NELLO AJELLO , la Repubblica 4/3/2011, 4 marzo 2011
4 MARZO, LA MISTERIOSA MORTE DI NIEVO E LE FORTUNE DELLA REGINA POP STAR
Molti cittadini, curiosi ed eccitati, partono, soprattutto dalla vicina Napoli ma anche dalle più varie contrade d´Italia, per visitare le rovine della ex piazzaforte di Gaeta. Non esiste spettacolo più evidente del dramma e della gloria che attraversano la penisola. Poche, nella città marinara, sono le abitazioni rimaste intatte. Le strade, ostruite dalle macerie, risultano per lo più impraticabili. Giacciono in rifugi improvvisati centinaia di malati di tifo; chi può, va a farsi ricoverare negli ospedali di Maddaloni, Santa Maria Capua Vetere, Aversa. L´epidemia era scoppiata prima della capitolazione. Adesso pare dilatarsi. Impressionano le notizie che filtrano dalla postazione di Mola, a ridosso della celebre fortezza, storicamente al centro di tanti assedi: ora che le armi tacciono, la forza dei numeri testimonia le dimensioni di un evento di cui non è facile perdere la memoria per chi vi ha operato o l´ha subito.
Nel racconto dei superstiti, uomini e materiali diventano numeri: le truppe dei difensori, fatte prigioniere di guerra, ascendono a circa 11 mila effettivi. Pare siano circa settecento i pezzi d´artiglieria media o pesante trovati abbandonati. Sessantamila i fucili. Di ventotto generali che si trovavano nella Piazza al momento della resa, tre sono partiti due settimane fa al seguito di Francesco II, venticinque figurano tra i prigionieri. Durante il blocco della roccaforte le batterie degli assedianti esplosero 55 mila colpi d´artiglieria e bruciarono 190 mila chilogrammi di polvere. Ma è impossibile giurare che i calcoli riescano esatti, o anche appena sensati. Non manca sul posto qualche notabile istruito che, consentendosi un parallelismo altisonante, paragoni Gaeta alla ucraina Sebastopoli, sinonimo della più epica resistenza praticata in una guerra, e cimelio del recente conflitto di Crimea.
Nel ricordo dell´assedio, che sta diventando un mito benché dolente (e perciò, forse, più suggestivo), domina la figura della Regina, Maria Sofia - Pussi, nel soprannome domestico - l´adolescente sconfitta, la moglie mitteleuropea di un re forse esageratamente tacciato di ignavia; privo comunque dell´ascendente che deriva alla consorte dall´essere figlia di un´arciduchessa d´Austria, e di annoverare fra le sorelle maggiori quella Elisabetta, detta Sissi, che è andata sposa all´imperatore Francesco Giuseppe. Con molta più pertinacia di suo marito, Pussi rischia ormai di diventare l´incarnazione di ogni legittimismo. I meglio informati parlano di un´iniziativa in atto a Parigi: nel sobborgo di Saint-Germain un gruppo di dame influenti raccoglie fondi per inviare un dono all´ex sovrana di Napoli. Si tratta di un cofanetto che porterà incise in rilievo, sui quattro lati, le scene principali dell´assedio di Gaeta.
Ricordi di gesta regali. Reminiscenze di tresche galanti. Le une e le altre sollevano la curiosità di un ambiente percorso, ormai per abitudine consolidata, da impegnativi messaggi politici e da taglienti ultimatum. Si apprende che in America è morta Lola Montez, la celebre avventuriera, contessa di Hansfeld, favorita del re di Baviera. «Ganza di molti amanti e sposa di parecchi mariti», la descrive La Perseveranza, ma assicura che è scomparsa quasi in odore di santità, mostrando «gran pentimento» per la vita trascorsa. L´hanno trovata esanime, con la Bibbia aperta sulla storia di Maddalena.
Una notizia di tenore molto diverso arriva , intanto, a gelare l´animo dei liberali non soltanto italiani. Da Palermo, alle 12,30 di ieri, è partito il battello "Ercole" della società Calabro-Sicula. Era previsto che facesse rotta per Napoli. Ma non se ne hanno più notizie. Un colpo di vento deve averlo affondato fra le nove e le dieci di sera a 150 miglia al largo del capoluogo siciliano. Fra le ottanta persone imbarcate c´era il padovano Ippolito Nievo, scrittore garibaldino. Aveva vissuto le traversie più tipiche di un romantico fautore dell´unità d´Italia: partecipazione a congiure, pubblicazione di versi satirici di indole libertaria. Nel ´57, colpito da un mandato di cattura della polizia imperiale, fugge a Milano. Due anni più tardi, di nascosto dell´amata, la cugina Bice Melzi d´Eril, partecipa con Garibaldi alla campagna del Trentino. Poi, l´impresa dei Mille, dove si vede nominato colonnello e addetto - con una destinazione sedentaria cui ripugna e a tratti si ribella - alla "tesoreria".
Si diceva che stesse per dare l´ultima mano a un´opera che lui, non ancora trentenne, aveva in animo d´intitolare Confessioni di un ottuagenario o qualcosa di simile. A far capire com´era Nievo, tanti commilitoni ricordano i versi della sua raccolta Amori garibaldini. C´è, fra molti altri scherzi, un profilo dell´Eroe nizzardo: «Ha un non so che nell´occhio/ che splende nella mente…». Ecco un condottiero contemplato da un poeta.