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 2011  marzo 04 Venerdì calendario

Le quote rosa mettono le unghie - Le quote rosa mettono le unghie: ieri in Senato (commissione Finanze) è stata raggiunta una prima intesa sulle sanzioni a cui andranno incontro le società che non rispettano le regole sulla presenza minima femminile (un terzo) nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate

Le quote rosa mettono le unghie - Le quote rosa mettono le unghie: ieri in Senato (commissione Finanze) è stata raggiunta una prima intesa sulle sanzioni a cui andranno incontro le società che non rispettano le regole sulla presenza minima femminile (un terzo) nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate. I parlamentari puntano a chiudere la vicenda in una data simbolica, il prossimo martedì 8 marzo (festa della donna) approvando con un testo condiviso da maggioranza e opposizione. All’inizio si ipotizzava un azzeramento immediato dei vertici aziendali dove non è presente un terzo di donne, si è optato invece per sanzioni graduali: la Commissione di Palazzo Madama ha accolto l’emendamento del governo secondo cui ci sarà, come primo passo, una diffida da parte della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi; in caso di ulteriore inadempienza scatteranno un’altra diffida ad agire in tre mesi e stavolta arriverà pure una multa: da 100 mila euro a un milione per i cda e da 20 mila a 200 mila per i collegi sindacali. Qualora le società colpevoli non si dovessero adeguare entro i sette mesi concessi dalle due diffide, allora sì scatterà la decadenza automatica del consiglio d’amministrazione o dell’organo di controllo. Non è ancora stata trovata un’intesa sui tempi di entrata in vigore della legge: il governo chiede 12 mesi dalla sua approvazione, mentre il testo licenziato dalla Camera stabilisce in sei mesi il periodo di attesa. Ma il nodo principale che dovrebbe sciogliersi martedì prossimo rimane quello della gradualità nell’arrivare all’obiettivo di avere un terzo di donne dei cda e nei collegi sindacali. Si contrappongono le posizioni della relatrice Maria Ida Germontani (Fli), fatta propria dalla Commissione, che prevede di arrivare all’obiettivo entro i prossimi due rinnovi degli organi di gestione e di controllo (rispettivamente con un quinto di donne dal 2012 e un terzo dal 2015) e quella del governo che invece prevede un’applicazione più lenta in tre rinnovi con quote di un decimo, un quinto e un terzo e l’obiettivo finale raggiunto solo nel 2018. Il sottosegretario Carlo Giovanardi plaude all’emendamento del governo al provvedimento sulle quote rosa, che a suo dire «saggiamente esclude la decadenza del consiglio di amministrazione in caso di inottemperanza alla riserva del 30% per le donne, punito invece con una sanzione amministrativa pecuniaria fino a un milione di euro»; secondo il senatore del Pdl, la norma sulla decadenza immediata «è chiaramente incostituzionale se si tiene conto che i membri dei consigli di amministrazione sono scelti di norma dai singoli azionisti, alcuni dei quali sarebbero costretti per legge a farsi rappresentare obbligatoriamente da una donna, a rischio, in caso contrario, di travolgere l’intero consiglio. Per fare un esempio, chi avrebbe potuto costringere i libici a designare nel consiglio di amministrazione dell’Unicredit una donna al posto di Farhat Omar Bengdara, presidente della Banca centrale della Libia, oppure Maramotti e Ligresti a mandare in consiglio una donna in loro rappresentanza? E fra le liste di maggioranza e minoranza, chi si farà carico della quota del 30%?». Le risposte dovranno arrivare.