Roberto Giardina, ItaliaOggi 4/3/2011, 4 marzo 2011
I TEDESCHI UMILIATI DALLA COLF
Unter deutschen Betten, sotto i letti tedeschi, è diventato un bestseller in Germania, giunto al quarto posto nella classifica di Amazon. Ma non è un libro erotico, non svela i segreti d’alcova nella patria della puritana e luterana Frau Angela. L’autrice, Justyna Polanska, è polacca, come lascia intuire lo pseudonimo, e fa la putzfrau, la donna delle pulizie a ore.
Nessuno è un eroe per il proprio cameriere, recita una vecchia battuta. Anche vera, come si constata ad esempio leggendo le memorie di Quinto Navarra, cameriere personale di Mussolini.
I giudizi di Justyna sono catastrofici per l’orgoglio teutonico. Le cameriere polacche in Germania sono almeno mezzo milione, e ne ho avuta anch’io qualcuna. Lavoravano per mantenere la famiglia, a volte due famiglie, grazie al cambio tra deutsche mark, e poi euro, con il loro zloty. Di solito erano malinconiche e pessimiste. Credo a ragione. Ma, spero, non a causa mia. Quando Varsavia conquisterà la moneta unica, finirà il vantaggio per le polacche di pulire le case a Berlino. Ne ho avute anche italiane, spagnole, mongole e perfino tedesche. La mia putzfrau made in Germany lavorava per pagarsi le rate della Mercedes, dell’ultimo tv a colori e della roulotte che non usava mai perché non aveva tempo di andare in vacanza.
Che opinione avranno avuto di me, loro, le preziose donne delle pulizie? Di un caotico idiota, ritiene mia moglie, sicuramente a ragione.
Justyna, 32 anni, sposata con un italiano, dal 2000 in Germania, sperava di lavorare come specialista del trucco in teatro, si è dovuta accontentare di impugnare l’aspirapolvere. Lavorando in media 40 ore alla settimana, guadagna da 1.500 a 2 mila euro al mese, più di un chirurgo a Danzica. Quel che chiede, spiega, è solo maggiore rispetto.
I tedeschi trattano i polacchi come esseri umani di seconda classe. Non è una polin, ma una polakkin, che nella lingua di Goethe è un insulto. «Ho sistemato una villa, dopo un trasloco», racconta, «insieme a colleghe tedesche. Alla fine, la padrona di casa ha invitato tutte a cena. Tutte, tranne me, la polakkin». Quando la signora non c’è, i mariti allungano le mani, e diventano volgari.
Sotto i letti teutonici, Polanska trova di tutto, compreso un criceto mummificato. E un serpente vivo, dimenticato fuori dalla gabbia dal padrone di casa. E un cumulo di sporcizia. I tedeschi, denuncia Justyna, sostengono di essere maniaci della pulizia, ma si limitano a nascondere la spazzatura sotto il tappeto o, appunto, sotto i letti. Biancheria sporca, panini mangiucchiati e anche di peggio.
In media una putzfrau guadagna 10 euro all’ora, più le spese di trasporto. Ma molte ricevono anche la metà. I padroni se ne approfittano se le donne a ore non hanno il permesso di soggiorno. La mia signora giunta dalla patria di Gengis Khan mi racconta di essere stata sfruttata da uffici e case private, che alla fine non la pagavano sapendo che non poteva difendersi. Grazie a una legge, si potrebbe dedurre dalle tasse la giusta paga per le preziose putzfrauen, ma di fatto non è possibile. Tutte pretendono di lavorare in nero, come altrove. Non è per difendere i clienti di Justyna, ma temo che le sue esperienze non sarebbero state diverse in Italia o in Francia. Forse peggio.