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 2011  marzo 09 Mercoledì calendario

LE SANZIONI "MORDONO" TRIPOLI OGNI GIORNO DA BANCHE E GREGGIO 100 MILIONI DI DOLLARI IN MENO - NEW YORK

Le sanzioni «mordono» Gheddafi: 100 milioni di dollari al giorno, è la perdita netta inflitta al dittatore libico. E´ questo l´ammanco quotidiano nel business petrolifero di Tripoli. Dalle multinazionali del Big Oil alle banche specializzate nel trading energetico, attorno a Gheddafi si è fatto quasi il vuoto.
Il tracollo negli affari dell´Occidente con la Libia dovuto all´embargo aggiunge i suoi effetti ai problemi di estrazione in loco: questi ultimi sono provocati dai combattimenti vicino ai pozzi, e dalla paura degli armatori delle superpetroliere. Tutto ciò naturalmente ha un costo anche per le economie dei Paesi consumatori: il venir meno di un milione di barili di greggio libico al giorno, per quanto compensato dall´Arabia Saudita, ha già fatto salire del 25% i prezzi del petrolio in tre settimane.
Solo ieri c´è stata una tregua nei rialzi, dovuta a diversi fattori. L´annuncio di un possibile vertice straordinario dell´Opec ha fatto sperare in un aumento coordinato della produzione: in tal caso all´Arabia Saudita si aggiungerebbero anche Kuwait ed Emirati Arabi Uniti per compensare il crollo della produzione libica. Positive per i mercati anche le voci su un negoziato tra insorti e Gheddafi in vista di un esilio del dittatore. Anche il dibattito che si è aperto in America sul possibile ricorso dell´Amministrazione Obama alle riserve strategiche ha funzionato da calmiere sui prezzi. Ma la situazione del mercato resta tesa, il nervosismo può tornare al primo rovescio.
Di sicuro tra i danneggiati c´è lo stesso regime libico. Il Wall Street Journal ha rivelato che la Morgan Stanley, una delle banche più attive nell´intermediazione di forniture energetiche, per effetto delle sanzioni varate a tempo record da Obama ha dovuto sospendere ogni acquisto di petrolio libico per i suoi clienti. Exxon Mobil, la più grande compagnia petrolifera americana, a sua volta ha annunciato che sta «applicando le sanzioni». ConocoPhillips, altro colosso Usa, fa sapere che la sua esportazione di petrolio libico, che in tempi normali era di 46.000 barili al giorno, è cessata. Anche la britannica Bp ha fatto sapere che «non sta facendo più scambi con la Libia». Per quanto gli Stati Uniti siano un cliente minore per il petrolio libico, l´effetto delle sanzioni si fa sentire sulle attività di trading che coinvolgono società americane tra la Libia e il resto del mondo. L´efficacia delle sanzioni è rafforzata dal congelamento dei beni libici all´estero e dal blocco di ogni transazione finanziaria: non potendo gestire i pagamenti, quasi tutto si sta fermando. La paralisi è aggravata dall´impatto dei combattimenti, che infuriano anche vicino ai terminali petroliferi come Ras Lanuf nella Libia orientale (in mano ai ribelli, è preso di mira dall´aviazione di Gheddafi). Le compagnie di navigazione esitano a mandare le navi petroliere nei porti libici dove potrebbero diventare dei bersagli. Il fatto che molte infrastrutture petrolifere siano finite sotto il controllo degli insorti crea problemi aggiuntivi alle compagnie petrolifere. In aggiunta alle sanzioni le imprese occidentali che fanno trading petrolifero sono in un limbo giuridico: ammesso che riescano a procurarsi delle forniture, non è chiaro se i pagamenti debbano andare al regime di Gheddafi o alle forze ribelli che controllano i terminali (per ora). I problemi assicurativi diventano quasi insolubili. Perciò, malgrado la momentanea schiarita di ieri, i principali attori del mercato energetico sono convinti che il mondo debba rassegnarsi a convivere con il «buco» di un milione di barili al giorno sul fronte libico. Sperando che l´Arabia Saudita e altri paesi dell´Opec continuino a fare da «pompieri» in questo incendio, sempre che non siano loro i prossimi regimi a cadere.