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 2011  marzo 07 Lunedì calendario

Pastori sardi alla guerra “Pronti a bloccare l’isola” - Anche Gianni dice che non ce la fa più, «e quest’estate sarà rivolta»

Pastori sardi alla guerra “Pronti a bloccare l’isola” - Anche Gianni dice che non ce la fa più, «e quest’estate sarà rivolta». Alle 9 del mattino le 500 pecore della famiglia Secci sono già partite per il pascolo, su verso il Monte Linas, e nella cisterna della mungitrice elettrica hanno appena versato l’incasso della giornata: 460 litri di latte, 260 euro. Lavorano in quattro e campano in sette, i Secci. E sempre peggio. «Ci stanno togliendo anche la dignità», dice Francesca, la madre di Gianni: «E’ come essere circondati da una banda di sciacalli. Le sementi, i mangimi, la corrente, tutto aumenta e il nostro guadagno cala. Ma tanto siamo solo pastori, chi si interessa di noi?». Mercoledì, con le magliette blu del «Movimento Pastori Sardi», una loro delegazione era in Piazza San Pietro, da Papa Benedetto XVI: «Voi Santità siete il principale pastore di anime della terra, noi siamo umili pastori di pecore». L’ultima volta, sulla strada per Roma, la polizia li aveva fermati al porto di Civitavecchia. Era fine dicembre, sono tornati con i lividi e denunce. «Perchè ci succede pure questo - dice Felice Floris, uno dei fondatori del Mps -, le mazzate. Eppure vogliamo solo far conoscere la nostra vita, la nostra storia, le speculazioni che uccidono noi pastori e truffano i consumatori». Non è solo Gianni a parlare di rivolta. Anche Oscar Frau, agronomo, 750 pecore al pascolo: «E’ saltato l’equilibrio tra costo di produzione e prezzo, è diventato un lusso anche seminare erba». Quest’estate, al segnale di Felice Floris e degli altri del Movimento Pastori Sardi, ci sarà anche Oscar. «Dalla Regione nessun aiuto, dal governo silenzio. Per farci sentire non ci resta che la paralisi totale dell’Isola - prevede Floris -. Possiamo contare sul nostro "esercito" che può arrivare a 20 mila pastori. Ogni fine settimana riusciamo già a spostarne 5 mila». Gente seria, i pastori. E decisa. In Sardegna sono almeno 50 mila, con più di tre milioni di pecore. «Qui a Siliqua ci sono 180 aziende agricole su 3 mila abitanti, e le comunità si reggono sulla pastorizia nella regione», dice Floris. E giù con l’elenco di dati, leggi, cifre, conti, maledizioni. «A Bruxelles l’agricoltura che interessa è vacche e cereali. Noi, anche se in Sardegna produciamo 400 milioni di latte di pecora all’anno, la metà della Grecia e più di Spagna e Francia messe assieme, è come se non esistessimo. La verità è che vogliono eliminare i pastori. E tutto deve diventare industria e grande distribuzione». Le prove generali le hanno già fatte. Assalto alle navi a Porto Torres, Olbia, Cagliari. «Portano qui pecore che arrivano chissà da dove, e ci ritroviamo con malattie ed epidemie finora inesistenti. In base ad una legge comunitaria è l’ultimo timbro ad attestare la provenienza dell’animale, e così spediscono qui le pecore, magari quelle spagnole che pesano tre volte più delle nostre, per rivenderle come "ovino macellato in Sardegna". Cosa ne sa il consumatore? E succede anche con i maialini tedeschi, che una volta finivano negli inceneritori. Adesso li mandano qui a morire, e poi finiscono nei supermercati come prodotto sardo». Il blocco delle navi, l’occupazione degli aeroporti. Magari sono solo minacce, magari no. «Lo Stato non può essere arrogante con chi è già debole, e non può ignorare una categoria che è anche un popolo», insiste Felice Floris. L’estate li potrebbe riportare a Porto Rotondo, «nelle case finte di quella gente finta che forse ci applaudirebbe pure, come fosse uno spettacolo in tv». Ai pastori, si sa, non piace il mare. «Ma sono due mondi diversi, la Sardegna non è quella di chi si è comprato la costa, la Sardegna è questa, siamo noi pastori. Il turismo è storia troppo recente, il popolo sardo è popolo di pastori». Alle pareti dell’ufficio di Floris, nella sede della cooperativa «Aspi» a Sanluri, ci sono foto in bianco e nero: le prime manifestazioni dei pastori, Anni 90. E’ qui che tengono la contabilità delle denunce per gli scontri a Cagliari, davanti alla sede della Regione, o a dicembre al porto di Civitavecchia; o le multe del Prefetto per le manifestazioni alla raffineria Saras di Sarroch. «Ci mandano a dire che nei nostri confronti ci sarà tolleranza zero, ma se pensano di intimorire qualcuno di noi se lo scordino. La paralisi totale dell’Isola siamo in grado di ottenerla. E se decideremo di farlo, lo faremo». Buone notizie, a sentire i pastori, è da anni che non ne arrivano. «E nemmeno le aspettavamo dall’ultimo "Decreto Milleproroghe" - dice Floris -. Non poteva esserci nulla per noi perchè nessuno ha chiesto nulla». Aspettano un incontro con il ministro dell’agricoltura Giancarlo Galan: «Dovevamo vederci il 14 febbraio, c’è stato un rinvio». Perchè sono solo pastori, chi si interessa di loro? «Abbiamo 2500 aziende in sofferenza e 300 all’asta, le banche che ci strozzano, il cartello dei produttori che specula a nostro danno - dice Floris -. E quest’estate nella Sardegna dei pastori farà più caldo del solito».