Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 8/3/2011, 8 marzo 2011
LA PAX MESSICANA FINISCE IN RISSA
Quello dei miliardari in Messico è un club ristretto. Secondo l’ultima classifica della rivista Forbes, ce ne sono solo nove. Un’oligarchia economico-finanziaria che, con il consenso della classe politica locale, negli ultimi due decenni si è amichevolmente spartita i gioielli del patrimonio pubblico privatizzato.
A ciascuno il suo. E tra loro tutto è filato liscio. Fino ad ora. Ma non più. Perché le linee di demarcazione dei loro feudi si stanno offuscando. E il più potente di tutti, Carlos Slim Helù, che con un patrimonio stimato a 70 miliardi dollari non è solo l’uomo più ricco del Messico ma del mondo, è accusato da due suoi compagni di miliardi di voler sconfinare nel terreno loro. E viceversa.
Slim è il padrone dei telefoni, con la TelMex che controlla il 79% del mercato delle linee telefoniche terrestri e l’America Movil che ha il 71% di quelle mobili. Ricardo Salinas Pliego e Emilio Azcárraga Jean controllano il mercato televisivo. Il primo con TV Azteca e il secondo con il Grupo Televisa, il più grande impero televisivo in lingua spagnola del mondo. E poiché telecomunicazioni e televisione stanno fondendosi in un unico settore, la Pax Mexicana si è rotta.
Ad aprire le ostilità il mese scorso è stata Televisa con un esposto all’authority, la Commissione federale per la competizione, in cui ha accusato TelMex di usare la pay-per-view satellitare DishMexico come cavallo di Troia per violare la normativa antitrust ed entrare nel settore televisivo. «TelMex sta fornendo a DishMexico i decoder, i mezzi per le installazioni, i call center e il sistema di gestione dei clienti», ha denunciato Televisa, secondo la quale la compagnia telefonica deterrebbe già un’opzione per l’acquisto di quote di DishMexico. Opzione dichiarata nei documenti depositati da TelMex presso la Sec, la Consob americana.
La società di Slim ha risposto dapprima a parole, smentendo qualsiasi partecipazione nella pay-per-view e dicendo che un eventuale ingresso nel suo azionariato avverrebbe «in futuro e solo se autorizzato». E poi nei fatti, disdicendo tutte le sue campagne pubblicitarie nelle reti Televisa. Una potenziale perdita di 75 milioni di dollari, pari al 3,8% del budget pubblicitario delle televisioni di Azcárraga. E una fetta sufficientemente sostanziosa per portare gli analisti a dire che, senza di essa, Televisa non riuscirà a raggiungere il target di entrate annunciato per il 2011.
Ufficialmente Arturo Elias, genero e portavoce di Slim, ha spiegato che la decisione è stata di natura commerciale: le tariffe di Televisa erano diventate troppo alte. Ma non gli ha creduto pressoché nessuno.
Nello scontro si è poi inserito anche Salinas, annunciando che la sua Tv Azteca non avrebbe più accettato pubblicità del gruppo telefonico di Slim fin quando non ridurrà le tariffe imposte alle concorrenti più piccole che si servono della sua rete. A partire ovviamente da Iusacell, la società di telefonia mobile e internet appartenente allo stesso Salinas.
In sostanza, tre oligopoli sono scesi in guerra tra loro, accusandosi a vicenda di violare la concorrenza. Colta nel mezzo è l’authority, che entro luglio dovrebbe completare uno studio sul possibile eccesso di posizione dominante del gruppo TelMex.
«Come tutte le crisi, questa dovrebbe essere un’opportunità», ha dichiarato ottimista Eduardo Perez Motta, presidente dell’antitrust.
È quello che si augurano i consumatori messicani, che sono stati finora fortemente penalizzati dalla mancanza di concorrenza risultata dal programma di privatizzazioni gestito negli anni 90 dall’allora presidente Carlos Salinas de Gortari.
Che si sia trattato di una vera e propria svendita agli amici degli amici in pieno stile post-sovietico, non lo dicono i cultori dello statalismo. Lo ha scritto nel 2008 l’allora ambasciatore americano in Messico Tony Garza. In un messaggio al dipartimento di stato reso pubblico da WikiLeaks, Garza spiega che le privatizzazioni «hanno creato monopoli privati, a vantaggio degli uomini d’affari più furbi». In particolare fa riferimento proprio a Slim e a Salinas. Ecco come: «Gli aspetti negativi di questa concentrazione di beni e potere economico non può essere sottovalutata, perché molti di questi individui controllano ora monopoli e oligopoli che frenano la crescita economica. Slim, Salinas e gli altri hanno usato il loro potere per influenzare la politica economica del paese, favorire i loro interessi e danneggiare i concorrenti».