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 2011  marzo 06 Domenica calendario

CONGELAMENTO BENI LIBICI, ITALIA AVANTI PIANO - ISTANBUL

Avanti piano. E solo con la benedizione (e dietro lo scudo) della Ue. L´Italia ha fatto scattare ieri con prudenza il congelamento dei beni libici nel nostro Paese. Il processo, avviato tecnicamente dal Comitato per la sicurezza finanziaria, «riguarda i patrimoni delle persone e non delle entità», ha precisato Franco Frattini a margine del convegno di Aspen Institute a Istanbul. Sotto chiave finiranno quindi le ricchezze di Muhammar Gheddafi e di 26 persone tra familiari e sodali. E la caccia ai loro conti è già partita, con Tesoro e Banca d´Italia in cabina di regia. Nessuna decisione invece è stata presa per ora sulle partecipazioni societarie. «Aderiremo a tutte le sanzioni che saranno varate dall´Onu e dalla Ue, incluse quelle azionarie», ha detto Frattini. Per il momento però il 7% di Unicredit e il 2% di Finmeccanica rimangono nella piena disponibilità della Libyan Investment Authority e della banca centrale del Colonnello. E l´Italia - visto il fortissimo legame economico ed energetico con Tripoli - non sta certo spingendo a Bruxelles per bloccare questi beni. Altri Paesi, in effetti, hanno preso decisioni più radicali. La Gran Bretagna ha bloccato 100 milioni di sterline in contanti a bordo di una nave nel porto di Harwich e congelato, secondo le stime, oltre 2 miliardi di conti bancari, oltre alla quota del 3% controllata dai fondi libici in Pearson, l´editore del Financial Times. L´Austria ha inserito i beni del gestore della Libyan Investment Authority a Vienna nella lista dei fondi da sterilizzare e ha bloccato 1,2 miliardi nelle banche del Paese, mentre anche la Svizzera ha messo in allerta le sue banche.
Negli Usa, la Casa Bianca ha dimostrato con chiarezza che sequestrerà non solo i patrimoni personali, ma anche le ricchezze dei fondi libici, ritenuti né più né meno che degli schermi per proteggere il patrimonio personale di Gheddafi. Un´operazione gigantesca, con Washington che ha già messo i sigilli su assets per un valore di oltre 30 miliardi. La guerra civile in Libia e il blocco dei beni esteri non sembrano però aver intaccato per ora le ricchezze del regime. Anzi. Secondo i calcoli del Financial Times, gli uomini di Gheddafi sono riusciti a piazzare sul mercato nelle ultime due settimane quasi un milione di barili di greggio mettendosi in tasca qualcosa come 770 milioni di dollari. A comprare soprattutto cinesi e indiani, ma anche società austriache e banche d´affari Usa. Il prezzo del petrolio non preoccupa invece per ora Fulvio Conti, amministratore delegato dell´Enel: «Con il greggio a 100 dollari siamo al livello in termini reali dei prezzi degli anni ‘90. Certo l´Italia deve spingere sulle energie alternative, sul carbone e sul nucleare, anche se soffre dei tradizionali ritardi nei progetti». Conti ha anche apprezzato il decreto del governo sugli incentivi per le rinnovabili.