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 2011  marzo 05 Sabato calendario

VITA DI CAVOUR - PUNTATA 79 - COSTITUZIONE IN VENTI GIORNI

In che consisteva, alla fine, questo Statuto? Le «Basi», quelle emanate per decreto l’8 febbraio, consistevano in 14 articoli, e annunciavano che sarebbe stato stabilito « un compiuto sistema di governo rappresentativo ». Il re si preoccupava di far sapere che erano state « preparate con calma ». All’articolo 14 stava scritto: « Ci riserviamo di stabilire una Milizia Comunale composta di persone che paghino un censo da fissare ». Era la Guardia civica, a cui Carlo Alberto aveva voluto cambiar nome. Nel Consiglio di conferenza del 10 febbraio, il conte Borelli fece notare che negli arsenali di Genova erano ancora custoditi 16 mila fucili inglesi. Broglia rispose che era vero, ma che non funzionavano. Carlo Alberto disse allora che i genovesi chiamati a far parte della milizia li avrebbero di sicuro riparati a loro spese.

I genovesi a loro spese? Carlo Alberto, se voleva, era spiritoso. In gioventù, quando era meno triste, era stato un formidabile imitatore.

Poi? Le camere sarebbero state due. « La prima sarà composta da Membri nominati a vita dal Re: la seconda sarà elettiva sulla base del censo da determinarsi ». Cioè, ci sarebbero state le elezioni, ma i senatori sarebbero stati scelti direttamente dal sovrano. Era un punto su cui Santa Rosa e Cavour avevano perso. Santa Rosa, nel famoso discorso, aveva chiesto una camera sola. Una camera sola è meglio di due camere? Siccome la seconda camera, cioè il Senato, era dappertutto non elettiva, cioè di nomina regia, un sistema con una sola camera risultava più democratico, perché toglieva al re uno strumento di potere. Ci misero una ventina di giorni a scriverlo. Fu emanato il 4 marzo. Solo venti giorni? E non fecero una costituente? Lo scrissero i ministri, informando sull’andamento dei lavori i Consigli di conferenza man mano che la discussione procedeva. Si trattava di seguir le «Basi» e di copiare le costituzioni esistenti, soprattutto quelle francesi (1814 e 1830) e quella belga (1831).

Beh, che uscì fuori alla fine? Ma lo legga lei stesso. Ecco, glielo stampo da internet. [legge lo Statuto albertino. Ci mette un quarto d’ora]

È breve. M’aspettavo un tomo. Diciottomilaseicento battute, un paio di pagine di giornale. Che gliene pare? A parte il preambolo, è scritto veloce. Articoli di poche parole. Si capisce tutto. Che cosa la colpisce? L’articolo 1. « La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola religione dello Stato ». Però « gli altri culti sono tollerati conformemente alle leggi ». Avevano appena riconosciuto i diritti civili a valdesi e israeliti. Gli ebrei per festeggiare avevano acceso tutte le luci di casa. Ma, nell’articolo 28, si stabilisce anche che « le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo ». Cavour, da presidente del consiglio, avrà guai con le bibbie. Però l’articolo 28 dice pure: « La Stampa (con la maiuscola) sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi ». Sì. Questo permetterà a Cavour di far leggi un pochino limitative del potere dei giornali, quando Napoleone III glielo chiederà. L’articolo 24. « Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo e grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili alle cariche civili, e militari, salvo eccezioni determinate dalle leggi ». Sì, giusto. È l’articolo che segna la fine dei privilegi. L’aristocrazia è sistemata all’articolo 79: « I titoli di nobiltà sono mantenuti a coloro, che vi hanno diritto. Il Re può conferirne di nuovi ». Mi piace: « Il debito pubblico è garantito. Ogni impegno dello Stato verso i suoi creditori è inviolabile ». L’articolo 31. Mi piacciono anche: « Il domicilio è inviolabile. Niuna visita domiciliare può aver luogo se non in forza della legge ». E: « È riconosciuto il diritto di adunarsi pacificamente e senz’armi ». Purché non in luogo pubblico, nel qual caso valgono le leggi di polizia. « Tutte le proprietà, senza alcuna eccezione, sono inviolabili ». Fondamentale. Lo Statuto apriva le porte alla società borghese. Quello che per i nobili è il titolo, per i borghesi è la proprietà. Cavour tra poco scriverà parecchi articoli sul comunismo. « Nessun tributo può essere imposto o riscosso se non è stato consentito dalle Camere e sanzionato dal Re ». I parlamenti nascono per controllare le spese del sovrano. Senza l’articolo 30, non c’è Parlamento. « Il Senato è composto di membri nominati a vita dal Re, in numero non limitato ». In numero non limitato? L’articolo 33. Renderà possibili le famose «infornate». Se la Camera faceva le bizze e promulgava leggi folli, e magari il Senato era incerto, il Re poteva nominare quanti nuovi senatori voleva. Come può immaginare, sarà un problema.