ALESSANDRO PENATI, la Repubblica 5/3/2011, 5 marzo 2011
L´EUROSTRESS E LO SCETTICISMO
Prima la crisi greca, poi le banche irlandesi, infine l´ansia per l´asta dei titoli di stato portoghesi a inizio anno: sembrava che l´euro fosse a rischio di implosione, qualche Stato sull´orlo di insolvenza, e molte banche in grave deficit di capitali. Poi il vento ha cambiato direzione: l´euro sembra aver recuperato la salute e in un mese si è rafforzato del 8% sul dollaro; i titoli bancari dai minimi hanno guadagnato fino al 16%; e le aste del debito pubblico non fanno più notizia. Il varo del nuovo Fondo di Stabilità Europeo (EFSF) al vertice di fine marzo, con capacità di finanziamenti quasi raddoppiata, e l´accordo con la Merkel sulle condizioni richieste per ottenere l´assenso tedesco, sono dati per scontati. La Bce ostenta sicurezza, preannunciando un rialzo dei tassi per porre fine alla politica monetaria super accomodante. Si direbbe che la crisi sia ai titoli di coda.
Eppure, i conti non tornano ancora.
I tassi di interesse che Grecia, Portogallo e Irlanda devono pagare agli investitori non sono scesi e rimangono elevati. A questi livelli, è impensabile che riescano a risanare le loro finanze pubbliche senza ricorrere a una qualche ristrutturazione. Per questo chiedono che i finanziamenti del EFSF avvengano a tassi più bassi di quelli di mercato. Ma la Germania sarebbe contraria, per evitare che i tedeschi li vedano come un sussidio. Così, riemerge il rischio di insolvenza. Si è discusso molto sull´ammontare di risorse dell´EFSF; ma il dettaglio del tasso è forse più importante. La Merkel negozia l´assenso all´EFSF dopo la sconfitta elettorale ad Amburgo, e alla vigilia di un´altra tornata di elezioni nei Lander, alcune proprio nei giorni precedenti il vertice europeo. Che la nuova architettura finanziaria dell´Europa nasca condizionata dalla politica interna tedesca non è di buon auspicio per il suo futuro.
Tra le condizioni per l´assenso tedesco ci sarebbe un limite rigido al debito pubblico: un punto che ci riguarda. Roma ostenta sicurezza, contando sull´inclusione del basso debito dei privati nel computo. Ma qualche dubbio rimane, se il differenziale di rendimento tra i Btp e i Bund, pur in calo dai massimi, si mantiene ostinatamente vicino ai livelli toccati con la crisi greca. Lo stesso vale per la Spagna. Le altre condizioni riguarderebbero temi come l´età pensionabile, l´indicizzazione dei salari, la tassazione d´impresa. Per quanto condivisibili, non servono a risolvere la crisi del debito. E rappresentano uno stravolgimento della governance europea, con la Germania (sostenuta da una Francia che cerca così di far dimenticare i suoi problemi) che impone un´agenda politica - estranea al Trattato - in cambio della sopravvivenza della moneta unica. Credo sia legittimo avere dubbi sulla credibilità di un simile accordo.
La Bce dichiara di voler aumentare i tassi per evitare che lo shock dell´aumento dei prezzi di greggio e materie prime alimenti l´inflazione. Non è chiaro se sia solo retorica per premere i governi sul risanamento fiscale. O se, in nome della stabilità dei prezzi, voglia rischiare di mettere a repentaglio il sostegno al debito pubblico e alle banche. Da mesi la Bce interviene direttamente nel mercato dei titoli di stato: li considera interventi eccezionali, e chiede che diventino appannaggio dell´EFSF; ma la Germania si oppone. Inoltre, continua a tenere a galla molte banche con la politica dei prestiti illimitati, segno che il sistema bancario non è ancora in grado di camminare con le proprie gambe.
Per questo è previsto un nuovo stress test. Non si capisce se per indurre le banche ad aumentare il patrimonio, o per tranquillizzare la Borsa. Comunque, come per i test di giugno, si rischia il flop: troppi i margini di discrezionalità delle autorità nazionali, ognuna preoccupata a difendere le proprie banche. Anche perché, per essere credibile, il test dovrebbe simulare l´impatto della ristrutturazione di un debito sovrano europeo, e delle sue implicazioni sul debito degli altri Stati. Realisticamente, però, non vedo come l´Autorità Europea possa ipotizzarla, anche solo come scenario. Forse il vertice di fine marzo sancirà l´inizio della fine della crisi. Ma attendiamolo con una sana dose di scetticismo.