Diodato Pirone, Il Messaggero 7/3/2011, 7 marzo 2011
L’ITALIA BEVE MENO ACQUA MINERALE
Gli italiani bevono meno acqua minerale. L’anno scorso, stando alle prime stime ufficiali, la domanda è diminuita del 3/3,5% e questo vuol dire che i consumi sono scesi a circa 11 miliardi di litri contro gli 11,4 miliardi del 2009. Insomma nel 2010 ogni italiano, neonati compresi, ha bevuto circa 4 litri di minerale in meno rispetto all’anno precedente scendendo ad una media di 188 litri annui, più o meno mezzo litro al giorno.
E’ l’addio al terzo posto mondiale nei consumi delle bollicine in bottiglia che vede l’Italia battuta solo da Messico ed Emirati Arabi Uniti? «Tutt’altro. Un calo non è un crollo. E agli italiani l’acqua minerale continua a piacere moltissimo - spiega Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua l’associazione che raggruppa le 165 aziende italiane del settore che gestiscono oltre 300 marchi - Il fatto è che l’anno scorso sono diminuiti i consumi alimentari complessivi ma quelli dell’acqua sono calati meno della media generale».
Un attimo per riprendere fiato e poi Fortuna tira fuori un altro asso dalla manica. «E poi - sibila - l’anno scorso ha fatto meno caldo rispetto al 2009. Insomma, non ci lamentiamo più di tanto dell’andamento del mercato».
A sorpresa, dunque, gli imbottigliatori vedono il bicchiere mezzo pieno. Un’anomalia nel lacrimoso panorama dell’industria italiana. Che si spiega anche perché il settore ha subito attacchi pesantissimi che avrebbero potuto trasformare il 2010 in un anno di siccità per i bilanci del settore.
Alla maggiore dolcezza del clima, infatti, si è aggiunta l’esplosione della moda delle caraffe con filtri (costo fra i 30 e i 50 euro, con l’unica scocciatura di dover cambiare filtro ogni mese) che depurano l’acqua ”normale” dal cloro.
Poi è arrivata anche la campagna pubblicitaria Coop che, testimonial Luciana Litizzetto, lo scorso autunno ha invitato per alcune settimane gli italiani a spararsi un bel bicchiere di ”acqua a chilometro zero”: quella del rubinetto. Con quali risultati? «Il nostro obiettivo era ed è quello di rendere più consapevole il consumo di un bene prezioso come l’acqua, non abbiamo pregiudizi contrari alla minerale», spiega Silvia Mastagni, portavoce dell’associazione nazionale delle Coop.
Fatto sta che l’acqua di casa oppure quella imbottigliata nell’orizzonte delle proprie montagne ha preso quota. Tant’è vero che lo slogan dell’acqua ”a chilometro zero” è stato impugnato come una bandiera anche da piccoli produttori locali come, ad esempio, l’Egeria di Roma. Non a caso l’anno scorso le marche più note della minerale, in genere appartenenti a multinazionali, hanno coperto il 70% delle vendite italiane contro l’85% di 5 anni fa.
Spiega Fortuna: «In realtà il profilo del consumo dell’acqua minerale in Italia sta cambiando da tempo. Se la San Pellegrino ormai vende 200 milioni di litri negli Stati Uniti, una multinazionale come la Danone si è ritirata dal nostro mercato.
Altre aziende puntano sull’innovazione: dalle bottiglie arancione per l’acqua frizzantissima al salutismo diffuso dalla pubblicità. Non c’è altro mezzo per aumentare il valore aggiunto e l’attrattività di un prodotto di per sé semplice e povero come l’acqua».
Ed è sui fronti della salute e dell’ambiente che si combattono le ultime battaglie della lunga e complessa guerra dell’acqua. L’anno scorso una lancia a favore della minerale è stata spezzata dall’Unione Europea. Bruxelles ha vietato l’ennesima deroga che consentiva a 127 Comuni italiani (buona parte dei quali nel Lazio e in Toscana) di considerare potabile l’acqua con eccessive dosi di arsenico. E l’arsenico non viene eliminato dai filtrini delle caraffe.
Dall’altra parte una spinta costante a favore della ”chilometri zero” arriva dalle 250 mila tonnellate di plastica impiegate per l’imbottigliamento e dalla grande emissione di Co2 in atmosfera derivata dal girovagare dei Tir che scarrozzano miliardi di litri d’acqua lungo le strade del Bel Paese. Dati cui gli imbottigliatori replicano così: circa il 15% della minerale è trasportata via treno contro il 6% medio delle merci italiane mentre oltre 100 mila tonnellate di bottiglie di plastica già oggi vengono regolarmente riciclate. Quota che sale di anno in anno.