Luigi Grassia, La Stampa 8/3/2011, 8 marzo 2011
SORPRESA, IN ITALIA L’AZIENDA È PIU’ ROSA
Dice una vecchia regola del giornalismo che una buona notizia non è una notizia; solo le cattive si fanno leggere (di solito). Ma per l’8 marzo si potrà pur dare una notizia abbastanza buona che riguarda le donne italiane. La Grant Thornton, società di consulenza internazionale, ha raccolto in una classifica mondiale, Paese per Paese, i numeri delle donne al vertice nelle aziende, e in questa graduatoria l’Italia si colloca piuttosto bene, fra le prime in Europa; non è che sia proprio un dato trionfale (12% di amministratori delegati di sesso femminile) ma con la legge da approvare in settimana sulle quote rosa - minimo di un terzo di donne nei Cda - le cose non potranno che migliorare.
La ricerca di Grant Thornton International dice che considerando tutte le posizioni dirigenziali (in gergo «senior manager», cioè non solo i direttori finanziari, delle risorse umane, del marketing e delle vendite) le donne occupano il 38% delle poltrone, in forte crescita rispetto al 35% nel 2009. A livello mondiale, la Thailandia vanta la più alta percentuale di donne dirigenti (45%), seguita da Georgia (40%), Russia (36%), Hong Kong e le Filippine (entrambi 35%). L’Italia ha il 22%, molto più del 14% del 2007. Chiudono la classifica l’India, gli Emirati Arabi Uniti e il Giappone dove le donne senior manager sono meno del 10%. Curiosamente i dati rivelano che i Paesi del G7, che dovrebbero essere più evoluti, con solo il 16% di donne in ruoli di alto livello sono indietro rispetto alla media globale; fra le macro-regioni, l’Asia-Pacifico (ma escludendo il Giappone) ha i risultati più alti con il 27%.
«Negli ultimi quattro anni l’Italia ha incrementato in maniera significativa la presenza di donne nel management passando dal 14% al 22% in soli quattro anni» commenta Laura Cuni Berzi, Ria & Partners, “member firm” italiana del gruppo Grant Thornton. «La presenza di donne attive in ruoli manageriali in Italia è, seppur di poco, al di sopra della media europea e mondiale: ci posizioniamo prima di Paesi come Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone. Il mondo femminile deve avere più spazio e partecipare con maggior sostanza ai processi decisionali e produttivi che rappresentano una ricchezza per l’intera società. C’è ancora un gap da colmare per quanto riguarda la presenza di donne negli organi decisionali delle società - continua Cuni Berzi - ma la strada che si sta percorrendo è quella giusta: a livello mondiale solo l’8% delle aziende ha una donna come amministratore delegato; la Thailandia è prima anche in questo caso, con il 30% delle imprese, seguita da Cina (19%), Taiwan (18%) e Vietnam (16%)». L’Italia con il 12% non va male.
A livello globale, tra le aziende che assumono donne in posizioni manageriali, il 22% ha una donna attiva come direttore finanziario, seguono i ruoli di direttore risorse umane (20%), direttore marketing e direttore vendite (entrambi al 9%). Per quel che riguarda l’Italia, è occupato da donne il 20% delle poltrone di direttore finanziario, segue (come detto) la carica di amministratore delegato con il 12% e poi c’è quella di direttore delle risorse umane con l’11% di donne.