Giuseppe Videtti, la Repubblica 28/2/2011, 28 febbraio 2011
Il pianista iraniano Ramin Bahrami, 34 anni, figlio di un ingegnere mezzo tedesco imprigionato e ucciso dai musulmani dell’Ayatollah Khomeyni, suona solo Bach, di cui è uno dei maggiori interpreti al mondo: «Mi ha insegnato a convivere col dolore, ad avere dignità e controllo anche nella disperazione, a non piangere se non in solitudine, perché non voglio né compassione né finta amicizia
Il pianista iraniano Ramin Bahrami, 34 anni, figlio di un ingegnere mezzo tedesco imprigionato e ucciso dai musulmani dell’Ayatollah Khomeyni, suona solo Bach, di cui è uno dei maggiori interpreti al mondo: «Mi ha insegnato a convivere col dolore, ad avere dignità e controllo anche nella disperazione, a non piangere se non in solitudine, perché non voglio né compassione né finta amicizia. Mio padre mi scriveva dal carcere: “Frequenta Bach, non ti lascerà mai solo”. Gli ho dato ascolto, e Bach mi ha salvato dal suicidio. Ho scelto di non drogarmi, di non bere, ma di suonare. E di suonare solo Bach».