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 2011  marzo 08 Martedì calendario

D’Annunzio chiese aiuto a Benito Mussolini - Il carteggio fra Gabriele d’Annunzio e Benito Mus­solini venne pubblicato nel 1971, da Mondadori, con il titolo D’Annunzio, Mussolini e la politica ita­liana 1919-1938

D’Annunzio chiese aiuto a Benito Mussolini - Il carteggio fra Gabriele d’Annunzio e Benito Mus­solini venne pubblicato nel 1971, da Mondadori, con il titolo D’Annunzio, Mussolini e la politica ita­liana 1919-1938 . Nonostante l’au­torevolezza dei curatori, Renzo De Felice e Emilio Mariano, è un’opera ormai introvabile e biso­gn­osa di aggiornamenti storiogra­fici: anche per il nuovo materiale­documentario e fotografico - ac­quisito negli anni. L’ultimo documento è arrivato al Vittoriale degli Italiani ieri, inat­teso, durante la cerimonia per il 73˚ anniversario della morte del poeta. Una giornata di festa, con la piantumazione di venti cipres­si, per sostituirne altrettanti cadu­ti dalla m­orte di d’Annunzio a og­gi e che miglioreranno la posizio­ne del Vittoriale nella classifica dei dieci più bei parchi d’Italia. Poi la donazione da parte del mae­stro Ettore G­reco di una potentis­simo bronzo raffigurante, a gran­dezza naturale, un San Sebastia­no, perché quest’anno ricorre il centenario del Martyre de Saint Sébastien scritto da d’Annunzio, musicato da Debussy e interpreta­to da Ida Rubinstein. Poi l’innalza­mento delle bandiere di Pescara, città natale, e di Gardone Riviera­in omaggio ai Gemellaggi Dan­nunziani, che comprendono già 39 luoghi- alla presenza dei sinda­ci Luigi Albore Mascia e Andrea Cipani. Infine - ma trascuro molti altri eventi - l’ormai tradizionale donazione di nuovi documenti: la famiglia Cosimi ha depositato quelli del capitano (poi generale) Mario Sani, uno dei principali col­lab­oratori del Comandante d’An­nunzio; il collezionista e studioso luganese Giovanni Maria Staffie­ri, generoso sostenitore del Vitto­riale, ha fornito un carteggio fra il poeta e la pittrice Romaine Broo­ks. Ma Staffieri aveva anche una sorpresa, per me, per amicizia. «La conosci questa?», mi ha chie­­sto, sornione,all’ultimo momen­to. E mi ha messo in mano dei fo­gli con l’inconfondibile calligra­fia, su carta con motto «Per non dormire». È una lettera scritta a Mussolini il 7 settembre 1919, cinque giorni prima della presa di Fiume.Fino­ra si credeva che l’annuncio fosse stato dato al duce del fascismo na­scente l’11 settembre, («Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi»). Il nuovo documen­to, di eccezionale bellezza nella sonorità della lingua, dimostra che i legami fra i due erano più stretti e assidui di quanto si pen­sasse, e che d’Annunzio sperava davvero nell’aiuto di Mussolini e delle sue squadre in via di forma­zione, oltre che sul suo appoggio giornalistico: «Confido nel vostro appoggio e sostegno fra coloro che, vili, temeranno questa mano armata. La Storia serberà allori per coloro che avranno operato per il glorioso epilogo. Viva l’Ita­lia! ». In realtà Mussolini non crede­va che l’impresa sarebbe riuscita, e si limitò a un sostegno formale, tanto che già il 20 settembre il vate gli scrisse una lettera piena di in­sulti che il duce ebbe la sfrontatez­za di pubblicare, censurata e ri­montata, facendola passare per una lettera di lodi. Poi si limitò a promuovere una sottoscrizione per Fiume che fruttò quasi tre mi­lioni di lire. In ottobre consegnò a d’Annunzio, di persona, le prime 857.842 lire, e non si è mai saputo quanto abbia versato del resto; so­spettato di essersi tenuto gran par­te del denaro per finanziare il fa­scismo, ottenne una dichiarazio­ne pubblica ne­lla quale il Coman­dante riconosceva di averlo auto­rizzato a trattenere una cifra im­precisata per i suoi «combatten­ti »: i quali, a Fiume, erano una mi­noranza. Per troppi anni, fino ai più re­centi, si è considerata l’impresa fiumana soltanto come un episo­dio di acceso nazionalismo, o ad­dirittura la culla del fascismo. In realtà Fiume fu anzitutto uno stra­ordinario, avanzatissimo, esperi­mento libertario, a partire dalla Costituzione scritta dal poeta e dal sindacalista rivoluzionario Al­ceste De Ambris. Anche per que­sto Mussolini - che stava prepa­rando l’alleanza con i poteri forti, monarchia, Chiesa, esercito, pro­prietari - non vi credette, e lasciò senza intervenire che nel 1920 Giolitti ordinasse il «Natale fiuma­no di sangue», facendo attaccare la città dall’esercito. Nei primi giorni del 1921 comin­ciò la lenta evacuazione dei militi dannunziani. Il Comandante si trattenne fino al 18 gennaio, in uno stato di scoramento ma an­che di orgoglio. Ciò che aveva cre­ato sarebbe rimasto nella storia. «Nudi alla meta», aveva detto d’Annunzio in una delle sue innu­merevoli arringhe, aggiungendo che«Chi s’arresta è perduto»e in­timando di «Marciare non marci­re »: slogan che ricompariranno presto sui muri delle case durante un ventennio del quale il poeta era stato un inconsapevole pre­cursore, insegnando che era pos­sibile ribellarsi allo Stato anche con le armi e a considerare il Ca­po un demiurgo capace di cam­biate la vita di tutti, oltre che la pa­tria. Mussolini imparò, dalla lezio­ne di Fiume, che era possibile met­t­ere in crisi la classe dirigente libe­rale facendo ricorso alla retorica del patriottismo, mentre Vittorio Emanuele III dovette rendersi conto di non poter contare sulla totale fedeltà dell’esercito,consta­tazione che ebbe un peso rilevan­te nei giorni della marcia su Ro­ma. Come ha scritto Emilio Genti­le, l’ideologia realistica di Mussoli­ni «era assolutamente estranea al fervore morale, allo spirito liberta­rio ed autonomista (…) e al confu­s­o ma sincero ribollimento di pro­positi rivoluzionari dell’ambien­te fiumano ».Dal fiumanesimo i fa­sci­sti presero solo l’apparato este­riore, aggiungendovi il manganel­lo e l’olio di ricino. E mai si sareb­be sentito, durante il regime,il sa­luto finale che d’Annunzio lanciò dal balcone del municipio: «Viva l’Amore! Alalà!». Per paradosso sarà proprio Mussolini a annettere Fiume al­­l’Italia, nel 1924, con il Trattato di Rapallo.Ma il risultato non sareb­be stato possibile senza l’impresa di d’Annunzio. Che, giustamen­te, nella lettera pubblicata qui per la prima volta, conclude: «Final­mente la nuova impresa suggelle­rà la fine della splendida saga dei Mille, aggiungendo eroi ad eroi». *Presidente del Vittoriale degli Italiani *** la lettera «Caro Benito, parto confidando nel tuo appoggio» di Gabriele d’Annunzio Mio caro Mussolini, siamo finalmente giunti alle bat­tute finali per il giorno da me tanto atteso. I fanti ardono, pronti al Santo Sacri­fizio, uniti nei cuori ai loro compagni futuristi. Sono queste notti frenetiche di du­ro lavoro, per garantire la conquista della «Cima» per la quale sarà dolce morire. Il sottotenente Granjacquet mi ha offerto il comando assoluto, che ho Pubblichiamo la lettera datata 7 settembre 1919 di Gabriele d’An­nunzio a Benito Mussolini ( nella fo­to, l’ultima pagina). Il Vate annun­ciava la sua decisione irrevocabile di assaltare Fiume. La città verrà presa il 12 settembre 1919. accettatyo e del quale mi onoro. Una febbre insopportabile affatica le mie membra, rendendo tutto più arduo; ma nulla mi può fermare. I motori ormai caldi attendono so­lo la ferma mano che li guidi a compi­mento estremo. Finalmente la nuova impresa sug­gellerà la fina della splendida saga dei Mille, aggiungendo eroi ad eroi. Confido nel vostro appoggio e so­stegno fra coloro che, vili, temeran­no questa mano armata. La Storia serberà allori per coloro che avran­no operato per il glorioso epilogo. Viva l’Italia! 7 settembre 1919