Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 06 Domenica calendario

«Per riscattare la mia vita allevo piccioni viaggiatori» - E poi d’improvviso, quasi con un giochetto di prestigio, si sfila quella capsula bianca che sta al posto dell’incisivo sinistro, e allarga un sorriso sdentato ­sdentato e infantile e minaccio­so

«Per riscattare la mia vita allevo piccioni viaggiatori» - E poi d’improvviso, quasi con un giochetto di prestigio, si sfila quella capsula bianca che sta al posto dell’incisivo sinistro, e allarga un sorriso sdentato ­sdentato e infantile e minaccio­so. Mike Tyson è rinato. Ed è sor­prendente ascoltarlo: non ci cre­di che sia proprio lui quello che chiamavano «l’uomo più cattivo del mondo».Però il buco tra i den­ti se lo tiene ancora, pronto a esi­birlo, pronto a ricordare che, più delle testate di Holyfield, è la vita a sfasciare un sorriso se la vivi sul ring sbagliato. Galera, cocaina, una figlia morta a quattro anni, bancarotta, trecento milioni di dollari buttati via, stupri, violen­za. Basta. Il fu Iron Mike ha appe­na parlato con gioia entusiasta, qui in una saletta del Ritz Carl­ton, per la prima volta dell’incre­dibile passione – l’allevamento e le gare dei piccioni viaggiatori co­me l­i racconterà da venerdì su Di­scovery Channel di Sky - che gli ha fatto dare il primo pugno: ave­va nove anni, i bulli della squalli­da Brownsville vicino a Brooklyn staccarono la testa a uno dei suoi piccioni e gli spruzzarono il san­gue sulla faccia. Allora pum! Sen­za controllarsi. Pum! «È stata la mia prima volta che ho fatto a pu­gni, il giorno più terrificante della mia vita». La voragine nel sorriso di un ragazzone bipolare con la esse sibilante, buono e bestiale, ha iniziato ad aprirsi quel giorno e solo oggi, a 44 anni, lui scopre che è sempre più piccola ma che, senza accorgersene, le cicatrici della gloria sono ormai diventate lunghe così. Forse, Tyson, dopo le gran­di tragedie si ritorna un po’ bambini. «Quando è morta la mia picco­la Exodus ( uccisa nel 2009 da un incidente domestico –ndr)ho vo­luto vivere meglio anche per lei. Ho alzato la qualità della mia vi­ta, prego Allah, curo i miei figli. E allevo piccioni». Gli uccelli sono simbolo di libertà. «Per me sono simboli di pa­ce ». Ora lei si sente un uomo li­bero? «La libertà è solo una percezio­ne. Ognuno ha la propria e io ho la mia. Quando vado a teatro mi sembra che gli attori siano una delle più grandi espressioni di li­bertà: possono cambiare perso­naggio ogni volta». Ha rimpianti? «No,prendo la vita com’è e ac­cetto ciò che dio mi dà. Io sono qui grazie alla boxe. Senza boxe, forse sarei in galera». Quindi qualcosa ha impa­rato da tutto questo. «Sì. Direi che il troppo presto non è mai troppo bene. Che tutti noi siamo qui di passaggio. E che spesso nulla è come sembra». Allora se la sente di dare consigli? «Sì, ma visto i disastri che ho combinato, forse è meglio non seguirli (sorride con la capsula al posto giusto – ndr)». Li dia lo stesso. «Bisogna capire gli sbagli. Cre­derci sempre. Non mollare mai. Ed essere flessibili». Ad esempio? «Io ho sempre pensato a fare il duro, a spaccare tutto, a non pie­garmi. Poi ho scoperto di essere anche una persona divertente e che talvolta è più semplice rider­ci sopra che tirare un pugno». Perciò qualche volta reci­ta in commedie tipo «Una notte da leoni». «Hanno anche proposto un biopic sulla mia vita con Jamie Foxx nella parte di Tyson». Qualcosa tipo «Toro scate­nato »? «Grande film, quello. Più che per le scene di pugilato, è bello per come racconta la parabola di Jake La Motta. Ma la mia vita non è ancora finita e quindi pre­­ferisco aspettare che girino un film su di me». Intanto vive a Las Vegas. «Non ho abbastanza soldi, al­trimenti vivrei a Ponza». L’isola di Ponza, chi l’avrebbe detto. «Oppure a Sanremo». Comunque in Italia. «Dove c’è Berlusconi, vero? So che in questo periodo ha grandi problemi. Ma mi sembra un brav’uomo». Mike Tyson è diventato buono. Una sorpresa ben più grande di quando di­ventò il più giovane cam­pione del mondo dei pesi massimi. «Dopo tutta la cocaina che ho tirato, finalmente adesso ho una vita pulita e cerco di essere il miglior padre possibile (ha sette figli da donne diverse – ndr). E’ molto bello, non me l’aspettavo così bello». Quando è caduto in disgra­zia, molti dei suoi collabo­ratori l’hanno abbandona­ta. «Se finisci all’inferno, nessu­no ti vuole accompagnare. E’ na­turale e comprensibile. E io pos­so essere arrabbiato solo con me stesso». E cosa si dice quando si guarda allo specchio? «Vedo un ragazzo che ha avu­to una vita parecchio brutta e che si sta rimettendo insieme pezzo dopo pezzo». Magari le verrà voglia di tornare sul ring per raci­molare un po’ di soldi. «No. Io sono fortunato se rie­sco ancora ad alzarmi dal ces­so senza avere mal di schiena, perciò non tornerò mai più a boxare. Anche adesso corro (è in forma strepitosa, dimagritis­simo – ndr), sollevo pesi legge­ri ma niente pugni». Lei ha picchiato per vivere ed è vivo dopo essere stato picchiato. Alla fine, che co­sa fa di un uomo un uomo vero? «La missione che si è scelto. Il suo progetto. Il resto non con­ta proprio o viene molto dopo. Ma molto davvero».