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 2011  marzo 03 Giovedì calendario

La fabbrica delle lauree false al ministero - Ragionieri che diventano giuristi. Lauree fantasma. Diplomi autocertificati

La fabbrica delle lauree false al ministero - Ragionieri che diventano giuristi. Lauree fantasma. Diplomi autocertificati. Curriculum ritoccati. Concorsi addomesticati. Sedicenti dottori. E mogli, segretarie, amici e factotum che scalano le carriere fino ai più alti gradi, con stipendi da 100 mila euro l’anno. E’ lo spaccato che emerge da un’inchiesta in cui la Procura di Roma ha chiesto il processo per i vertici amministrativi del ministero delle Politiche agricole, con imputazioni che vanno dall’abuso d’ufficio alla concussione. La vicenda riguarda un concorso del 2005 per sei ambiti posti da dirigente. Tra i vincitori spuntano la moglie e segretaria di Giuseppe Ambrosio, grand commis stimato dai politici che nell’ultimo decennio si sono succeduti al ministero: da Alemanno a De Castro, da Zaia a Galan (di questi ultimi due capo di gabinetto). Il concorso prevedeva due requisiti: laurea e curriculum professionale di livello adeguato. Secondo la Procura, in realtà Stefania Ricciardi, moglie di Ambrosio, non disponeva di nessuno dei due requisiti, ma li «attestava falsamente», autocertificando il possesso di un diploma di laurea «conseguito in epoca e luogo imprecisati presso la Link Campus University of Malta, all’epoca non riconosciuta in Italia». Depurato della laurea «maltese», il curriculum della signora - perito industriale ritiratasi al secondo anno di Scienze politiche - non autorizzava velleità dirigenziali. Stesso discorso per Simona Di Giuseppe, segretaria di Ambrosio. Anche lei, per vincere il concorso, aveva vantato una laurea all’Università di Malta, la cui filiazione romana è presieduta da Vincenzo Scotti, democristiano di lungo corso ora sottosegretario agli Esteri. Secondo la Procura, dunque, quel concorso era irregolare. Perciò contesta il reato di falso in atto pubblico (per l’autocertificazione della laurea fasulla) alle due vincitrici e l’abuso d’ufficio a Francesco Abate e Giuseppe Cacopardi, altri due alti dirigenti del ministero: responsabili del concorso, avrebbero «adottato intenzionalmente atti in violazione» delle leggi, «arrecando un ingiusto vantaggio patrimoniale» alle due donne. Ma non è tutto. Il processo per falso e abuso d’ufficio viene chiesto anche per un altro dirigente del ministero, Cristiano Carocci, accusato di aver assegnato alla moglie di Ambrosio tre contratti semestrali da dirigente, di cui uno retroattivo, ritenuti ugualmente illegittimi, sulla base di una analoga «falsa attestazione» della laurea in Scienze delle comunicazioni. Secondo la Procura, al ministero i titoli di studio venivano riconosciuti con una certa generosità, come in una sorta di «fabbrica delle lauree». Un altro beneficiario pare essere Riccardo Rolli, già consigliere del ministro Pd Paolo De Castro, poi transitato alla Fiera del Levante di Bari. Nel 2006, due settimane dopo l’insediamento di De Castro, Ambrosio conferisce a Rolli («arbitrariamente», scrive il pm) un incarico quinquennale da dirigente «per fronteggiare un asserito stato di crisi della pesca». Peccato che «lo qualifichi abusivamente come dottore», mentre Rolli, dopo la maturità scientifica, avrebbe frequentato una scuola per interprete non equiparabile all’università. E «dottore» viene «arbitrariamente» considerato anche Lorenzo Forte, ragioniere e impiegato vicino ad Ambrosio, che per il pm gli cuce addosso una carica dirigenziale non prevista dalla legge: vicecapo dell’ufficio legislativo. Perciò Ambrosio è accusato di abuso d’ufficio, mentre l’ipotesi più grave di concussione riguarda «il tentativo di indurre» i sindacalisti Bruno Grasso e Angela Amaturo, che contestavano gli incarichi, «a ritrattare le denunce ventilando ritorsioni» con frasi come «Ma perché devo farvi delmale?». Il gup dovrà ora pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm. Ambrosio respinge le accuse, il suo avvocato Paola Balducci le ritiene «inconsistenti» e conta di chiudere la vicenda in tempi rapidi con il proscioglimento. Il sindacato Confsal-Unsa chiede al ministero di costituirsi parte civile e in ogni caso di sospendere gli imputati.