ETTORE LIVINI , la Repubblica 7/3/2011, 7 marzo 2011
IL PREMIER NON PUÒ SCALARE LA RIZZOLI" - MILANO
Diego Della Valle chiude le porte del Corriere a Silvio Berlusconi. E si ricandida («io ma non solo») a crescere nell´azionariato di via Solferino - dove oggi ha una quota del 5,49% - quando tra tre anni scadrà il patto di sindacato di Rcs. Una scalata del premier alla Rizzoli «non è possibile», anche se il milleproroghe ha abbassato l´asticella degli incroci proprietari tra giornali e tv, ha detto alla trasmissione "In mezz´ora" di Lucia Annunziata. Il motivo? «Esiste un patto tra 18 persone perbene che tutti rispettiamo». E quando a marzo 2014 scadrà l´accordo, «mi auguro ci sia la possibilità per chiunque di noi ne abbia voglia di farsi avanti. Se uno crede in un´azienda si presenta, investe e si prende dei rischi». E se scendesse in campo il premier? «Non ci credo. Pensare che qualcuno possa scalare Rcs oggi è veramente fantascienza. Il Corriere non è una signora che aspetta alla fermata del tram - ha aggiunto -. Se c´è un libero mercato ognuno giocherà la sua partita. E noi saremo della partita». Il patron della Tod´s ha anche negato che il suo forcing sulla partita Rcs sia destinato a fare da trampolino di lancio per la discesa in politica del suo amico Luca Cordero di Montezemolo: «Non so se Luca vorrà fare un passo di questo genere - ha detto - ma pensare l´idea della preparazione di un pacchetto comunicazione-denaro per lui è fantapolitica». Rizzoli invece «è un´azienda in cui ho investito molto e che ci tengo funzioni. Deve fare buoni giornali in grande libertà e tenendo in considerazione il conto economico».
Della Valle è tornato poi all´attacco di Cesare Geronzi, consigliere di Rcs per conto delle Generali. «Fa un uso improprio del suo piccolo ruolo al Corriere - ha spiegato - . Volendo dare l´impressione, secondo me, di gestire lui l´azienda. Tutto questo crea indecisione, confusione di ruoli e problemi al management». Il problema - ha aggiunto - è che non si può utilizzare il 3,7% della Rizzoli controllato dal Leone di Trieste per dare l´impressione che si possa supervisionare la comunicazione di parte del Paese».
Lo stesso corto circuito, secondo Della Valle, c´è ai vertici delle Generali dove vanno precisati meglio, viste le incomprensioni delle ultime settimane, i ruoli e le deleghe dei dirigenti e di Geronzi, presidente del gruppo. «Mi auguro che l´attuale cda, che è eccellente, possa decidere in armonia e che chi pensava di metter le mani su Generali come se fosse un´azienda dei Colli Romani faccia un passo indietro. Trieste è uno dei grandi asset del paese e bisogna entrarci in punta piedi ricordando che ha 344.000 azionisti e un consiglio di amministrazione di primissima qualità». Dulcis in fundo, Della Valle ha voluto ribadire i suoi distinguo antropologici tra quelli che ha definito gli "arzilli vecchietti" della finanza nazionale, vale a dire Giovanni Bazoli e lo stesso Geronzi. «Il primo pensa solo al bene del sistema - ha concluso - il secondo anche alla carriera».