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 2011  marzo 05 Sabato calendario

LE MILLE E UNA NOTTE DELLA NUOVA ARABIA - I

satelliti possono vedere i depositi d’armi nascosti in un deserto con una risoluzione che raddoppia ogni cinque anni, ma non potevano riuscire a cogliere i moti dell’animo di un giovane tunisino lasciato senza lavoro che per protesta col governo si è dato fuoco, innescando la rivolta in tutto il mondo arabo: Yemen, Giordania, Algeria, Sudan, Egitto e ora Libia. L’assoluta incapacità di prevedere queste epocali trasformazioni sta aprendo una riflessione esistenziale tra gli analisti di Washington sull’inadeguatezza occidentale nel capire il mondo al di là dei rapporti di forza militari e strategici.

Un’importante autocritica si è aperta all’interno dei think tank di Washington e, in modo riservato, anche tra i responsabili delle scelte politiche. Alcuni di essi ragionano sul fatto che eventi come quelli in corso sarebbero potuti avvenire prima se la guerra in Iraq non avesse polarizzato il mondo arabo contro la strategia militare americana. L’ipotesi di Saddam Hussein cacciato dal proprio stesso popolo, come accade ora a tutti gli altri dittatori, è un ulteriore elemento di doloroso imbarazzo nel bilancio di una guerra carica di vittime e di costi materiali.

Solo un mese fa, dopo la scintilla tunisina, la prospettiva di un effetto domino da paese a paese era stata esplicitamente esclusa da tutti gli analisti americani. Le opinioni degli studiosi raccolte da Time o da Foreign Policy definivano impossibile un contagio della protesta dalla Tunisia all’Egitto. Un analista di Brookings Institution ha verificato nei giorni scorsi che anche dopo la rivolta egiziana tutti escludevano effetti di contagio in altri paesi e in particolare proprio in Libia. Così come quello di Mubarak, il sistema di potere attorno a Gheddafi era considerato diverso da tutti gli altri. L’errore era di guardare tutti i paesi solo dall’alto, con la sofisticata superficialità delle diplomazie dei vertici, e trascurare completamente il comune desiderio di autodeterminazione dei cittadini.

Dopo la guerra in Iraq, la Libia era considerata un posto privilegiato per gli affari, al suo leader venivano spesso attribuite prerogative di carisma che lo mettevano al riparo da gruppi di opposizione esiliati e divisi. [...]