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 2011  marzo 08 Martedì calendario

Ex ministri e ambasciatori il volto dell’opposizione - Il pattugliatore «Libra» è ormeggiato nel porto di Bengasi, la capitale della Cirenaica liberata

Ex ministri e ambasciatori il volto dell’opposizione - Il pattugliatore «Libra» è ormeggiato nel porto di Bengasi, la capitale della Cirenaica liberata. Sono gli aiuti umanitari per una popolazione stremata. Una missione pilotata, concordata con quello che si presenta come il governo provvisorio della Libia post Gheddafi. I rapporti di Roma con Bengasi sono stati allacciati grazie ai contatti con la filiera degli ambasciatori che hanno abbandonato il raiss e si sono messi al servizio «dell’unità nazionale, della libertà e della sicurezza della Libia». Contatti stretti «seppur in maniera discreta», precisa il ministro degli Esteri Frattini che ricorda come «noi abbiamo conoscenze migliori di altri e infatti siamo spesso richiesti in queste ore». «Gli inglesi ci hanno provato, ma il Consiglio ha detto “ci rifiutiamo di incontrarli”». Invece, sottolinea il capo della Farnesina, «noi conosciamo l’ex ministro della Giustizia che ora è a capo del Consiglio di Bengasi. Conosciamo quella rete di ambasciatori libici che hanno detto che, da ora, sono al servizio del popolo libico (e non più del regime)». «Alcuni di loro - ha concluso Frattini - stanno esercitando un’azione importante per coagulare un consenso» E questo aiuta a capire quello che sta succedendo: nessuna vocazione secessionista da parte della Cirenaica ma il tentativo di cancellare il regime Gheddafi. Si chiama Consiglio nazionale libico, Cnl, l’organismo provvisorio di governo della Libia. Ne fanno parte 30 membri, solo alcuni nomi sono noti. E sono radicati per il momento soltanto a Bengasi e in Cirenaica. Il Cnl è guidato dall’ex ministro della Giustizia, Mustafa Abdel Jalil, bengasino anche lui come lo è l’ex ministro dell’Interno, Abdulfettah Farag Al Obedi, passato con i rivoltosi poche ore dopo essere stato spedito a Bengasi da Gheddafi per trattare con la Cirenaica in rivolta. I due ex ministri non sono gli unici amici della diaspora interna al regime. Si fa fatica a ricostruire l’identità dell’opposizione in Libia, dopo 41 anni di Gheddafi. Basti pensare al massacro avvenuto nel 1996 nel carcere di Abu Salim di 1200 detenuti. Oppositori, islamisti, prigionieri comuni. Una mattanza riconosciuta dallo stesso regime. Uno degli avvocati delle famiglie delle vittime, Fathi Terbil, ha rappresentato la minaccia che ha fatto deflagrare la Libia, il 17 febbraio scorso. L’avvocato Terbil adesso è uno dei trenta componenti del Cnl. Negli ultimi 41 anni gli oppositori di Gheddafi sono stati figli di quel regime, ministri o presidenti di governi cancellati e spariti nel nulla. Alla fine degli Anni 70, il leader fece ammazzare all’estero gli esuli che non vollero far ritorno a casa. E poi c’è stata sempre la Cirenaica, le tribù di quella regione che non hanno mai trovato una intesa duratura con Tripoli, con Gheddafi. In una delle prime interviste, Seif Al Islam, il figlio (ex) riformatore del regime, in questi giorni di guerra civile, dopo aver ripetuto a mo’ di cantilena, la storia che sono i terroristi di Al Qaeda a fomentare la rivolta in Cirenaica, ha detto - contraddicendo quanto affermato con maggior enfasi dal padre - che «i capi della rivolta tre settimane fa parlavano di riforme con mio padre». Terroristi o capi tribù? Di certo, nel Cnl c’è il professore di Scienze politiche Fathi Mahamad Baja, ex dirigente di una banca agricola, e Zubiar Ahmed Al Sharif, uno dei prigionieri politici liberati. In questi ultimi anni, grazie alla fondazione Gheddafi guidata dal figlio Seif, sono stati scarcerati centinaia di militanti del gruppo islamista combattente, da non confondere con i Fratelli Musulmani. E una vocazione islamista è molto presente nell’opposizione in Cirenaica. Naturalmente un peso importante l’avrà la filiera diplomatica che si è schierata contro Gheddafi. A partire dall’ambasciatore all’Onu, Abdurrahim Shalgam, di Ghat, compagno di scuola di Muammar Gheddafi. Console a Palermo, ambasciatore a Roma e poi ministro degli Esteri prima di approdare alle Nazioni Unite dove, il Cnl di Bengasi, lo ha nominato suo rappresentante. Con Shalgam si è schierato anche l’ambasciatore libico a Roma, Hafed Gaddur, prima console a Palermo poi ambasciatore presso la Santa Sede e, infine, a Roma. Ci sono poi gli ambasciatori in Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Grecia e Malta. Il Cnl sta muovendo i suoi primi passi dialogando proprio con Roma e assicurando che gli accordi in materia di contrasto all’immigrazione clandestina rimangono validi, mentre Gheddafi minaccia di far arrivare in Italia, in Europa, migliaia e migliaia di disperati. Ma soprattutto, il Cnl chiede alla comunità internazionale un aiuto militare, dichiarandosi a favore della costituzione della no fly zone.