Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 08 Martedì calendario

ENERGIA VERDE, PER VOCE ARANCIO

Negli ultimi anni il settore delle energie rinnovabili in Italia è cresciuto in maniera eccezionale. Tra il 2008 e il 2010 l’intero comparto ha registrato un incremento del 12%.

Lavoratori del settore rinnovabili nel nostro paese: 50mila, di cui 15mila solo per il fotovoltaico (dato Nomisma).

Nel 2010 le energie rinnovabili hanno ricevuto incentivi per 2,7 miliardi di euro.

La settimana scorsa il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legislativo per regolamentare gli incentivi energetici. Questi i punti principali:
• Le agevolazioni dell’eolico saranno tagliate del 22%, con valore retroattivo;
• Fino al 31 maggio rimarranno invariati gli incentivi per il fotovoltaico, secondo il sistema del Terzo Conto Energia. Saranno poi regolamentati (e probabilmente ridotti) da un decreto del ministero dello Sviluppo economico, atteso entro il 30 aprile;
• Dal 2013, gradualmente, tutte le costruzioni nuove, e anche quelle oggetto di importanti ristrutturazioni, dovranno ricorrere ad almeno il 50% di energia verde;
• Sui terreni agricoli sarà possibile installare pannelli fotovoltaici fino a una potenza massima di 1 megawatt, usando non più del 10% della superficie coltivabile.

«È orribile vedere clivi destinati a bellissime colture degradati dai riflessi del sole sui pannelli fotovoltaici. Siamo quindi in linea perfetta con quanto indicato dal decreto» (Franco Varraschina, presidente della Copagri).

Nel 2009 l’elettricità prodotta in Italia con fonti rinnovabili è aumentata del 13%: l’eolico è cresciuto del 35%, gli impianti solari del 418%.

Secondo le direttive dell’Unione Europea, entro il 2020 il 17% di tutti i consumi energetici dovranno derivare da fonti rinnovabili.

Gli incentivi per le rinnovabili nel nostro paese finora sono stati tra i più ricchi del mondo. Per esempio, mentre il costo medio dell’energia si aggira sui 6-7 centesimi a chilowattora, chi produce elettricità con il fotovoltaico la vende a un prezzo tra i 30 e i 45 centesimi.

«Come risultato, l’Italia si è riempita in pochi anni di impianti fotovoltaici. E non soltanto sui tetti delle case, dove c’è circa metà della potenza installata. I pannelli hanno invaso pure il territorio. Dei 295 megawatt operativi in Puglia, 239 sono prodotti da 497 impianti collocati su 358 ettari di terreni agricoli. Per non parlare delle pale eoliche, diventate l’ossessione degli ambientalisti. Grazie a un sistema assurdo di incentivazione hanno finito per metterle anche dove tira una leggera brezza. Con la scusa poi delle carenze nella trasmissione, è stato previsto una specie di indennizzo di “mancata produzione” dovuta alla impossibilità di immettere l’elettricità nella rete» (Sergio Rizzo, Corriere della Sera).

Ma installare pannelli fotovoltaici sul tetto della propria casa conviene? Una prima discriminante sono i fattori geografici, ad esempio la latitudine che modifica l’irraggiamento solare. Per esempio, un impianto fotovoltaico di 8 metri quadri installato su un’abitazione della provincia di Milano produce 1.167 kwh, gli stessi 8 metri quadri a Roma producono 1.477 kwh (fonte ministero dell’Ambiente).

Un pannello fotovoltaico di potenza nominale pari ad 2 kw, installato in Lombardia, costa tra i 12 e i 15.000 euro, occupa una superficie di 16 mq e produce circa 2.500 kwh all’anno (senza dimenticare che questo sistema evita l’immissione nell’atmosfera di quasi due tonnellate di anidride carbonica). Tenendo presente che il consumo medio di energia elettrica di una famiglia va da 3.000 a 4.000 kwh/anno e che il costo dell’energia è di 0,16 euro al kwh e viene rivebduta a 0,40 euro, è possibile calcolare il costo della realizzazione dell’impianto fotovoltaico e del tempo necessario al suo ammortamento. Per impianti di 2/3 kW i costi iniziali da sostenere vanno da 20.000 a 30.000 euro e il tempo necessario per ammortizzare il costo è di circa 12-14 anni. Durante questo arco di tempo si rientra dell’investimento inziale e in più si risparmia il costo della bolletta elettrica, dal momento che si utilizza l’energia prodotta dal pannello. Dopo si otterranno profitti netti.

In pratica, cosa bisogna fare per montare i pannelli solari sul tetto di casa? Secondo quanto previsto dall’ultimo decreto, il proprietario dell’immobile presenta al comune (su carta o via web), almeno trenta giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori, una dichiarazione accompagnata dai progetti e da una dettagliata relazione firmata da un progettista abilitato. È necessario che sia provata la compatibilità del progetto con le regole urbanistiche, edilizie, sanitarie e di sicurezza. Dopo un mese, se il comune non ha risposto, scatta il silenzio assenso e si possono cominciare i lavori.

Per i pannelli solari termici (quelli che scaldano solo l’acqua, senza produrre corrente) la procedura è ancora più semplice: l’installazione è considerata una normale attività edilizia libera. Basta dare comunicazione al comune anche per via telematica.

È possibile anche realizzare da soli un pannello solare. Qui vi proponiamo un video che spiega dettagliatamente la procedura: (video).

Il pannello solare più semplice ed economico da realizzare in proprio è quello termino, in grado di produrre acqua calda sanitaria. Leggi qui le istruzioni del sito www.solareeolico.it.

Enzo Galantini Ferrari, inventore di un pannello solare termico che è possibile realizzare da soli spendendo circa 50 euro. Ribattezzato “pannello Panda”, perché utilizza il vetro di una Fiat Panda per coprire gli elementi del collettore solare, può essere riprodotto seguendo queste indicazioni.

Gli incentivi per le energie rinnovabili gravano sulle bollette di tutti. Nel 2010 ogni famiglia ha pagato in media 24,5 euro per finanziare le fonti alternative (rilevazione Asso energie future).

Dal 2007 in poi sono state presentate domande per impianti alternativi per 130 mila megawatt. È sufficiente considerare che negli ultimi cento anni sono stati installati impianti per 105 mila megawatt.

Secondo le associazioni del settore (Asper, Assosolare, Asso Energie Future, Gifi), i tagli agli incentivi rischiano di bloccare commesse per circa 40 miliardi di euro e mettono in discussione il posto di lavoro di quasi diecimila addetti. Giovedì mattina scenderanno in piazza a Roma per protestare.

Secondo l’ultimo decreto, le aziende che non riusciranno a rendere operativi gli impianti entro i prossimi tre mesi saranno tagliate fuori dagli attuali incentivi. Se si considera che per l’allacciamento di un piccolo impianto occorrono circa 70 giorni lavorativi, che salgono a 150 per una struttura più grande, si comprendono le preoccupazioni delle associazioni di settore.

A oggi in Italia ci sono 3 gigawatt di potenza elettrica installati in pannelli fotovolatici. Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano: «Il problema è che le autorizzazioni già richieste per nuovi impianti sono pari ad altri 4 gigawatt. Nel momento in cui fossero tutte approvate, ci troveremmo, nel giro di pochi mesi, con 7 gigawatt di potenza installata. Ma il nostro piano energia prevede un massimo di 8 gigawatt di solare fino al 2020. In pratica avremmo già raggiunto l’obiettivo nel 2011. E poi?».

Mentre le aziende installatrici di impianti verdi hanno visto un boom, non è successo altrettanto per la produzione degli impianti e dei loro componenti. Nel settore eolico l’egemonia è in mano alla danese Vestas e all’americana General Electric. Nel fotovoltaico il campo è dominato dai cinesi.

Il problema è confermato da Giuseppe Mastropieri, di Nomisma Energia: «Nella corsa ad approfittare degli incentivi, le aziende si affannano a installare più pannelli che possono, il più in fretta possibile. Dunque, importando componenti. Con le potenzialità che ha il mercato italiano del solare, se le prospettive fossero un po’ più a lunga scadenza, le stesse aziende, probabilmente, penserebbero, invece, a produrre componenti qui, sul suolo italiano».

Non subirà tagli particolari invece il settore dell’energia da biomasse (legni, rifiuti, scarti vegetali, biogas), che da solo vale la metà di tutto il reparto rinnovabili. Anzi, secondo Alessandro Marangoni, capo dell’Osservatorio Agroenergia, una maggiore regolamentazione degli incentivi del fotovoltaico e dell’eolico, permetterà alle biomasse di affermarsi sempre di più come fonte alternativa, «fino ad arrivare a un valore di 20 miliardi di euro da qui al 2020».

A Montalto di Castro si trova il più grande impianto fotovoltaico d’Italia, grazie al quale il piccolo comune del viterbese ha ottenuto l’autosufficienza energetica. L’impianto genera circa 40 gwh, permettendo di tagliare circa 22.000 tonnellate ogni anno di emissioni di anidride carbonica.