Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 28 Lunedì calendario

Vittorio Emanuele II, erede al trono del Regno di Sardegna e futuro re d’Italia, ventisette anni, quattro figli e uno in arrivo, nel 1847 conobbe Rosa Vercellana, soprannominata “bela Rosìn”

Vittorio Emanuele II, erede al trono del Regno di Sardegna e futuro re d’Italia, ventisette anni, quattro figli e uno in arrivo, nel 1847 conobbe Rosa Vercellana, soprannominata “bela Rosìn”. Quattordicenne figlia di un tamburo maggiore dell’esercito (un sottufficiale pari grado al sergente maggiore), la vide per la prima volta affacciata a un balcone di Racconigi alla fine di una battuta di caccia: viso squadrato, carnagione perfetta, lineamenti decisi, bocca carnosa, occhi distanti e scuri, una gran massa di capelli corvini, petto ampio. S’innamorarono presto. Vittorio Emanuele restò vedovo nel 1855, ma potè sposare Rosina solo con nozze morganatiche contratte nel 1869 in articulo mortis (quando l’avevano precipitosamente dato per spacciato, dato che morì solo nel 1878). Con lei ebbe due figli, Vittoria ed Emanuele Alberto, ai quali fu dato il cognome di “Guerrieri”, conti di Mirafiori e Fontanafredda (titoli ereditati dalla madre). Rosina lo seguì sempre: a Torino, a Firenze quando la capitale venne spostata lì, infine a Roma.