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 2011  marzo 04 Venerdì calendario

La rivincita dei fratelli “sandwich” - Decidiamoci: essere il fratello (o la sorella) di mezzo è un vantaggio o uno svantaggio? Certo, è schiacciato fra il maggiore prepotente e il minore viziato

La rivincita dei fratelli “sandwich” - Decidiamoci: essere il fratello (o la sorella) di mezzo è un vantaggio o uno svantaggio? Certo, è schiacciato fra il maggiore prepotente e il minore viziato. Eppure proprio dal deficit di attenzione familiare scatta spesso la molla del successo, con il «fratello sandwich», come lo chiamano i sociologi americani, che sulla distanza batte gli altri. Il tema non è nuovo ma continua ad appassionare i francesi, forse perché è un sandwich il francese numero uno, il Presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, un tipo alla Berlusconi: si può amarlo o odiarlo; restare indifferenti, no. Ora proprio Sarkò, classe 1955, è venuto al mondo dopo Guillaume, nato nel ‘51, funzionario del Medef, la Confindustria francese, ma prima di François, del ‘57, pediatra che lavora in un laboratorio farmaceutico: il fratello che lavora all’Eliseo è sicuramente quello che di strada ne ha fatta di più. Intanto «Libération» dedica due pagine al problema del figlio di mezzo, con la psicologa parigina Françoise Peille, autrice di «Fratelli e sorelle: ciascuno cerca il suo posto», che spiega come spesso «i secondi nati se la cavano bene nelle famiglie dove le attese dei genitori sono forti. Sono un po’ protetti: i genitori hanno delle aspettative più sui primi e sugli ultimi». La storia francese insegna: dei tre fratelli che furono gli ultimi Borbone a regnare sulla Francia, il primo e il terzo, Luigi XVI e Carlo X, il trono lo persero; quello di mezzo, Luigi XVIII, lo recuperò e fu anche l’unico a morire nel suo letto, né ghigliottinato né esiliato. Come dire: nel sandwich regale, meglio essere la fetta di prosciutto che quelle di pane. Al solito, le ricerche scientifiche confermano quel che tutti sanno: il figlio di mezzo parte svantaggiato, senza il prestigio del primogenito e i privilegi del cadetto. E’ meno seguito del primo e meno coccolato del terzo. Ma ci sono anche dei vantaggi: quando arriva il sandwich, papà e mamma hanno già imparato a fare i genitori e sono meno angosciati, dunque meno angoscianti. Non solo: il figlio mediano è forse il più equilibrato, fra il primo più autoritario e deciso e l’ultimo che pensa che tutto gli sia dovuto. Il buonsenso comune obietterà che poi si cresce, si cambia e con il passare degli anni la posizione da cui si è preso il via nella corsa della vita conta sempre meno. Gli esperti non sono d’accordo. La fratellanza resta un elemento determinante dell’identità: «Si vede particolarmente - sempre Peille - quando muoiono i genitori. Fratelli e sorelle rivivono come durante l’infanzia le gelosie e le alleanze che pensavano di aver dimenticato o superato e ritrovano naturalmente il loro ruolo». Benché, alla fine, abbiano sempre meno occasioni di farlo. Secondo uno studio dell’Istituto nazionale di statistica francese, nelle famiglie che non vivono insieme i fratelli si vedono poco: in media, 35 incontri all’anno, molti meno di quelli con la madre, 86, con il padre, 69, e con i propri figli, 85. I contatti diretti fra fratelli diminuiscono al crescere dell’età: si riducono della metà fra i 20 e i 29 anni e si ri-dimezzano fra i 30 e i 39. Insomma, oggi la fratellanza è soprattutto affidata al telefonino o a Facebook. Tanto più che il fratello di mezzo, di solito, ha da fare. Spiega Peille: «Durante l’infanzia, i secondi devono prendersi di forza degli spazi che non hanno per nascita. Da adulti, mantengono questa mentalità da conquistatori e si rivelano professionalmente più ambiziosi». Vedere per credere Edoardo De Filippo, Julia Roberts o Tony Blair, sandwich di successo.