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 2011  marzo 08 Martedì calendario

LIBIA, ECCO I PIANI USA PER FERMARE GHEDDAFI - NEW YORK

Sono cinque gli «scenari di guerra» che la Casa Bianca sta studiando per la Libia. Alcuni desiderabili anche se costosi, altri temuti: tutti e cinque prevedono una internazionalizzazione della guerra civile in atto. Il preferito in assoluto naturalmente è «il sesto»: Gheddafi che si dimette, come ieri sera ha lasciato sperare Al Jazeera, sarebbe un trionfo per le pressioni di Barack Obama. Il presidente americano gli ha intimato di «andarsene subito», e ha lanciato pesanti avvertimenti ai suoi collaboratori «che risponderanno di tutte le loro responsabilità». Per la Casa Bianca è inaccettabile invece lo status quo, il prolungamento della carneficina, il paese spezzato in due: sarebbero troppo alti i costi, non solo umanitari ma economici (caro-petrolio), geopolitici, strategici.
Lo scenario A per Washington è l´intervento militare della Nato con il mandato del Consiglio di sicurezza Onu. È quello che Obama ha in mente quando lancia a Gheddafi l´avvertimento: «In risposta alla violenza che continua, stiamo consultando gli alleati della Nato per un ampio ventaglio di opzioni, inclusa quella militare». Lo stesso presidente auspica però una decisione «della comunità internazionale», più ampia possibile. Una risoluzione Onu spianerebbe la strada a diverse azioni: «Armi ai ribelli», è il primo passo evocato da Jim Carney, portavoce della Casa Bianca. «Soldi agli insorti», aggiunge il democratico John Kerry, vicino a Obama nonché presidente della commissione Esteri al Senato: è lui a suggerire che l´America dirotti verso un «governo provvisorio» di Bengasi parte dei 30 miliardi di beni libici congelati per le sanzioni. E poi la «no-fly zone», l´interdizione dello spazio aereo alle forze di Gheddafi. Con l´avvertenza di William Daley, capo dello staff di Obama: «La no-fly zone non è un videogame». In altri termini: come ammonisce il segretario alla Difesa Robert Gates («non parliamone a vanvera»), va preparata con bombardamenti a tappeto per neutralizzare le difese di Gheddafi. Ma prima ancora di affrontare le incognite militari, questo scenario A si scontra con un ostacolo politico: Russia e Cina finora sono contrarie, e senza di loro la no-fly zone non passa al Consiglio di sicurezza. Di qui lo scenario B, l´opzione immediatamente successiva: a bloccare i massacri di Gheddafi è un intervento militare della Nato in alleanza con la Lega araba e l´Unione africana. Il vantaggio per Obama è la saldatura con il mondo arabo (che ha detto no a un intervento marcatamente «occidentale»). Il presidente premio Nobel della pace darebbe così il segnale che questa non è l´ennesima guerra per il petrolio, non c´è dietro il vecchio riflesso imperialista. Gli svantaggi: il piano B somiglia alla «coalizione dei volonterosi» che George Bush mise assieme per la guerra in Iraq. Non a caso il piano B piace molto ai repubblicani, da John McCain a Mitch McConnell che denunciano «l´inazione di Obama, l´illusione di agire con l´Onu». Infine, che farebbero in quell´ipotesi Russia e Cina? La Casa Bianca è preoccupata per le informazioni della sua ambasciata a Pechino, secondo cui i cinesi starebbero aiutando Gheddafi con forniture di armi. Lo scenario C è la variante «economica», che prevede di «mandare avanti l´Arabia saudita»: prima con aiuti finanziari ai ribelli, poi con un intervento militare. L´America fornirebbe ai sauditi tutto l´appoggio logistico e l´importante copertura della guerra elettronica: spionaggio satellitare, intercettazioni delle comunicazioni.
Vista la confusa situazione in Egitto, nel mondo arabo solo i sauditi hanno i mezzi e possono agire per conto dell´America. Ma vorranno farlo? Qui interviene lo scenario D, il più temuto di tutti, l´Apocalisse che la Casa Bianca evoca anche per sbloccare le resistenze saudite: la Libia diventa un´altra Somalia, la guerra tribale s´incancrenisce, nel caos s´infila Al Qaeda e si conquista quel ruolo da protagonista che finora le è sfuggito nelle altre rivoluzioni arabe. L´internazionalizzazione del conflitto sarebbe inevitabile anche in questo caso, ma avverrebbe nelle condizioni peggiori: per strappare i pozzi petroliferi dalle mani di Al Qaeda. L´elenco degli scenari non è completo senza l´ipotesi E, che in realtà è una variante del primo. La no-fly zone applicata dalla Nato parte come un´operazione condotta dai cieli.
Ma Gheddafi riesce a proseguire le violenze contro i civili, e la no-fly zone risulta insufficiente. Oppure Gheddafi abbatte un aereo americano e cattura dei piloti. Sono situazioni che spingono verso l´escalation con truppe terrestri, in una fase in cui il dispositivo militare americano è già «iper-stressato» dalle guerre in Iraq e Afghanistan. È quel che evoca per Obama la frase del suo amico Colin Powell: «Quando sento che i politici parlano di operazioni chirurgiche, corro a rifugiarmi in un bunker».