periodo, fino a raggiungere un ritmo simile a quello di un orso a riposo. Quando l’orso espira, il cuore rallenta nuovamente, e possono passare anche 20 secondi tra un respiro e l’altro» . La ricerca, pubblicata su Science, ha avuto come protagonisti cinque orsi neri, dotati di trasmettitori radio per registrare temperatura, battito cardiaco e attività muscolari, ospitati in ambienti che imitavano le loro tane naturali. «La scoperta dei meccanismi molecolari e genetici che sovraintendono la riduzione del metabolismo — commenta Brian Barnes, co-autore della ricerca — può aiutare a definire nuove terapie per prevenire l’osteoporosi, l’atrofia muscolare e consentire di controllare la condizione di un paziente per un periodo di tempo sufficiente a svolgere operazioni chirurgiche o a trasportarlo verso strutture mediche più adeguate» . Ma può aiutare anche chi studia e progetta i voli umani nello spazio, magari su Marte, con riferimento alla sopravvivenza degli astronauti in missioni particolarmente lunghe. Uno studio condotto tre anni fa su questi plantigradi ha dimostrato la loro diversa vitalità rispetto all’uomo dopo un periodo di immobilità. Dopo i primi 110 giorni di letargo, l’orso perde circa il 29%della forza muscolare, ma possiede una resistenza alla fatica paragonabile a quella di un uomo attivo, alimentato e in salute. I muscoli di un uomo, invece, immobilizzato a letto per 90 giorni ma regolarmente nutrito perdono il 54%della loro forza. Anche altri letarghi da record, opportunamente studiati, potrebbero essere funzionali per la salute umana. Ad esempio, il succiacapre di Nuttall (Phalaenoptilus nuttalli), un uccelletto che vive negli Usa, unico pennuto ad andare in letargo per 70-100 giorni, brucia in questo periodo solo 7 grammi di grasso per mantenere le proprie funzioni vitali. Alcuni pipistrelli possono invece, durante il letargo, compiere una respirazione ogni due ore mentre i battiti del cuore possono passare da 1.000 (condizione normale) a 25 ogni 60 secondi e la temperatura del corpo scendere di più di 20 gradi centigradi. Con i bagni di sole e con la diminuzione del battito cardiaco invece, gli stambecchi si difendono dai rigori dell’inverno. «Questi animali — dice Claudio Signer dell’Università di Vienna e co-autore di un recente studio pubblicato su Functional Ecology —, abbassa drasticamente d’inverno la sua frequenza cardiaca del 60%rispetto a quella estiva. In questo modo riesce a sopravvivere anche in assenza di cibo per sei mesi» . Una parte del risparmio energetico viene ottenuto grazie alla diminuzione della produzione di calore da parte dell’animale. La mattina, per aumentare la temperatura del corpo velocemente senza consumare preziose energie, gli stambecchi cercano il sole. Le uniche forze vengono quindi spese per evitare le zone in ombra.