Marco Del Corona, Corriere della Sera 05/03/2011, 5 marzo 2011
IL GRANDE BALZO IN AVANTI DEL BUDGET MILITARE CINESE —
Compito ingrato quello del portavoce. Persino per chi, come Li Zhaoxing, è stato ministro degli Esteri (e poco importa che si mormori abbia perso il posto per aver mal gestito il viaggio di Hu Jintao alla Casa Bianca nel 2006). L’esperto Li ieri ha dovuto rassicurare la comunità internazionale che la Cina non minaccia nessuno. Neppure se nel 2011 aumenterà il suo budget militare del 12,7%contro il 7,5%dell’anno scorso, quando rallentò rispetto alla precedente infilata di percentuali a due cifre. Portavoce dell’Assemblea nazionale del Popolo che si apre oggi col premier Wen Jiabao, Li ha insistito sulla natura difensiva dell’apparato militare cinese e del suo ammodernamento. «L’esecutivo — ha scandito — ha cercato di limitare le spese militari e le ha fissate a un livello ragionevole per bilanciare difesa nazionale e crescita economica» .
Ci ha provato, Li. Ed è vero che l’anno scorso il bilancio degli Stati Uniti per la Difesa toccava i 700 miliardi di dollari, mentre la Cina nel 2011 stanzia 91 miliardi di dollari e mezzo per nuove armi e aumenti salariali (più 40%, anche). Il Giappone, però, non si fida, «non possiamo non sentirci inquieti» , ha dichiarato il titolare della diplomazia di Tokyo, Seiji Maehara. Il quale raccomanda a Pechino di «fare uno sforzo di trasparenza» . Valutazioni diffuse fra osservatori e analisti portano infatti a stimare la spesa reale circa il doppio di quanto annunciato, anche alla luce del fatto che la ricerca scientifica in Cina viene spesso utilizzata pure per impieghi militari. La settimana trascorsa, poi, non ha semplificato il lavoro di Li. L’ennesima puntata cinese nell’area delle isole Senkaku (che Pechino chiama Diaoyu) ha provocato il decollo di due F-15 nipponici; altri due aerei hanno impiegato le Filippine vicino alle isole Spratly (contese fra più Paesi anche per gas e greggio) dopo un attrito con i cinesi, mentre il Vietnam ieri ha protestato per esercitazioni (cinesi) sempre presso le Spratly. La Repubblica Popolare, le cui forze armate contano 2,3 milioni di uomini e donne, continua a non lasciare sereni i Paesi vicini, e non a caso in dicembre il Giappone ha annunciato un potenziamento delle sue forze di autodifesa. In più, si sa da poco che Tianjin ospiterà la struttura «più grande del mondo» per la produzione e la messa a punto di razzi.
Tokyo scruta una Cina che teme aggressiva. Il ricorso alla carta del nazionalismo sui media cinesi viene gestito con alternanza di toni, ma all’esterno si rafforzano le suggestioni di uno sciovinismo montante. Nei giorni scorsi, una coppia di attori, Sun Haiying e Lü Liping, ha teatralmente chiesto l’ «hukou» (il permesso di residenza) delle isole Diaoyu (spopolate e rivendicate dal Giappone, che le controlla), mentre un popolare sito commerciale, Meituan. com, ha lanciato una lotteria per un buono da 22 mila euro da spendere in 8 ore «in un negozio qualsiasi della Cina, di Hong Kong, Macao o delle isole Diaoyu» . Provocazioni beffarde, scherzi a uso del pubblico. Ma non basta che Li Zhaoxing sottolinei come le spese militari siano solo il 2%del Pil e il 6%del bilancio dello Stato. Né che gli alti comandi sminuiscano i progressi dell’aereo invisibile J-20, come si leggeva ieri. La Cina che si arma fa un po’ fatica a trovarsi degli amici.
Marco Del Corona